Festa della Provincia? Festa inutile di un ente inutile


Palermo, 4 settembre 2007

In questi giorni la provincia di Palermo, noto ente inesistente da un punto di vista costituzionale e perfettamente inutile da un punto di vista funzionale, celebra l’anniversario della propria fondazione.

In queste celebrazioni ci sarà pure una mostra di “cimeli garibaldini”, dell’ “eroe dei due mondi”, come recita trionfalmente il GDS, fingendo di non sapere che di Garibaldi, criminale di guerra, non c’è proprio nulla da festeggiare o da ricordare.


Ma non ce la sentiamo di fare discorsi ideologici contro l’inquilino attuale di Palazzo Comitini, un po’ notabile da clientelismo tradizionale, un po’ grand commis in Sicilia degli affari del Cavaliere, che pure di tanto in tanto si picca di “autonomismo”.
Non ce la sentiamo perché capiamo che questa classe politica cerca ogni occasione buona per “festeggiare”, cioè per spendere inutilmente denaro pubblico.

Se tocca all’ARS, sarà l’ARS, se tocca all’ineffabile “provincia” (termine che per noi siciliani dovrebbe evocare sottomissione e che dovrebbe essere bandito fino nel lessico), ben venga la provincia.

Perché i Siciliani non si ribellano quando il politico sperpera così i soldi di tutti?

Perché pensa ingenuamente che vengono “da là fuori…”. E allora ben venga il federalismo fiscale, ben vengano le tassazioni differenziate tra Sicilia e Continente, peraltro statutariamente già ineccepibili, in modo che gli amministratori pubblici siano richiamati direttamete e immediatamente alle loro responsabilità.

La “mafia” è alimentata da un’economia fondata su di un’autonomia di spesa senza responsabilità sull’entrata: questa crea dipendenza, malaffare, economia inquinata… Se non si va alla fonte del problema i soldati servono solo a fare i “guardiani del faro” mentre i più grandi crimini si compiono sopra la loro testa. Contro questo sperpero vorremmo vedere emergere una vera opposizione da parte della società civile…

E poi, per favore, il “presidentino” della provincia non si picchi più di essere autonomista.

Autonomista forse era il nonno omonimo, messo come Alto Commissario nel dopoguerra per rimuovere il filo-separatista Paolo D’Antoni (che poi avrebbe avuto un gran ruolo nella stagione milazzista) e poi rimosso lui stesso, sostanzialmente perché nell’autonomia aveva veramente creduto, a favore del fedelissimo Aldisio, che invece fu uno dei peggiori e purtroppo tanti traditori della Sicilia.

Ma il Ciccio Musotto jr. no, per favore. Nato e cresciuto politicamente nel peggior brodo di cultura del PSI dell’ultima prima repubblica, traghettato armi e bagagli in “Forza Italia”, poi uscito, poi rientrato, ci pare l’icona vivente del gattopardesco “cambiar tutto perché nulla cambi”.

Se l’istituzione delle “province” italiche ci ha portato a tutto ciò, ci pare che davvero non ci sia proprio nulla da festeggiare…

Uffico stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo