Come se niente fosse: politica e Vaticano


Mentre Palermo affoga nel liquame dei suoi politicanti e delle sue fogne, cassonetti e sporcizie turistiche incluse, Cammarata approfitta della situazione di “calma piatta” e si prende qualche giorno di vacanza giustamente per andare a vedere una partita di calcio, non a san Giovanni Jato ma a Johannesburg, alla corte di quella massa di mediocri calciatori che per volere di un mediocre selezionatore rappresentano oggi forzatamente un paese mediocre.

Pare, tra l’altro, che la delegazione di Abete abbia prenotato la trasferta africana per quasi 100 persone quando la delegazione ufficiale sarebbe composta da 35/40 addetti (calciatori, massaggiatori e staff tecnico inclusi… chi sono gli imbucati? Lavoro per i giudici…)

Il calcio quindi invece di divertirci, aggrava ogni crisi e in Sicilia, in più, serve meschinamente da scusa sia a Marchionne per prendersela con i già “condannati” di Termini Imerese e sia ai detrattori palermitani per attaccare il loro si’ valente sindaco, capace di mirabilie.

E’ l’epoca dei furbetti, come direbbe Di Pietro, con il corollario che furbetto, e lo sapevamo da tempo, non può non ritenersi anche lui. Ce lo confermano le accuse del suo ex sodale Elio Veltri, ce lo disse un altro suo ex amico, Giulietto Chiesa, che gli imputava la stessa accusa: intascarsi i soldoni dei rimborsi elettorali, Che tanfo!

Ma é anche il momento di una grande offensiva massonica se il Giannullo, dopo khippah e cravattino rosa, arriva persino ad attaccare la Lega, alleata del “suo” PdL, anche per stornare l’attenzione dei finiani come Bocchino, dalle manovre di un governo che boccheggia nelle meches e nei sorrisi ebeti di Gianni Letta, politico eletto dal suo capo, ma solo da lui.

Governo che, pur sorto all’insegna della trasparenza e della riduzione dei ministeri, oggi è costretto a fare marcia indietro ed inventarsi un nuovo ministero per il federalismo, ( e due+due ) per cercare di estendere il legittimo impedimento anche all’ex monaco paolino Brancher, e così’ evitargli di rispondere all’accusa di appropriazione indebita nella vicenda Fiorani-Antonveneta e si inventa una nomina alquanto inopportuna che, alla faccia dei cittadini ma a dimostrazione della connivenza politico affaristica, getta la maschera sull’intera vicenda della protezione civile.

Niente da eccepire sulla nomina del prof. De Lise a presidente del supremo organo di giustizia amministrativo, il consiglio di Stato, se non fosse che lo stesso De Lise, grande commesso dello stato, è il coordinatore che gestiva, insieme all’ing. Balducci, il gentiluomo del papa dai gusti africani, le case di Propaganda Fide, le case del Vaticano amministrate dal cardinale Sepe, oggi convocato dai giudici per spiegare come e perché quelle case “sante”, oltre 2000 immobili ubicati nelle zone residenziali più esclusive ( eh, cose di Chiesa ), come via Giulia o via dei Prefetti, finissero spesso gratuitamente nella disponibilità di privati come Bertolaso, che sfrontatamente continua a dire di non saperne niente, tutto dovuto, o di Lunardi che sa pero’ almeno disobbligarsi con le ristrutturazioni curate dal ministero delle Infrastrutture, oggi di responsabilità di Matteoli ( che bravo a mescolare le carte, finora…) ed affidate alla premiata ditta Anemone… Si’ ritorna il fiore profumato della protezione civile e dei grandi eventi….
Che tanfo!

Queste vicende e tante altre, ci confermano il sospetto che scambi di case e di favori sono moneta quotidiana nei comportamenti di questo governo e dell’intera classe dirigente, al di quà e al di là del faro, altrimenti nota come “casta”.

Vicende di “ordinaria amministrazione” purtroppo, visti i protagonisti, ma che gettano, noi tiepidi credenti, in uno smarrimento assoluto. Perduti infatti quei riferimenti morali, ormai sconvolti dall’operato quotidiano di Giannullo e del Berlusca, credevamo almeno nel rifugio della fede e nella ‘inattaccabilità della Chiesa. Ora invece potrebbero cadere, insieme a vecchie certezze, forse necessariamente da rivedere vuoi per l’esperienza accumulata con gli anni, vuoi per il cinico “contemporaneo” che ci investe, anche le nostre convinzioni religiose che fungevano da baluardo ai problemi quotidiani.
Ma se a rappresentare quegli apostoli che si fecero crocifiggere a testa in giù perché ritennero di non essere degni di morire come il Cristo, rimane il Benedettino solo blaterante, (quanto lontano sembra il concreto Woijtila), o i lombrosiani Giordano, Sepe o Tettamanzi, beh allora non ci resta che affidarci alle fiamme… dell’Etna, sconvolti perché il Purgatorio non esiste più.

Uffico stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo