Sempre e per sempre mafia

Una parola aleggia sulle notizie del nostro quotidiano: mafia.
L’antistato forzato dalla mancanza di Stato, l’autorità parallela imposta dalla latitanza di uno Stato, separato non dallo spazio di una striscia di mare, ma da una siderale lontananza dovuta alla voluta incomprensione degli interessi, delle esigenze e dei bisogni di un popolo.
Un antistato, la Mafia, speculare allo Stato, potere creato e voluto dallo stesso Stato.

Così tutta l’attenzione si riversa sulla terra che tradizionalmente è ritenuta culla di questo antistato, la Sicilia, che purtroppo da parte sua non fa niente per confutare l’ormai classica equazione, anzi insiste e firma la pagina della connivenza politico- sociale con eccezioni mafiosi.

Condannato a 7 anni il senatore Dell’Utri, arriva la pubblicazione delle motivazioni di una sentenza che, per le lungaggini del processo penale italico ci rimanda in Cassazione per scrivere la parola fine. Ma non vogliamo parlare di questo signor nessuno. Soltanto dire che, se è veramente legato al suo Mentore, perchè non lascia la scena e non cerca almeno di mettere al riparo il Berlusca, su cui oggi piove di tutto ? Bell’amico!

Il Ministro-Presidente dello Stato regionale di Sicilia Raffaele Lombardo indagato per concorso esterno, giura e spergiura e disegna interventi giudiziari motivati dalla sua mutata collocazione politica. Pur se ha conosciuto, incontrato i boss mafiosi, ma normalmente, come succede ai politici che si rispettano. Tutto pero’ si lega, anche il voto di scambio.

Ancora fango, si’ che a questo punto sembra che il Berlusca faccia piovere sul Veneto, faccia crollare la palestra di Pompei, riempia lui le strade di Napoli di munnezza e di detriti e, vuoi vedere che ad Avetrana, visto lo spessore professionale degli inquirenti, alla fine c’entra pure lui?

Mafia, dicevamo e fatalmente aumentano e si moltiplicano i tanto deprecati professionisti dell’antimafia, con buona pace dell’uomo di Racalmuto, arabo contraddetto.

Saviano si intruppa nel politicamente corretto e spara il suo ex-impegno civile dallo schermo rai.

Gomorra contestata, i suoi logaritmi scontati sulla mafia che insegue i soldi e il potere, il suo infine confondersi con Floris e Santoro sublimando l’operazione anti-Iovine come una scelta del boss che decide di spostare il suo comando in carcere. Come dire, meglio all’ergastolo con il 41 bis che a casa sua a Casal di Principe…

Ma la Lega è partito serio, o almeno localizzato geograficamente e ideologicamente, e Maroni insiste per leggere in tv la sua paginetta, come hanno fatto Bersani e Fini, fieri e tronfi, alla fine un autogol, visti gli ascolti del programma inversamente proporzionali ai risultati ottenuti viste la pochezza e le banalità spacciate per elenco di valori da quelle due nullità.

Non si può accettare che dove vince la Lega ci sia mafia e camorra, quindi rimandiamo nel sud più profondo, quello autolesionista che si cucca Lombardo questa imperdonabile macchia e rimettiamo le acque nel loro alveo.

La Sicilia pero’ merita tutto questo, nonostante i tentativi di alzare la testa, di opporsi un venerdì, di ricercare attenzione non certo nei media prezzolati ma nelle coscienze della gente.

Ci meritiamo Lombardo e Buzzanca, Stancanelli e Cracolici, Romano e D’Alia, teniamoceli stretti, così come siamo stati capaci di eleggere sindaco a Salemi Sgarbi che ci ha deliziato con assessori e collaboratori venuti dal nord sulla scia di mirabolanti imprese.

Ci meritiamo oggi a Salemi la nomina di un nuovo assessore alla creatività, l’ebbrezza e i diritti umani, in sostituzione del fotografo Toscani, intravisto a Salemi, nientemeno che un cantautore poco famoso ma mediaticamente efficace: Morgan , lui si per davvero, apologeta dell’ebbrezza…. in pillole.

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo