I sacrifici inutili dell’Autonomia Siciliana

e la necessità di una vera rivolta popolare per risolvere la Questione Siciliana

LOMBARDO. L’approvazione del ddl all’Assemblea regionale siciliana che prevede il taglio del numero dei deputati da 90 a 70 “è un segnale di grande senso di responsabilità nei deputati che l’hanno approvato all’unanimità'”(…)

Il “sacrificio” dei 20 deputati è stato perfettamente inutile, proprio per la radicale inimicizia che tutta o quasi l’Italia ha contro la Sicilia, compresi non pochi siciliani, per ignoranza, per fanatismo o per convenienza. Non servirà a farci belli agli occhi dei peninsulari. A nessuno interesserà che siamo stati i primi a ridurre la rappresentanza parlamentare, senza neanche aspettare che il Parlamento facesse lo stesso.
Noi siamo il malaffare e la mafia per definizione. Almeno finché faremo parte di questa “benedetta” Italia.

Le nostre ragioni saranno sistematicamente ignorate. Siamo un limone da spremere e basta. E hanno sufficienti giornali e TV, anche in Sicilia, per convincere persino noi stessi di essere i responsabili di tutto, anzi gli unici responsabili.

La legge che attribuisce alla Sicilia le entrate da accise petrolifere, sarà sicuramente sconfitta al Parlamento mentre il declassamento dell’Assemblea sarà approvato senza colpo ferire e senza neanche dirci grazie.
L’8 dicembre non è giornata che porti molto bene alla Sicilia. Oggi abbiamo ricevuto un altro colpo. Non ancora mortale, ma è un brutto segno.

L’unica soluzione sarebbe l’ultimatum.
La Sicilia chieda all’Italia di fare da sola, di applicare integralmente lo Statuto, rinunciando a tutte le pelose perequazioni che non perequano mai un bel niente. Rinunciamo pure al fondo di solidarietà nazionale.

Si tenga l’Italia la sola difesa, la rappresentanza estera e il debito pubblico, per le quali cose doniamo loro il 10 % delle entrate sulle accise. Per il resto ci facciamo carico di tutto, ma disponiamo di tutti i tributi come uno stato europeo sovrano.
Aderiamo all’euro con una nostra banca centrale. Emettiamo una moneta regionale complementare parallela all’euro per i soli scambi interni e con questa azzeriamo l’indebitamento.
Limitiamo la competenza legislativa esclusiva dello stato ai trattati internazionali ed ai quattro codici, aboliamo la competenza concorrente: su tutte le altre materie le leggi dello Stato semplicemente “non” abbiano applicazione in Sicilia.
Ci facciamo la nostra polizia e la nostra guardia di finanza.
Sottoponiamo tutti gli enti pubblici risedenti in Sicilia e tutti gli enti locali alla sola legislazione ed al solo controllo della Regione.

Trasferiamo tutta l’amministrazione statale alla Regione, compresa l’agenzia delle entrate, gli interni e gli uffici periferici del Tesoro. Rinunciamo alla presenza del Presidente della Regione nel Governo e mandiamo una rappresentanza permanente a Roma a rappresentare gli interessi della Regione.
Chiediamo a Bruxelles l’aggiunta di un protocollo ai Trattati per rispettare lo Statuto speciale della Sicilia in omaggio all’art.174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione che autorizza norme particolari per le regioni insulari e transfrontaliere.
Nominiamo da soli un’intera Alta Corte per la Regione Siciliana, lasciando alla Corte Costituzionale la competenza soltanto sulle poche materie riservate alla legislazione statale. Conflitti di competenza non potrebbero essercene più, visto che quasi tutto sarebbe di nostra competenza, e comunque si potrebbe costituire un “giurì” misto tra le due corti per eventuali casi dubbi, o, al limite, un arbitrato internazionale.
Rilanciamo con una nuova versione dell’Autonomia, questa volta apertamente confederale. E minacciamo l’Italia che, se non la accetterà, saremo noi ad andarcene, ma non per “separatismo”, sebbene per legittima difesa, in virtù del principio di autodeterminazione dei popoli.
Non dimentichiamo che gli atti che hanno segnato l’annessione dello Stato di Sicilia all’Italia sono manifestamente nulli e che la “sanatoria” data dallo Statuto del 1946 è stata comunque ampiamente disattesa dallo Stato italiano.

Ma per far questo ci vorrebbero un Governo, una maggioranza parlamentare, e soprattutto un Popolo sveglio, in piedi, in fiamme… Ci vorrebbe qualcuno che spiegasse ai Siciliani che se non faremo così per noi sarà una lenta asfissia, come dimostrato da tutte le proiezioni economiche sui prossimi decenni
.
Altrimenti rassegniamoci al razzismo, al dileggio, alla sottomissione, all’umiliazione continua.
Ma non vi ribolle il sangue? Ma siete davvero così complessati da non reagire, sorelle e fratelli siciliani?

Massimo Costa