Lingua siciliana: iniziate le contro-manovre

Quattro giorni dopo la celebrazione del 65° anniversario dell’ottenimento dello Statuto di Autonomia, un’altra data importante si iscrive nel processo – non sappiamo se avviato volontariamente o accettato surrettiziamente – di avvicinamento alla riconquista della dignità e dell’orgoglio siciliano: l’approvazione all’unanimità da parte dell’Assemblea regionale siciliana, del decreto legge sulla valorizzazione e l’insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole dell’Isola di ogni ordine e grado.

Con un certo orgoglio L’Altra Sicilia ricorda la sua proposta di legge d’iniziativa popolare per la cultura e media siciliani secondo l’ art 12 dello Statuto, presentata già il 6 novembre del 2006 e che oggi puo’ considerarsi antesignana del DDL della commissione cultura del’Assemblea.

Nonostante il fatto che ora potranno sorgere tanti distinguo e mille false giustificazioni, al di là di ogni possibile strumentalizzazione, L’Altra Sicilia deve rallegrarsi perchè finalmente le rivendicazioni identitarie di tanti movimenti sicilianisti assurgono alla sfera politica, ridefiniscono il popolo siciliano come popolo vero e pongono la Sicilia, non piu’ considerata territorio di uno Stato centrale, ma sul cammino, essa stessa, della consacrazione a vero e proprio Stato nazione dal momento che finalmente convergono le tre condizioni essenziali: territorio, popolo e, oggi finalmente, lingua.

Certo il cammino rimane ancora lungo, ma l’Assemblea Siciliana ha cominciato a riscattare, con un voto unanime, anni di sudditanza e di vero gregariato allo Stato centrale che dall’ambito economico e sociale si era trasposto anche a quello culturale e linguistico, relegando l’Isola al servilismo e condannandola alla malapolitica.

L’approvazione del decreto legge sulla lingua siciliana avviene proprio nel momento in cui il ministro italico dell’economia definisce il meridione (e soprattutto la Sicilia) come una pesante zavorra per i virtuosi territori del Nord sulla via del loro sviluppo integrato e, forse grazie a lui, alla fine suona come la dignitosa e conseguente risposta della Sicilia alla tracotanza e all’ignoranza nordista e specialmente quella leghista.

Un plauso doveroso noi de L’Altra Sicilia estendiamo al Ministro Presidente Lombardo che, non sappiamo fino a che punto autentico, si è detto disponibile ad una separazione consenziente che serva innanzitutto a togliere il disturbo e soprattutto a dare avvio ad un radioso avvenire per i popoli nord-italici.

Abbiamo tante volte sognato che questa eventualità potesse trasformarsi in realtà effettiva, noi de L’Altra Sicilia e tutti i veri movimenti sicilianisti che operano certo non per avere dall’Italia prerogative che peraltro già abbiamo conquistato con lo Statuto, ma per ottenere maggiore autonomia di quella che abbiamo conseguito finora, prefigurandoci addirittura un futuro di vera e propria indipendenza.

D’altronde il Galles e la Scozia hanno già iscritto nell’agenda dei lavori dei loro Parlamenti autonomi la data dell’indipendenza e lo faranno entro il prossimo anno; l’ex repubblica cecoslovacca lo fece addirittura nel ’93, in maniera assolutamente concorde, dando vita a due nazioni separate: la piu’ sgamata repubblica Ceca e la piu’ disastrata nazione slovacca, oggi piccole patrie di quell’Unione che ha allargato i suoi confini fino a comprendere tutti i territori dell’Europa centro orientale, fino all’ottobre ’89 satelliti dell’ex -impero sovietico e da quella separazione hanno certamente tratto linfa vitale per il loro sviluppo e la loro crescita economica.

Perchè non dovremmo farlo anche noi siciliani dal momento che, con il riconoscimento ufficiale della nostra lingua, avremo chiuso il triangolo territorio, popolo e lingua?

Non c’é niente di blasfemo. Un’unione che non si sente e che, per di piu’, dalle dichiarazioni del ministro dell’economia, pesa, non ha ragione di forzare la sua esistenza.
Possiamo benissimo intraprendere strade diverse nella ricerca di benessere e occasioni di sviluppo economico che potranno essere fatte con maggiore efficacia grazie ad una sussidiarietà che finalmente non si iscrive nel freddo e distante linguaggio europeo, ma nelle sfere di un pragmatismo che interessa direttamente i due popoli, italiano e siciliano.

Ma sarà difficile. Già i letterati siciliani hanno suonato l’allarme: dimostrando di non aver ancora compreso le ragioni profonde dell’Autonomia (tradita), pontificano gridando allo scandalo e ricordando le benefatte (sic) del processo unitario per la Sicilia. Già si strappano le vesti per dire che la Sicilia è Italia, senza avvertire che è il popolo stesso che chiede il cambiamento che la classe politica, vuoi per mero calcolo o per vera sensibilità, pur nei suoi limiti, ha capito.

Vincenzo Consolo da Milano rivendica l’Unità d’Italia e lui, il celebrato creatore di una lingua nuova siciliana senza dubbi, acculturata, condanna la proposta dell’Ars sulla lingua siciliana, dimostrando che il tempo passa e il sorriso dell’ignoto marinaio si è trasformato in ghigno senile. Lo stesso Andrea Camilleri, uffà, si lamenta perchè si sente colpito ai fianchi. Non potrà piu’ inventarsi una lingua dialetto che gli ha gonfiato il portafoglio e gli ha aperto le porte di una produzione quasi giornaliera di storie romanzate rigorosamente siciliane scritte non piu’ in girgentino ma in una lingua che, finalmente, sarà lingua letteraria vera, regolamentata nella sintassi, nel vocabolario e nelle regole grammaticali.

Aspettiamo ora i decreti attuativi della legge in modo che , già dalla prossima riapertura autunnale, la lingua siciliana possa essere finalmente studiata nelle scuole siciliane di ogni ordine e grado.
Si è messo in moto oggi un processo virtuoso che dovrà portare alla necessaria creazione di cattedre universitarie di lingua e letteratura siciliana, dopo l’istituzione di una commissione per la definizione della grammatica sintattica.

In ambito civile, non sarà piu’ rinviabile la prescrizione dell’utilizzo del siciliano in tutti gli atti amministrativi pubblici e nella toponomastica cittadina e regionale .
In ambito culturale , la società dell’informazione avverte ormai la necessità della creazione di un canale televisivo in lingua siciliana e il bisogni di interventi di sostegno a favore del teatro,della letteratura, dei giornali.
In ambito piu’ strettamente di partecipazione politica, ricordando la proposta dell’Altra Sicilia che già nel febbraio del 1999 chiedeva la creazione di circoscrizioni estere per tutte le elezioni che interessano la Sicilia, il grande progetto identitario e di riferimento culturale, civile e politico che il riconoscimento ufficiale della nostra lingua avrà determinato non potrà essere definitivamente compiuto se non quando anche le comunità siciliane all’estero saranno riammesse alla vita politica interna , oltre che con la creazione delle circoscirizione estere, con la concessione a queste stesse comunità del diritto di voto passivo.Avremo cosi’ ricondotto nell’alveo materno quei figli della diaspora che hanno trovato nei nord lontani le possibilità di lavoro e di sviluppo che erano loro vietate da clientelismo, servilismo, assistenzialismo e conseguente malapolitica e li avremmo riconsiderati cittadini siciliani a parte intera.

Ufficio Stampa
L’Altra Sicilia-Antudo

Proposta di legge di iniziativa popolare “ Lingua, cultura e media siciliani ”

Projet de loi d’initiative populaire sur la langue, la culture et les médias siciliens (pagg. 6-7-8)