Nuovo Procuratore Generale a Catania: siamo Salvi?

Siamo convinti che a rimestare nel mestolo della protesta si corra il rischio di fare gretta demagogia, acuire il divario tra la gente per bene e gli attuali “condomini” del potere e allontanare, come si dice oggi, sempre più il cittadino dalla politica.

Ma non possiamo proprio farci niente se, come tutti, siamo spettatori di vicende che ci obbligano ad interrogarci e, alla fine, nel loro accadere ormai ineluttabilmente ripetuto, non fanno altro che sottolineare questa gravissima crisi di credibilità che attraversa, in modo assoluto, tutta la classe politica.


La crisi finanziaria sta cambiando il modo di affrontare il nostro quotidiano e sta forzatamente instaurando nuovi stili di vita e modelli di comportamento relativamente alla sfera sociale ed economica. A fronte dei pochi euro che riesce ancora a contabilizzare durante il mese, il cittadino legge poi sui giornali le dichiarazioni dei redditi dei tecnici arrivati alla guida del Paese e deve forzatamente interrogarsi.

Gente che ha vissuto sempre alle spalle di qualcuno, baciata dalla Sorte e dai milioni che in più vince alla lotteria chiamata Casta, con quello che comporta, e altri meno fortunati, come noi de L’ALTRA SICILIA continuiamo a dire, che devono accettare che il costo della crisi venga ripartito sempre e solo tra le categorie più sfavorite: pensionati, disoccupati, cassa-integrati, giovani, impiegati e persino emigrati dichiarati.

La classe politica, organizzata in vera casta dei privilegi, rimane intaccata e intoccabile ed anzi con alterigia si confeziona misure a suo favore che suonano come presa in giro dei “piccoli mortali”.

Ancora stiamo aspettando la cancellazione delle Province, nel nostro Statuto siciliano di autonomia peraltro ben identificata all’art.15 insieme al disposto dell’art. 31 che non prevede nell’isola le Prefetture; abbiamo dovuto rivolgerci ai tribunali e alla campagna di “Sicilia informazioni” per conoscere gli emolumenti degli onorevoli membri dell’ARS, anche se poi la casta ha inventato l’escamatoge della pubblicazione di alcuni di questi salari a campione, recensiti per sorteggio; ancora aspettiamo trasparenza con la pubblicazione delle rendite dei ministri tecnici e dei parlamentari ma anche dei boiardi di stato, ancora aspettiamo le obbligate riduzioni degli emolumenti della casta che finge di decurtarsi il salario per poi aggiustarselo, immancabilmente in aumento, perché riteniamo che i sacrifici debbano essere generali e non possano colpire solo la povera gente. O tutti o nessuno.

In Sicilia, questo stato di degenerazione e di crisi lo viviamo da troppo tempo e ancora lo vivremo fino a quando non avremo ben chiaro che abbiamo un dovere specifico di fronte al futuro ed ai nostri figli: non abboccare alle loro prese in giro (della Casta organizzata, intendiamoo) e espletare ogni mezzo lecito – elezioni- ed illecito – forconi, ad esempio – per mandarli definitivamente a casa, finalmente a lavorare.

Paradigmatica ci appare la vicenda del Tribunale di Catania dove la nomina del Procuratore Generale della Repubblica, attesa da mesi, poi rallentata, adesso è cosa fatta nella nomina del giudice Salvi, fratello dell’ex guardasigilli Cesare Salvi, quello che sapeva tutto e che il berlusca, almeno questo glielo possiamo concedere, aveva gettato fuori dal Parlamento insieme a comunisti datati, fascisti non riciclati e fessi, verdi di rabbia e sinistrorsi di lotta arcobaleno.

La nomina di Salvi, salutata come panacea per mettere ordine nella confusione del tribunale etneo, lascia qualche dubbio e fa interrogare soprattutto per i retroscena in cui si è sviluppata. Ricordiamo che in sottofondo c’é la decisione del processo ai Lombardo bros, già miracolati dalla derubricazione del reato originario di concorso esterno in associazione mafiosa in più plateale reato elettorale, ma sempre reato, diciamo noi.

Per la cronaca, un pool di tre magistrati catanesi, guidati dal sostituto Gennaro, dopo oltre due anni di indagini e le accuse dei Ros dei carabinieri, comprese in 80mila pagine di interrogatori e intercettazioni, aveva prefigurato per i fratelli Lombardo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e li aveva rinviati a giudizio.

Il Procuratore capo D’Agata che, ricordiamo, nel 2005 era incappato a Catania nell’inchiesta “Buco di bilancio”, promossa proprio da Gennaro, gli aveva tolto l’inchiesta e l’aveva affidata a due fedelissimi, il sostituto Patané e il PM Zuccaro che non facevano altro che trovare l’inghippo che derubricava il reato dei Lombardo in semplice (lo dicono loro)…. reato elettorale.

Voto di scambio, diciamo noi, non semplice reato, gravissimo perché costituisce certamente la piaga che non lascia uscire l’Isola dalla morsa indissolubile che lega borghesia mafiosa, ceti politicanti e criminalità organizzata. Reato sempre, checché se ne voglia dire, in più aggravato dal fatto che l’inquisito è il Ministro Presidente dello Stato regionale di Sicilia (Regione siciliana).

Resta oggi nella competenza del nuovo Procuratore generale la decisione a carico dei Lombardo per il reato elettorale ma anche la possibilità di riaprire il faldone del concorso esterno, anche se abbiamo ragioni di dubitarne ….

Infatti la vicenda della nomina del procuratore generale, è stato un vero e proprio scontro tra poteri forti e tra le varie anime dell’associazione nazionale magistrati.

Il candidato Gennaro, di area Unicost, già messo in difficoltà dall’accusa di aver acquistato una villetta direttamente da un esponente mafioso, il tutto corroborato da una serie di fotografie, veniva da questa accusa indebolito nella corsa alla nomina che lo vedeva largamente favorito.

L’altro candidato, il giudice Tinebra che, ricordiamo, aveva designato come Procuratore generale proprio nel processo d’appello per il Buco di bilancio il sostituto Platania che, guarda caso, procuratore a Modica, non aveva ritenuto di dover indagare circa gli abusi edilizi della signora Lombardo – era stranamente entrato in lizza a Catania pur essendo già procuratore capo e quindi disposto anche ad una retrocessione di carriera pur di concorrere alla nomina.

Catania è città segreta, in questo differente dalla sfacciata Palermo, dove mafia e politica si intrecciano e si conoscono. Ma mentre Palermo sembra sciorinare i suoi panni almeno nei cortili arabi e nelle piazze spagnole, Catania rimane contratta nei palazzotti della lunga via Etnea e nei bagli ristrutturati alla periferia del vulcano e non lascia trapelare nessuno spiffero di pietra lavica.

Diversamente da Palermo, a Catania i potentati economici hanno operato un potere parallelo a quello politico che influenzano o decidono, restano intoccabili e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Il sistema mediatico e di informazione ad esempio, che se a Palermo viene organizzato in mille rivoli radio-televisivi e mille testate di cronaca, a Catania passa doverosamente sotto il filtro di un unico impero mediatico, radio e televisioni ingileppate per veicolare un’informazione che oggi avrebbe bisogno di allargarsi e accogliere nuove voci per la conseguente sintesi.

Adesso il CSM, dopo una lunga trattativa ha affidato al giudice Salvi – valente magistrato anche se targato a sinistra, ma inesperto dell’ambiente catanese -, la reggenza della Procura etnea.

Ci preoccupa questa nomina non per il valore e la legittimità dell’elezione ma perché appare chiaro l’agitarsi del CSM con la discesa a Catania e il voto determinante alla fine dell’ex on. Vietti, ora vicepresidente CSM di area UDC, oggi, guarda caso, in coalizione con il governo Lombardo.

La miscela magistratura-politica c’entra, eccome: per mano di Vietti, alleato nel CSM con Magistratura democratica e magistratura indipendente ( strano connubio, pero’), foraggiate dal PD di Lupo e Lumia si é cercato di indebolire l’Unicost, quindi Gennaro, quindi il PDL a tutto vantaggio politico del governo tecnico foraggiato da UDC, MPA, PD e Fli e capeggiato da Lombardo.

Questo intreccio politica magistratura ci lascia perplessi tanto da chiederci: Fino a che punto il Procuratore Generale potrà restare al di sopra del gioco delle parti che poi lo hanno effettivamente eletto?

Oggi ci chiediamo a Catania: siamo… Salvi?

Ufficio stampa – 29/02/2012
L’ALTRA SICILIA