Battaglia per le terre di mezzo

Che ci dite di Bertolaso? Un velo di silenzio è sceso sulla vicenda di corruzione, puttane, imprenditori, alti responsabili ministeriali e capi mastro che si sono spartiti la torta della Protezione civile. La  paventata società per azioni (spa), per fortuna, era già stata bocciata se no, con in più la legge che mette il bavaglio alle intercettazioni (a proposito, noi abbiamo votato nel blog, per mantenere questo importante strumento di indagine, fatelo anche voi!), ma chi mai avrebbe saputo di sguazzare nella fogna di Verdini, Matteoli, Bondi e, speriamo, per la giustizia, tanti altri ancora ai margini delle inchieste della magistratura.


Il sottosegretario, Bertolaso, che si è distinto negli appalti dell’Aquila,  (li’ si che c’era la grana), e  ha brillato per l’assenza nella ricostruzione – promessa urbi et orbi – di Giampilieri, San Fratello e Caronia,   si è piuttosto impegnato ad andare in tv per rassicurare i beoti che lui non c’entrava per niente con Monica o Francesca, brave massaggiatrici e nient’altro, ma fosse questo il peccato…

Si tratta  invece dei miliardi di opere commissionate a gente che rideva dei morti e se ne fotteva nei grandi alberghi, a Venezia, alla Maddalena, Genova, Roma  dei cassaintegrati, dei disoccupati, della gente comune come noi, e magari dei licenziati Fiat di Termini Imerese, ad esempio. Incapaci di difendere con orgoglio il loro posto di lavoro, cosa invece perfettamente riuscita nel Sulcis agli addetti sardi dell’Alcoa, fieramente vittoriosi nella battaglia per il mantenimento di quei posti di lavoro, nonostante Cappellacci, anche lui nella fogna.

Ma torniamo alla vicenda Bertolaso che si vuole silenziare.. Fatto sta che lo stesso centro salutistico della salaria sorgeva già in terreno demaniale dove non poteva esserci e che il figlio di Balducci si era visto assumere come sommozzatore/bagnino, già prima che il padre ne avesse fatto richiesta a quel fiore di Anemone. Eh si sà, per i figli un po’ pelandroni, cosa non si farebbe… ma anche per la moglie cui non funziona lo sciacquone.

Liquame, puro effluvio di fogna e il Berlusca continua a fare il gioco di Fini, facendolo cosi’ sembrare persona al di fuori di ogni sospetto, grazie a quel ruolo istituzionale che l’algido personaggio ritiene a lui dovuto per dote personale e non per grazia ricevuta dal suo benefattore, lo stesso che oggi contesta e tradisce, secondo copione e, more solito, secondo la sua confermata natura “ganesca” ( da Gano di Magonza, ….).

Attento Berlusca, rimettili a posto, a ciascuno il suo (valore)…

Noi aspettiamo di conoscere, in seguito al polverone sollevato da Feltri e dal Giornale dopo settimane di articoli e richieste, dove sono gli immobili dell’ex MSI poi ex AN e se aspettiamo ancora ex Pdl. Non ci lasciamo certo fregare dalla vena super partes di Fini perché lo troviamo un non senso, confermato poi dal segno di stizza del de cuius quando Berlusca gli ha chiesto di lasciare la poltrona, dimettersi e fare politica tra i comuni mortali.

E’ una vera e propria battaglia quella che si gioca per il potere in Italia.

Di conseguenza la Sicilia, non poteva restarne esente, quantunque ogni attività politica venga oggi subordinata alla lotta che tutti fanno contro tutti e specialmente contro Lombardo capace di stravolgere il voto degli elettori pur di mantenere la Presidenza.
La battaglia per le terre di mezzo, che non sono metafora ma sinonimo di poltrone, prebende, guarentigie e clientelismo. Verdini, Matteoli, Scajola, Bondi, Alemanno, Bertolaso, Anemone, Balducci, Lombardo, Miccichè, Nania, Nino Strano, Cascio e tutti gli altri che riempirebbero pagine e pagine, altro che articolo…il regno di Sauron, tutti vanno a caccia dell’anello, e se lo contendono con violenza,  mentre noi, Aragorn, elfi ed hobbit delle terre di mezzo, dobbiamo attaccarci  alle magie di Gandalf  per poter  conoscere quello che ci capita e per restare a galla  nella fogna, nel regno degli orchi.

Orchi che servono il federalismo demaniale come antipasto di radioso avvenire a questa martoriata Isola appaltata a sfruttatori proni ai voleri delle industrie del nord che depredano territori e risorse e fuggono senza che nessuno prenda il forcone.

Autonomia, federalismo o addirittura indipendenza presuppongono una classe dirigente idonea al cambiamento che purtroppo non può’ venire oggi da questi siciliani sempre schiavi, ma deve essere affidato a una classe dirigente che oggi non c’é, ed anche in Sicilia, la battaglia per le terre di mezzo, porterà al paradosso  che la classe politica riuscirà a vendere i monumenti e i resti architettonici, oggi  rientrati in Sicilia non per l’acume (?) federalista  di Bossi, ma per la loro legittima ed intrinseca appartenenza alla Sicilia, come peraltro codificato dallo  Stesso Trattato di Autonomia del 1946 agli articoli 32, 33 e 34. Patrimonio depredato negli anni, ma anche venduto volontariamente da Cuffaro, per sanare quei buchi della Sanità che poi, alla fine, lo hanno travolto.
Senza una nuova  classe politica responsabile, quella attuale riuscirebbe a trasformare la Valle dei   templi in depositi di rifiuti solidi urbani (RSU) e le colonne antiche ed i capitelli del castello Ursino andrebbero ad abbellire il giardino di un qualche nuovo notabile, crasso e ignorante;

Nella necropoli greca di Siracusa potrebbe sorgere un albergo a 12 piani e nel teatro antico di Taormina nessuna rappresentazione dei tragici greci ma soltanto una mastodontica opera dei Pupi, con i soliti pupari.

Nel parco della Favorita poi, appannaggio delle nigeriane, potrebbero essere autorizzati poi gazebi, chioschi gelati e paninerie ambulanti.

Noi oggi  nella battaglia per le terre di mezzo diciamo no al federalismo demaniale soprattutto se significa privatizzare beni e monumenti mettendoli cioé nella disponibilità sempre delle aziende del nord e riaffermiamo con forza che essi devono restare proprietà inalienabili  del popolo siciliano.

Ufficio stampa

L’ALTRA SICILIA – Antudo