La fornace del parlamento europeo


Ogni cinque anni veniamo travolti dalla campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, l’assemblea dei rappresentanti eletti dai popoli europei e per una trentina di giorni le strade delle città italiane, molto più delle altre europee, si riempiono di manifesti con faccioni sorridenti di candidati spesso irriconoscibili, tanto sono ritoccate le foto, che invitano a votare senza pero’ mai specificare – forse neanche loro lo sanno – cosa proporranno a nome degli elettori.

Europa quindi, una grande sconosciuta e soprattutto una grande confusione tra i vari organismi e le varie istituzioni che il carrozzone europeo è riuscito a creare per il progresso dei cittadini, forse più opportunamente per obbedire ad un principio che gli stessi romani avevano ben chiaro e si sono impegnati a tramandare: “divide et impera”. Una cosa a te, una cosa a me, e si va avanti.

E dopo la festa elettorale… gabbato lo santo: il silenzio più assoluto su quello che fanno a Bruxelles o a Strasburgo gli eletti del popolo,tranne quando qualcuno di loro tira una pernacchia nell’incinta dell’Aula ed allora quel rumore fa impazzire i media molto più delle disastrose decisioni che quell’Assemblea, relativamente giovane, è riuscita ad imporre a popoli tanto differenti ma che si vuole uniformare per obbedire al dettato federalista dell’immenso calderone del “tutti uguali, tutti simili”.

Tralasciamo di riferire dei tentativi reiterati – ma sempre bocciati dal popolo, quando gli è stata data la possibilità di esprimersi – di imporre un’unione politica e soffermiamoci soltanto sul tema terra-terra di quello che avviene dietro le quinte e sulla conseguente mancanza di informazioni che i cittadini del Bel Paese, ma non solo, hanno sull’operato dei loro rappresentanti nel Parlamento europeo.

Dopo la proclamazione dei risultati, già nella prima settimana di giugno, i fortunati eletti si precipitano a Bruxelles per toccare con mano la manna che gli è piovuta addosso e per tutto il mese, prima della tornata inaugurale di metà luglio,il Parlamento educe gli eletti e dà avvio alle procedure per la costituzione dei gruppi politici e, nel loro interno, per la divisione dei posti di responsabilità.

I 72 eletti italici, ben presto 73 in seguito alla ratifica degli accordi insiti nel trattato di Lisbona, dopo il si’ scippato agli irlandesi, si sono divisi tra il Partito Popolare, il gruppo socialista, il gruppo liberale e il gruppo indipendenza e democrazia. Senza italici invece il gruppo della sinistra e quello verde (perché a Berlusconi è riuscito il gioco di metterli fuori), né i conservatori perchè Fini ha seguito un cammino contro-natura traghettando nel partito popolare i pochi suoi fidi.

Il Partito democratico,l’ex sinistra storica italiana è quindi entrato con molta disciplina nel gruppo socialista europeo. Non avendo nel suo interno partiti conflittuali,la pattuglia italiana capitanata nientemeno che da Sassoli, ex mezzobusto del TG1, scopertosi virtù di capopolo, si è adeguato alla divisione dei poteri che vige in quel gruppo.

I leghisti, perduto il gruppo UEN per la defezione di AN, sono stati bravi a ritagliarsi posti di rispetto nel gruppo Independenza e Democrazie, la raccolta degli euroscettici, da cui peraltro erano stati cacciati per ragioni… contabili nel 2006, ed oggi contano un incarico di co-presidente con Speroni.

I seguaci di Di Pietro, e ci pare giusto, specialmente considerando De Magistris e la Alfano, (chissà cosa ne penserebbe il buon Beppe…) continuano tra i liberali del tutto possibile, il loro cammino europeo.

Soffermiamoci pero’ sui vincitori delle europee 2009: Forza italia e la defunta Alleanza nazionale che, specialmente dopo l’invenzione del Pdl, fanno parte dell’eredità di Don Sturzo e di De Gasperi tra i Popolari, insieme all’UDC del furbo Casini.

E di questi, che sono maggioranza in Italia, quindi al governo, seppur con la Lega, e sono maggioranza anche nel Parlamento europeo, se ne possono raccontare delle belle, sempre nell’intento di informare i cittadini dell’operato di quelli che hanno mandato a rappresentarli in Europa.

Si racconta di deputati meridionali che sono arrivati a Bruxelles convinti di dover spostare le sedi istituzionali stabilite dai trattati perchè, a dir loro, lo avevano promesso in campagna elettorale;

si racconta di deputati, sempre meridionali, che avevano accettato l’avventura europea perchè costituisce una tappa obbligata del loro cammino professionale di …avvocato, di farmacista, o no pardon…, di politico;

si racconta di gente arrivata dicendo di essere amico o amica di Fini o Berlusconi,quindi, possibilitato di ogni carica importante perchè mandato da “Lui”, ma non si racconta di quelli che c’erano già e che non avevano affatto intenzione di abbandonare le loro guarentigie a favore dei pivelli, né nel caso del partito popolare, della “democrazitudine” di tedeschi,francesi o polacchi, poco disposti a lasciare alla pur seconda delegazione nazionale del gruppo,la benchè minima carica importante, quindi la possibilità di manovra,quindi la possibilità di contare di più come delegazione e quindi come Paese. Immaginate quindi la concordia regnante.

La lotta per le investiture iniziava già dalla pirma riunione della delegazione italiana dove le due nuove anime forziste e annine dovevano trovare il pur minimo contentino per gli eletti che si presentavano amici di questo o di quello o a quanti reclamavano la territorialità (???)nelle cariche.

Lo scontro è stato subito acre ma la facoltà di mediazione del ritrovato capo delegazione Mauro, popolare di CL (Comunione e Liberazione), l’ha vinta inventando qualcosa per tutti.

Cosi’abbiamo la signorina Matera, annunciatrice tv (ricordate il suo indice che si conficcava nello schermo in rai1?) divenuta vicepresidente della commissione cultura, la Iva Zanicchi coordinatrice della commissione sviluppo e cooperazione…. la Elisabetta Gardini coordinatrice della commmissione ambiente, la signorina Renzulli, già del comitato accoglienza di palazzo grazioli, coordinatrice della commissione industria, e tanti altri fatti presidenti e coordinatori di qualcosa, dopo aver messo in soffitta storie personali e dignità politiche che avevano pure una logica morale.

A tutti qualcosa pero’,dopo riunioni fiume, rotture,incazzature e ricuciture,nel più perfetto stile democristiano.

La conseguenza poi dell’accordo interno sulla Presidenza del PE, sopraggiunto in maniera dubbia, ha privato la delegazione italiana di quella pur dovuta Presidenza che mancava da più di 30 anni ad un Paese fondatore, andata poi ad un polacco che, prima ancora dell’investitura ufficiale, era riuscito a stringere accordi con tutte le 27 delegazioni nazionali del gruppo popolare, aveva già costituito il suo futuro gabinetto,(ricordate “divide et impera”?)mentre il piccolo candidato italiano,forse per il quieto vivere,(ancora in puro stile democristiano)decideva di ritirarsi, per non spaccare il gruppo in una votazione lacerante, si diceva, pur senza aver proposto un seppur minimo corrispettivo per il settore italiano (e ce ne sarebbe stato motivo se, appunto in ottimo in stile democristiano, non lo avesse poi contrattato in….separata sede (sempre divide et….).

Ecco sotto questi difficoltosi preamboli iniziava l’avventura europea della maggioranza governativa italiana. Cosa aspettarsi da cotanti eletti, pronti a bisticciarsi non per il posto in prima fila, ma semplicemente per un posto?

Tutti per uno e ognuno per…se, con buona pace della tanto decantata salvaguardia degli interessi italiani in Europa, oggi più che mai necessaria, visto la predominanza sulle leggi nazionali delle direttive europee, inventate da un manipolo di burocrati a nome di uno stare insieme forzato e che, la Grecia ci insegna, ha fatto del mercato senza regole e senza freni il suo credo fondante, ma sempre sulle spalle e a carico dei cittadini.

Un’ultima considerazione sul personale amministrativo e politico, funzionari e assistenti italiani, di questo gruppo europeo del partito popolare: sempre succubi del padroncino di turno e sempre pronti a vendersi anche la dignità personale per uno straccio di contratto… mica scemi!

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA