Tira ‘a petra e muccia ‘a manu


La nuova finanziaria presentata da Tremonti, più titolato fratello del famoso “Lampadina”, (farmacista e sfasciacarrozze – amante di vecchie auto – a Sondrio) è la dimostrazione lampante che è sempre più facile colpire i 4/5 dei cittadini a reddito fisso anziché il libero professionista o peggio quel 1/5 che evade.

L’ALTRA SICILIA però osserva e diffida dei tagli previsti dal governo senza le necessarie contromisure che devono unire nei sacrifici gente comune e “CASTA” dei Palazzi.

La nostra prima preoccupazione infatti è sempre data dal costo della politica e dalla convinzione che bisogna intervenire non solo sulla casta, maanche sulla “dipendente” pubblica amministrazione. Famosa questa per gli sprechi, sempre conseguenza della mala politica che si è appropriata della funzione pubblica, ha creato le clientele ed ha distribuito i ricavi agli elettori di parte e a cordate di amici privilegiati come dimostrato recentemente dalla vicenda Bertolaso con la Protezione civile, lo scandalo delle tangenti per il G8, l’Aquila etc…,e le regalie varie di quel profumo di… Anemone, del vaticanista Balducci, di ddu puvereddu di Scajola, aspettando che la magistratura scovi il resto dei farabutti nonostante l’autotutela che la casta è capace di mettere in atto per proteggere se stessa, agnati e cognati, pur corrotti e rei confessi !

L’ALTRA SICILIA è conscia del momento di grave crisi che attraversiamo, ma è pur convinta che la responsabilità maggiore ricade sulla Politica e sul Palazzo.

Possiamo comprendere una manovra finanziaria dura, senza accettare però che a soffrirne sia soltanto la gente comune e senza lasciarsi abbindolare dalle dimostrazioni di equità che invece vogliono dimostrare il presidente della Camera GianNullo Fini e quello del senato Ri-nato Schifani comunicando, in perfetta sintonia, il taglio del 10% delle indennità dei parlamentari e degli stipendi del personale amministrativo di Camera, Senato, Assemblea Regionale Siciliana, Regioni, Province e Comuni, senza però intervenire né su salari, né su pensioni (e si’ che ce ne sarebbe bisogno, dopo le dichiarazioni dell’improvvido Cascio e la lista pubblicata dei 14 ex deputati dell’ARS che continuano a percepire le indennità regionali – mediamente 5000 euro – pur eletti a camera o senato : Brugaretta, Capodicasa, Cuffaro, Granata, Mannino, Crisafulli, Cristaldi, Fleres, Pagano, Stancanelli (ancora tu?), Misuraca, Firrarello, Gervasi e Orlando).

E’ un’inaccettabile furbata, quella fatta, in mala fede, da Ri-nato e GianNullo perché vogliono far passare per toccasana un taglio aleatorio delle spese e si guardano bene dal voler mettere mano all’abolizione del sistema finora utilizzato, un mix di iniquità e privilegio che si chiama Aumento Percentuale.

Ricordino le seconde cariche dello stato che solo riforme strutturali possono dare al cittadino la dimostrazione di una reale voglia di cambiamento. Colpendo scuola, pubblico impiego e soprattutto regioni ed enti territoriali, il taglio prospettato servirà almeno a chiarire la mistificazione di quel federalismo di cui tutti si riempiono la bocca e sul quale un movimento ha creato le proprie fortune.

Sempre alla faccia dei siciliani che si sono lasciati sfuggire il Primato di questo Federalismo che poteva, da noi, essere virtuoso laddove invece è semplicemente un motivo politico di impatto popolare, uno strumento per cavalcare le esigenze della gente padana e permettere ai più sgamati di occupare il potere.

In Sicilia, senza troppi giri di parole, il Federalismo non è stato surrettizio ma, dopo una vera e giusta lotta armata contro lo Stato centrale, è stata la vittoria del popolo siciliano, una conquista che les élites hanno girato ad un popolo reso però “distratto”.

Il Federalismo tanto decantato al nord, oggi in Sicilia, – oh tempora! – sarebbe potuto avvenire in maniera automatica ( semplicemente mettendo in atto i dettati dello Statuto, la legge Costituzionale della Sicilia, sempre volutamente ignorata e violata impunemente dallo Stato centrale ) senza bisogno delle degenerazioni folcloristiche né delle ampolle di fiumi ormai ridotti in ricettacoli scarsi d’acqua e ricchi di veleni.

Ripetiamo, Federalismo automatico : avremmo dovuto attuare almeno dal 1946 quello che il Nord chiede oggi come novità costituzionale.

Ma i siciliani, sempre genuflessi e servi di qualcuno, a volte per ignoranza, troppo spesso per tornacontismo della classe politica locale, hanno perduto le opportunità di sviluppo insite nell’Autonomia e, anche se oggi inseguono falsi maestri che “si sciarrianu pi na manciata di ficu sicchi”, non riescono a rendersene conto e celebrano come virtuoso qualcosa che hanno sempre finto di ignorare e che sono stati incapaci di valorizzare.

Il Federalismo, cosa nova come nel 1921 la rappresentazione dei sei personaggi di Pirandello, come un grande “pacco” pieno di beni inutili, si dimostra un grande bluff italico. Per adesso è riuscito soltanto a trasferire la proprietà di laghi, fiumi, coste, caserme ed altri pezzi del demanio di uno Stato, che si ostinano a passare per unitario, alle regioni, alle province (che dovrebbero essere eliminate) e ai comuni (federalismo demaniale), oggi liberi perciò di farne l’uso che ne vogliono.

Siamo passati dai fasti originari dell’auspicata autonomia del nord-est al contentino dell’iniquo federalismo esclusivamente fiscale, a dimostrazione che ben presto, questo federalismo artificiale, si ridurrà soltanto a “chiacchiari e tabaccheri ‘i lignu”.

Sicuramente Bossi ( o chi per lui ) ha capito di essere rimasto nudo e oggi si adatta a gestire un potere che l’ignavia dei suoi alleati gli ha consegnato su un piatto d’argento. Questa è la dimostrazione lampante della mistificazione federalista che dimostra oggi il fallimento del suo progetto originale e vive alla giornata invece di rendere finalmente e doverosamente conto delle promesse fatte alla gente.

Per questo non crediamo assolutamente nella Lega che, secondo L’ALTRA SICILIA, altro non rappresenta che una spinta verso un localismo chiuso ed egoista, che si è costruito posizioni di privilegio grazie all’opulenza delle regioni del nord-est, a danno delle regioni meno favorite, e specialmente della Sicilia, laddove il Federalismo, insito nello Statuto siciliano di Autonomia, possiede i necessari postulati della sussidiarietà e non deve reclamarsi a principi di solidarietà di cui invece è stato sempre privato e non può che essere sinonimo di assoluta e meditata indipendenza.

Un’Autonomia che non è fittizia né artificialmente costruita, ma resa sacra da quanti hanno sacrificato la loro vita nella lotta di redenzione e giustificata da ragioni storiche e dagli aneliti del popolo a giustizia e libertà.

Ufficio stampa – 31 maggio 2010
L’ALTRA SICILIA – Antudo