Dietro le quinte

Dal resoconto quotidiano dell’attività elettorale che Francesco Paolo Catania, il candidato de L’Altra Sicilia-Antudo nella lista Impresa Palermo ci ha inviato puntualmente dalla Capitale siciliana, traspariva un sentimento di malcelata – ma poi non eccessivamente – delusione e impotente rassegnazione.

Certo la campagna elettorale si stava svolgendo con incontri e con iniziative opportune a illustrare il senso della nostra discesa in campo a fianco del candidato Sindaco Tommaso Dragotto, ma i segnali che ci arrivavano da Impresa Palermo e dalla nostra scelta, non sembravano molto incoraggianti.

Sarà che noi ci illudiamo di essere su di un altro pianeta, legati ad un modo di essere e di fare politica basato sull’onestà di un impegno, sul necessario rispetto della parola data, sulla lealtà e sull’analisi e sulla discussione delle nostre ragioni e di quelle degli altri, sull’incontro e sulla piazza, sul vecchio comizio, modo antico e ormai superato di confronto, ma da quassù, lo svolgersi delle cose a Palermo ci disarmava e ci lasciava perplessi.

Perciò, ancora prima del voto, proprio per raccontare a quanti, pur volendolo, non avevano potuto scendere a Palermo per votare, e a tutti quelli che ci seguono sull’Isola, volevamo manifestare come si sarebbe fatto con un amico, senza pudore né false illusioni, non solo le nostre sensazioni ma anche quello che accadeva “dietro le quinte”.

Incominciamo col dire che ci è sembrato che i responsabili della campagna elettorale della lista di Dragotto avessero come …levato il piede dall’acceleratore e lasciato l’auto in folle, (trattandosi di Dragotto autoservizi, la metafora ci appare indicata…) proprio nel momento in cui, al contrario, si sarebbero dovuti incrementare impegno, incontri e messaggi pubblicitari.
Invece, ad esempio, anche dalle pagine di “Sicilia Informazioni”, un web-giornale, era scomparsa la locandina elettorale di Impresa Palermo. Per scadenza di contratto, ci avevano detto.

I candidati poi, sia quelli al consiglio comunale che quelli alle circoscrizioni, avevano costituito piccoli gruppetti autoreferenti che non interagivano e così’ hanno indebolito l’impatto della lista sulla necessaria sua identificazione da parte del cittadino.

I punti salienti della campagna elettorale sembrano essere stati sviluppati solo da Dragotto, mentre tutti gli altri candidati, dopo una presentazione solo accennata nel corso di una serata teatrale di intrattenimento, sono come scomparsi, né si sono distinti in dichiarazioni originali o hanno manifestato le loro idee di città, ma, tutti uniti solo nel comune denominatore del “dover finalmente impegnarsi in politica,” non sono riusciti a spiegare né in che modo né quando, come se la politica aspettasse proprio loro, questi novelli icaro …

Confessiamo poi la vicenda dell’Assessorato alla diaspora e all’identità siciliana, intuizione politica che da sola avrebbe potuto caratterizzare la candidatura a sindaco di Dragotto se solo fosse stata più convinta e più conseguente mentre ci appare oggi come una “boutade” pubblicitaria fine a se stessa, tanto da aver originariamente proposto alla sua guida una giovane candidata completamente al di fuori delle tematiche dell’emigrazione quando si poteva contare addirittura su Francesco Paolo Catania, peraltro già in lista.

Ad onor del vero Catania, per modestia o per calcolo, l’offerta di diventare Assessore alla Diaspora e de l’Identità Siciliana, in un primo tempo l’aveva già reclinata…..

Politicamente le nostre perplessità poi sono ancora maggiori. La lista si presentava come assolutamente al di fuori dai partiti ( e questo peraltro aveva convinto noi de L’Altra Sicilia all’offerta di Dragotto) una nuova proposta, fra le tante, che pero’ avrebbe dovuto dimostrare le sue peculiarità proprio per una questione di credibilità.
Invece, nel corso dei giorni, abbiamo letto sul sito di Impresa Palermo gli apparentamenti politici che andavano via via aggiungendosi alle manifestazioni di simpatia dei cittadini.

Così prima abbiamo letto del supporto del grande Partito Repubblicano Italiano (per di più) partito della Massoneria romana, fondato da un palermitano, Ugo La Malfa, oggi presieduto da un certo Nucara e dal figlio del fondatore, il peggiore esempio italico di folle banderuola, presentato come se fosse quel di più, quel valore aggiunto che avrebbe connotato la lista elettorale e la validità della proposta.

Poi abbiamo appreso dell’appoggio entusiasta che un altro partito (..e due…) l’UCI, l’unione cattolica italiana ( e torna…) per bocca del suo portavoce siciliano (ma come…) si onorava di dare alla lista Impresa Palermo. E la nostra delusione diventava rabbia…

Quindi, non fuori dai partiti, come trionfalmente annunciato, ma completamente dentro la partitocrazia più marginale pero’, quella senza voti ( e passi,) ma senza idee né programmi che non siano lo scimmiottamento di quelli presentati dai partiti rigorosamente italici che già sono seduti a tavola imbandita.

Per raggiungere il colmo con l’apparentamento ad un partito fai da te che, tanto stolto da aver fallito la data prescritta per la presentazione delle liste, ha trovato nella benevolenza di Dragotto la possibilità di partecipare alle elezioni non più con un candidato sindaco ma con un apparentamento che ancora non sappiamo cosa abbia comportato.
Si tratta di Melograno Mediterraneo di un ex ufficiale dei carabinieri, si’ leggete bene i ccarabbineri, oggi ex deputato ed ex sottosegretario, il generale Pappalardo.

Quando ci siamo accorti che, nel corso di tutta la campagna elettorale, noi de L’Altra Sicilia siamo stati gli unici a parlare di autonomia e di Statuto violato, abbiamo ritenuto valide le ragioni della nostra scelta e giudicato necessaria la nostra discesa in campo, non fosse altro che per aver fatto opera pedagogica.

Ma quando abbiamo capito che anche nella nostra lista la necessità di autonomia e di indipendenza veniva avvertita molto superficialmente e forse con fastidio, quasi fossimo in un certo senso dei visionari fuori dalla realtà, abbiamo avuto la prova provata di esserci incartati, senza averne avuto il sospetto, nell’immobilismo, nel sonno siciliano e nella partitocrazia che tanto abbiamo combattuto e che tutt’ora avversiamo con forza perché la riteniamo il maggiore responsabile del degrado e delle condizioni pietose in cui versa la nostra terra.

Così, per onestà intellettuale abbiamo voluto spiegarvi il nostro “dietro le quinte” e non solo per diritto di cronaca ma soprattutto, ancora prima del voto e del conseguente responso delle urne, per fare opera catartica e manifestare per intero tutte le nostre perplessità.

Per ora da queste pagine riferiamo la nostra soddisfazione per aver partecipato alla campagna elettorale di Palermo con la sola forza delle nostre convinzioni, per aver supportato Dragotto Sindaco e per la giustezza delle ragioni della nostra scelta, fino a lunedì pomeriggio, pero’ …

Eugenio Preta