Caso Di Girolamo: il parere di eletti all’estero e presidenti di associazioni

16-05-2008 – Valentina Dello Russo – Italia Chiama Italia

Continua a far discutere il caso del senatore Nicola Paolo Di Girolamo, indagato a Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte anomalie legate al voto degli italiani all’estero, nelle ultime elezioni politiche. Di Girolamo, in forza al PdL ed eletto a Palazzo Madama per la circoscrizione Europa, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Le accuse per lui vanno dal falso in atto pubblico alla violazione della legge elettorale. La magistratura sta peraltro valutando se si debba procedere, nei suoi confronti, anche per usurpazione di funzioni pubbliche. In pratica, gli si contesta di aver falsamente dichiarato di essere residente in Belgio.

Secondo quanto appurato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Giovanni Bombardieri, infatti, Di Girolamo, pur risultando iscritto all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), non abitava in Belgio quando si è candidato, ma ha presentato domanda di residenza l’8 maggio scorso, quindi in data successiva alle elezioni.

“Quanto sta facendo la Procura non mi sorprende – è il commento dell’onorevole Gugliemo Picchi, eletto anche lui nella circoscrizione Europa, ma alla Camera – avevamo già notizia della non residenza all’estero dell’avvocato Di Girolamo. Penso non sia stato un atto corretto, il suo, nei confronti degli elettori e in particolare dei 22 mila che l’hanno votato. Dovrebbe dimettersi subito, così evitiamo anche di essere attaccati come coalizione”.

Dello stesso parere Vincenzo Nicosia, presidente di Sicilia in Europa e coordinatore Enas nel Regno Unito: “Non conosco Di Girolamo – premette Nicosia – ho sentito anche io delle voci in giro, voci che dicevano che c’erano forti irregolarità. Ma erano tante, a dire la verità, le voci che in quel periodo circolavano fra gli addetti ai lavori, e non solo. Il fatto che ora Di Girolamo sia indagato, mi fa pensare che forse quelle voci un fondo di verità ce l’avevano. Personalmente, credo che lui, se ha un po’ di dignità, dovrebbe dimettersi immediatamente”.

Più cauto Franco Narducci, eletto alla Camera dei Deputati, in rappresentanza del Pd, per la ripartizione Europa: “Se le accuse saranno confermate mi viene da dire: ‘dal trionfo alla vergogna’. Però credo si debba aspettare che la magistratura faccia il suo corso. E’ difficile dire a priori se il senatore debba o meno dimettersi: se Di Girolamo contesta le accuse che gli sono state mosse, allora non deve. Se invece pensa di essere in fallo, a quel punto sta alla sua sensibilità e alla sua cultura lasciare. Certo – conclude Narducci – non sono così apodittico da poter dire sì-no”.

Quella di Di Girolamo, per Francesco Paolo Catania, presidente de L’Altra Sicilia, è “l’arroganza di quanti sanno di non dover rispondere a nessuno delle loro malefatte. Infatti – continua Catania – il sospetto di imbroglio su cui indaga la magistratura dimostra che se la giustizia italiana non fosse quella che è attualmente, ma punisse in maniera esemplare i mascalzoni, certamente quanti agiscono in malaffare ci penserebbero due volte prima di intraprendere azioni illegali. Così come nel caso Di Girolamo, pare opinione diffusa (visto che non è la prima volta che succede) che una volta ottenuta ‘la poltrona’, a dispetto dei mezzi impiegati, sembra difficile poi perderla. L’opinione corrente è che tutto sia possibile, tanto la magistratura dorme o finge di dormire – aggiunge il presidente de L’Altra Sicilia – per il quieto vivere, per non intraprendere una procedura di invalidazione dei risultati oltremodo lunga, difficile ed ostica per gli interessi che si vanno a toccare e ledere. Ne è dimostrazione l’azione del Berlusconi due anni fa – conclude il presidente – che dopo tanto urlare ha messo tutto in cantina, o l’azione (che non parte) dei perdenti di questo giro, la sinistra”.

Restio, invece, a rilasciare dichiarazioni è il senatore Basilio Giordano, eletto col Pdl per la ripartizione America: “Non conosco la vicenda, conosco il senatore Di Girolamo, oggi l’ho salutato in Aula, gli ho chiesto come andava e l’ho visto preoccupato, ma sereno. Non ho seguito bene il suo caso e quindi non me la sento di esprimere un parere, ma darei tempo al tempo”.

E quando si domanda se ci siano altre responsabilità in quanto accaduto i parlamentari si dividono. Il partito? “Non penso, siamo tutti stati vittime di un falso – risponde Picchi – di una truffa. Diventa difficile per un partito verificare tutto, normalmente ci sono persone che presentano i candidati e di loro ci si fida. Non so chi abbia presentato Di Girolamo – chiosa l’onorevole – ma penso persona fidata, in fondo il suo era un profilo ottimo: un bravo avvocato. Il partito come poteva sospettare?”.

Di segno opposto l’analisi di Narducci: “Ribadisco che le accuse devono ancora essere provate. Se dovessero esserlo, penso ci sia stata leggerezza da parte del partito, ma anche da parte di chi ha sponsorizzato Di Girolamo. Qualcuno sapeva: è grave che non avesse la residenza prima di candidarsi. Ci sono senza dubbio responsabilità etiche e morali e, nel caso del consolato, anche giuridiche”.

Proprio sul ruolo del consolato si interroga Picchi: “Il consolato qualche responsabilità ce l’ha. Qui a Londra quando mi iscrissi all’Aire dovetti presentare una prova della residenza, tipo una bolletta. Ora, in Belgio funziona diversamente, tipo in Italia: si fa domanda, entro trenta giorni un vigile urbano accerta che io abiti dove dico e così si verifica. Il consolato avrebbe dovuto attendere: com’è possibile che Di Girolamo in mezza giornata abbia ottenuto l’iscrizione, quando ci sono persone che vivono all’estero da mesi e per riuscire a farle votare abbiamo dovuto lavorare moltissimo? In più – aggiunge l’onorevole del PdL – il funzionario del Comune di Roma doveva chiedersi come mai tanta solerzia. Insomma, penso ci sia stata quantomeno una connivenza fra il Comune e il Consolato. Non so a quale livello, ma tanta solerzia è comunque sospetta”.

Delle responsabilità del consolato avremmo voluto parlarne direttamente con il Console in persona, ma stiamo ancora attendendo una sua risposta, visto che la segreteria ce ne ha promessa una. E a quanti sostengono, dopo il caso Di Girolamo e i tanti brogli denunciati, che sia la legge a dover essere cambiata, risponde l’onorevole Narducci: “Mi ha disturbato che qualsiasi cosa accada si inizi un processo alla legge, come se la legge debba preventivare che gli Italiani siano un popolo di imbroglioni. Mettono parole in bocca a Tremaglia, che lui, in privato, non ha mai avuto.

Allora dovremmo dire: visto che siamo un popolo di truffatori, il voto per corrispondenza sarà abolito. Ma non è il voto per corrispondenza ad essere sbagliato: in Svizzera si vota così e tutto fila liscio. E’ la cultura della legalità a dover essere cambiata, non quella delle leggi. Se ci sono persone che truffano (con quale meccanismo e con quali connivenze è ancora da appurare) il problema allora – conclude il deputato – non è la legge, ma il fatto che nel nostro DNA c’è la truffa. E questo va cambiato”.


Francesco Paolo Catania racconta il suo incontro con Nicola Di Girolamo nel consolato di Bruxelles

Di Girolamo? “Non avevo mai avuto occasione di incontrarlo, benchè vivessi da oltre 20 anni a Bruxellles, frequentassi i “posti” italiani, conoscessi i bisogni della gente, fossi eletto consigliere Comites da parecchie legislature”

Francesco Paolo Catania, presidente de “L’Altra Sicilia”, ieri nella tua lettera hai scritto di aver incontrato Di Girolamo al consolato, mentre si stava iscrivendo all’Aire. Raccontaci un po’ l’incontro, con più dettagli…

Mi ero recato come responsabile di un movimento politico “L’ALTRA SICILIA”” – che non conta faccendieri né consulenti al seguito – come faccio spesso, per chiedere informazioni al Consolato, visto anche il periodo di importante campagna elettorale che avevamo iniziato.

Quel giorno ero accompagnato da un altro candidato della lista “L’ALTRA SICILIA -PER IL SUD” , lista con la quale abbiamo concorso alle elezioni nella circoscrizione Europa e, mentre discutevamo con il Console Sorrentino, al pianoterra del consolato davanti al suo ufficio, dalla porta dell’ufficio anagrafe, con mia grande sorpresa, mi sono trovato davanti al sig. Ferretti, accompagnato da un’altra persona che in quel momento non sapevo chi fosse e che dallo stesso Ferretti mi venne presentato come il futuro senatore del PDL.

Gli chiesi in quale circoscrizione fosse iscritto e, all’apprendere che era iscritto proprio a Bruxelles, nel comune di Ixelles, mi venne spontaneo chiedergli cosa potesse conoscere delle tematiche della nostra comunità emigrata, visto che, personalmente, non avevo mai avuto occasione di incontrarlo, benchè vivessi da oltre 20 anni a Bruxellles, frequentassi i “posti” italiani, conoscessi i bisogni della gente, fossi eletto consigliere Comites da parecchie legislature. Niente, mai una riunione, un incontro, un comunicato, di questo signor candidato. Mai una prova della sua esistenza. A questo punto intervenne il Ferretti con le solite frasi: ” … caro Catania….sei sempre lo stesso…. non cambi mai… ecc”… chiedendomi anche, con grande faccia tosta, che cosa ci facessi io, in quel Consolato (a cui appartengo per residenza).

E Ferretti che ci faceva lì con Di Girolamo?

Penso che il fatto di accompagnare il Di Girolamo sia prima di tutto affare suo, ma che sotto sotto sia anche dovuto al fatto che essendo oltremodo sicuro dell’elezione del Di Girolamo come senatore, soci della stessa coperativa proprietaria de “L’ITALIANO”…

Qual era l’atteggiamento del Console nei confronti di questi signori?

Il Console, quando i due signori si sono allontanati, ha tenuto a sottolineare la poca creanza ed arroganza da essi dimostrata quando se ne sono andati senza neanche preoccuparsi di fare un semplice saluto.

Ma come mai, secondo te, il consolato non è stato attento, e non ha verificato l’autocertificazione?

Non posso certamente sindacare l’operato dell’ufficio consolare, nè mi compete discutere l’atteggiamento del Console che spesso si è dimostrato molto sensibile alle esigenze della comunità. Posso sicuramente solo parlare dell’attitudine che i funzionari di questi enti, i consolati, non solo a Bruxelles, ma veramente un po’ dappertutto, dimostrano nei confronti dei concittadini che sono costretti a ricorrere al loro ausilio: essere forti con i deboli e deboli davanti all’arroganza di certi personaggi che sanno di potersi permettere di tutto in quanto protetti da particolari poteri e referenti, siano essi di destra o di sinistra.

Ferretti, anche sul suo giornale, si è sempre dimostrato orgoglioso del suo candidato…Era così anche quando l’hai incontrato?

Orgoglioso certo, ma soprattutto arrogante. L’arroganza di quanti sanno di non dover rispondere a nessuno delle loro malefatte.

Infatti il sospetto di imbroglio su cui indaga la magistratura dimostra che se la giustizia italiana non fosse quella che è attualmente ma punisse in maniera esemplare i mascalzoni, certamente quanti agiscono in malaffare ci penserebbero due volte prima di intraprendere azioni illegali. Cosi’ come nel caso del Di Girolamo, pare opinione diffusa, visto che non è la prima volta che succede, che una volta ottenuta “la poltrona”, a dispetto dei mezzi impiegati, sembra difficile poi perderla.

L’opinione corrente è che tutto sia possibile, tanto la magistratura dorme o finge di dormire. Per il quieto vivere, per non intraprendere una procedura di invalidazione dei risultati oltremodo lunga, difficile ed ostica per gli interessi che si vanno a toccare e ledere.

Ne è dimostrazione l’azione del Berlusconi due anni fa, che dopo tanto urlare ha messo tutto in cantina o l’azione (che non parte) dei perdenti di questo giro, la sinistra.

Ecco perché pensano che tutto sia consentito…

Italia chiama Italia