Sulle fatiscenti ambasciate siciliane nel mondo

Bruxelles, 14 novembre 2007

Un articolo su l’Espresso apparso qualche giorno fa criticava giustamente l’enorme dispendio di fondi che tutte le regioni italiane fanno al solo scopo di aprire sedi prestigiose di rappresentanza all’estero, sacrificando sull’altare di un ritorno di immagine – tutto poi da verificare – le esigenze ed i bisogni delle loro comunità emigrate.

L’articolo riportava le spese più scriteriate, dai 12.776 000 euro della Toscana ai 2milioni della Puglia, ai 9milioni della regione Piemonte, fondi che se utilizzati in emigrazione avrebbero certamente contribuito a risolvere piu’ di un problema.

Neanche la Sicilia faceva eccezione in quell’articolo che riportava lo scandalo (la vera vergogna) delle “Casa Sicilia”.

Pur censurando nel merito e senza remore l’operato di Toto’ “Vasa Vasa”, noi dobbiamo ricordare a proposito delle Casa Sicilia, che la Regione Siciliana, a differenza delle altre regioni, avrebbe ben titolo ad aprire le sue Casa Sicilia, come vere e proprie Ambasciate, in quanto la sua stessa costituzione, nata nel lontano 15 maggio 1946, due anni prima di quella della Repubblica italiana, le conferisce uno statuto speciale di autonomia e la qualità di Stato confederato all’Italia e, di conseguenza l’abilita ad aprire ambasciate in tutte le capitali europee e del mondo intero.

Disgraziatamente i politicanti siciliani non vedono al di là dei confini della loro circoscrizione elettorale.

Immaginarli come uomini che conoscono la mondializzazione, le lingue straniere e le esigenze dei mercati, le relazioni internazionali e il giusto risalto dell’agricoltura siciliana di qualità e delle vinificazioni isolane di marca sarebbe come vincere una lotteria.

Immaginarli abbandonare la dimensione provinciale e isolana, per abbracciare le tematiche della gente, è vana speranza. Riferendosi alla mondializzazione in atto di tutti i processi conoscitivi, produttivi ed sociali, se realmente credessero nell’esigenza di essere finalmente Nazione, si sarebbero messi a studiare e forse avrebbero imparato la geopolitica, la dipendenza dei fenomeni e degli eventi. Invece non sono mai riusciti , purtroppo, a riconoscere le potenzialità della nostra Terra e a darle il giusto rilievo. Cooperazione, artigianato, commmercio e pesca sarebbero potuti diventare Ministeri utilissimi e, grazie ad un vero Presidente e non al “vasa-vasa” di turno, com’é nel caso attuale, sarebbero riusciti ad innescare le operazioni giuste per l’avvenire e il progresso della nostra Sicilia.

La decisione di aprire Casa Sicilia all’estero pur in ottemperanza ad una legge regionale del 2002, alla fine risulta ripresa e copiata di sana pianta da un nostra precisa proposta che, per di più, metteva a disposizione della regione uomini e non pupi e avrebbe consentito di ridare lustro ad una Sicilia, oggi continuamente ridicolizzata da troppi tristi personaggi.

Allora si’ che avremmo potuto organizzare realmente quelle ambasciate di cui la nostra Sicilia ha realmente bisogno e non, per l’ennesima volta, offrire strumenti ed occasioni di vantaggio ad associazioni a delinquere, specchio di tutti quegli enti bidoni che in Sicilia nascono come funghi.

Questi squallidi rappresentanti non hanno alcuna remore nell’accumulare debiti per milioni di euro aprendo e chiudendo fatiscenti ambasciate che servono solamente a soddisfare amici, parenti e a sistemare politicanti e qualche fidanzata/ amante che hanno incontrato in qualche loro missione intercontinentale.

Quanta improvvisazione con relativo spreco di fondi pubblici che, se altrimenti indirizzati, avrebbero certamente risolto alcuni dei tanti problemi delle nostre comunità della Diaspora.

Parliamo dei problemi degli anziani, di giovani, di disoccupazione, di rientri, di lingua siciliana, di necessaria alfabetizzazione, di formazione professionale, di corsi scolastici integrati con i sistemi dei paesi di accoglienza, di centri di riunione diurni, di consultori familiari, di ospizi, di consultori per le tossicodipendenze e le varie patologie, etc… .

Quanto ci sarebbe da fare, Presidente “Vasa Vasa”, abilissimo a promettere senza l’impegno di mantenere promessa. Al pari dei tuoi omologhi, dovresti finalmente essere mandato a casa vuoi per incompetenza, vuoi per poca trasparenza, vuoi più semplicemente per avere ormai fatto il tuo tempo.

La Sicilia ha bisogni ed esigenze che sfuggono alla classe politica attuale, distratta dalle gite turistiche e dall’apertura/chiusura delle casa Sicilia, ma puo’ contare ancora sui suoi figli migliori, quelli che non accettano i compromessi, che non patteggiano il posto di lavoro come un favore, ma lo reclamano come un diritto negato, quelli che non fanno la coda nelle segreterie dei partiti o negli ufffici elettorali del “vasa vasa” di turno, ma sono capaci di prendere la valigia, non più di cartone ma, ahimé, pur sempre valigia, e cercano lontano dalla propria terra opportunità di lavoro ed esistenza, miraggi e magie che una Madre matrigna non riesce ancora ad offrire loro.

Francesco Paolo Catania