San Giovanni non vuole inganni


La questione morale scoppia nell`attualita` politica e l`ex Presidente di un ex partito propone,come norma anti-corruzione, rigore nella selezione dei candidati evitando di mettere in lista personaggi con pendenze penali, e come sempre, noi diciamo, Monsieur De La Palisse scopre l´acqua calda: e`necessario intervenire prima e non dopo le elezioni, il caso Di Girolamo docet, e poi il rigore sarebbe almeno d´obbligo, o no?
Faccia pulizia tra le sue fila prima e poi spari le sue proposte per…fare futuro, il suo (sic). E lo stesso facciano gli altri capipartito, senza gridare, dopo, alla corruzione imperante….

Le elezioni sono alle porte, quindi tutti giocano contro tutti, anche se oggi, nel “Decreto 1000 proroghe”, la casta ha ritrovato unita` (e accordo bipartisan) ed ha salvato il finanziamento dei giornali, soprattutto quelli di partito.

Ricordiamo che L`Isola non ha mai ricevuto un soldo, con la scusa, addotta dai responsabili del settore editoria della Presidenza, che non parla di comunita´emigrate ne´di emigrazione….
Questo è stato l`inizio, tanti anni fa, Tremaglia ministro, della decisione di cercare di tagliare L`Altra Sicilia e metterla a tacere: perché?
Dava fastidio, troppa autonomia, mancanza di volersi mettere a disposizione, incontrollabilita`. E poi l`autonomia e la pervicacia nel volersi presentare alle elezioni all`estero con candidati che effettivamente provenivano dal mondo dell’emigrazione, senza paracadutaggi eccellenti.

E i tentativi di silenziare l`Altra Sicilia sono proseguiti con il recente blocco delle notizie, la cestellinatura delle mail inviate alle agenzie di emigrazione, tutte schierate sulla decisione di tapparci la bocca, ma oggi, diciamo, inutilmente.
Abbiamo la prova provata che molti quotidiani nazionali hanno costruito articoli e inchieste elaborando notizie attinte anche dall’Isola, a testimonianza che nonostante tutto ci seguono e ci osservano: ultimo in ordine di tempo Il Giornale di Feltri e la polemica sulla destinazione dei beni immobili di un partito ora disciolto, Alleanza Nazionale.
Questo per dire che provano in ogni modo a bloccarci ma falliscono miseramente e devono al contrario darci ragione e se non lo fanno loro, lo fanno i fatti.

Quando l`Altra Sicilia aveva presentato per due volte nel 2006 e nella ripetizione del 2008, suoi candidati alle elezioni all`estero, aveva perduto si´, ma oggi e´sempre piu`chiaro, che sia stato grazie ai brogli elettorali denunziati e appurati dalla magistratura ma non dalla giunta delle elezioni: troppo difficile invalidare il voto, e questo nonostante buste scrutinate di colore “lievemente” differente da quelle inviate dai consolati, referti firmati dai segretari di seggio – ma dopo la truffa avvenuta-, buste abbandonate in ogni angolo di Castelnuovo di Porto, incursione dei carabinieri, segretari e presidenti di seggio arrestati in flagranza di reato, tutta una serie di gravi “disfunzioni” che la dicevano lunga sulla catena criminale che si era instaurata con la scellerata procedura inventata dalla legge Tremaglia per il voto all´estero.

Nonostante tutto L´Altra Sicilia riusciva pero´a presentare sue liste e ad ottenere oltre il 2,2%, per due volte, dimostrando di valere, senza soldi ne´appoggi governativi, molto piu´ di partiti installati da tempo nella scena politica nazionale.

Forse poi la forte aspirazione autonomista che contraddistingue l`Altra Sicilia avrebbe potuto dare fastidio alla casta politica, ma certamente ha fornito lo spunto a politici gia´rodati di appropriarsi di queste battaglie identitarie e farne la loro stessa bandiera, e poi , in cuor loro, ci hanno sempre ringraziato, dopo averci copiato e osteggiato.

Avevamo parlato ieri di beffa ed inganno relativamente alle comunita´ che vivono all´estero. Oggi ci ritorniamo, dopo le notizie dello scenario sconcertante che la magistratura ha portato alla luce con la scoperta di una gigantesca rete di riciclaggio, di mafia, di collusione politica e criminale messa in luce.

E ci rincresce oggi dover registrare che avevamo ragione, ancora una volta.

Ieri abbiamo denunziato la presenza del sen Di Girolamo tra i banchi del Senato e lo abbiamo invitato ad andarsene perché ha imbrogliato presentando una falsa residenza all’estero, supportato dalla testimonianza di compagni di merende come Cilli e un altro Buffalmacco che si sono subito arresi al giudice che li interrogava confessando che 500 erano gli euro mensili pattuiti per la falsa dichiarazione….

Il senatore e il suo mentore, GL Ferretti, direttore di un foglio per l’emigrazione, quello si´iscritto al finanziamento, anche lui compagno di merende del futuro senatore che ha accompagnato in Consolato a Bruxelles per l`iscrizione (tardiva) nelle liste dei residenti italiani, hanno avviato una procedura per diffamazione contro il direttore Francesco Paolo Catania perché avrebbe tacciato di delinquente questo signore che oggi il Gip di Roma e il procuratore Grasso riferiscono legato alla mafia
quindi non solo deliquente bensì criminale mafioso, sempre che i fatti possano essere dimostrati.

San Giovanni non vuole inganni: il senatore Di Girolamo dopo essersi salvato dalla prima richiesta di arresto, grazie al consociativismo del voto del Senato, fatta eccezione del partito di Di Pietro, oggi e`oggetto di una seconda richiesta di arresto da parte del gip di Roma che lo indaga per riciclaggio e connivenza mafiosa. Il giudice per le indagini preliminari e il procuratore nazionale antimafia Grasso, hanno riferito oggi di connivenza mafiosa e brogli elettorali del senatore Di Girolamo con lo cosche calabresi che gli avrebbero procurato schede in bianco che poi il senatore ha riempito con la segnalazione del suo nome: lo dice il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che parla anche di Antibes come centro del malaffare, ripetendo poi davanti alle telecamere la storia della falsa residenza a Bruxelles di questo signore, che oggi, naturalmente parla di invenzioni macchinose e persiste troneggiando:
hic manebo optime…. si`, diciamo noi, a Regina Coeli.

Ufficio stampa
L’Altra Sicilia