LA CRISI AMERICANA VISTA DALL’ECONOMISTA NINO GALLONI

Roma, 30 Settembre 2008 – AgenParl – Un anno fa l’economista italiano Antonino Galloni aveva previsto l’attuale crisi finanziaria, parlandone nel suo libro “Il grande mutuo”. Ora che la crisi è arrivata davvero, Galloni prova a spiegarne cause e possibili sviluppi.

“La crisi sta andando avanti – spiega l’economista –, ma è solo all’inizio. Contrariamente a quanto comunemente si dice, l’Europa è molto più esposta degli Usa, perchè da noi non c’è un’autorità preposta al caso, in quanto la Banca Centrale Europea vanta competenze diverse.


Infatti, il governo del Belgio, quello inglese, i Tedeschi stanno intervenendo in ordine sparso con l’obiettivo di sostenere le banche che hanno pasticciato con titoli basati su mutui e prestiti non restituibili per ingannare i risparmiatori ed offrire loro obbligazioni miracolose, ma malate fin dall’origine.

Un economista francese, Xavier Timbeau, sta proponendo di cancellare i debiti dei mutui sub-prime. Ecco uno che comincia a capire qualcosa! Però non si dovrebbero dimenticare tre aspetti. Primo, i prestiti facili, negli USA, sono stati una specie di ammortizzatore sociale – per difendere il livello dei consumi delle famiglie a fronte della riduzione dei redditi conseguente alla precarizzazione – che ha funzionata finché le borse assicuravano rendimenti adeguati; l’errore, commesso in seguito, è stato quello di pensare di poter guadagnare su questi prestiti facili, emettendo obbligazioni o effettuando altre operazioni che, a lungo andare – visto che la crisi è iniziata alla fine della primavera del 2001 e, quindi, è di natura strutturale – si sono rivelate insostenibili.

Secondo, non c’è un piano strategico per uscire dal problema e non sarebbe tanto importante cancellare – almeno parzialmente – i debiti, quanto farlo senza impegnare risorse pubbliche, ma ragionando con le banche allo scopo di evitare il principale pericolo per loro: che i depositanti ed i correntisti chiedano indietro i propri risparmi in euro. Terzo, è possibile che, adesso, ci sia una stretta sul fronte dei nuovi prestiti e mutui, nonché un innalzamento dei tassi di interesse; sarebbe un errore ma anche un’ingiustizia nei confronti di chi, adesso, maturasse esigenze familiari o progettuali.

Per uscire dalla crisi, dunque, occorrerà il riconoscimento della sua gravità e della sua non congiunturalità; far leva sul reale funzionamento del sistema bancario – anche allo scopo fondamentale di tranquillizzare i depositanti – che può sopportare una forte cancellazione dei suoi crediti, in quanto ciò comporterebbe solo minori guadagni e non perdite vere e proprie.

In ogni caso, Benelux, Germania e Gran Bretagna dovrebbero spiegarci com’è, adesso, che gli Stati possono sborsare quasi cento miliardi tra euro e sterline allo scopo di salvare le varie Dexia, Fortis e Bradford mentre le risorse non ci sono mai per effettuare importanti e necessarie opere produttive idonee al rilancio dell’economia e, quindi, alla reale fuoriuscita dalla crisi”.

Fonte: Agenparl.com