La Regione da tagliare

Ci sono in atto tante manovre per rilanciare la volata ai partiti in crisi di credibilità e poter consentire la rielezione di una classe politica politicante come quella attuale che, ci siamo accorti a nostre spese, non riesce a gestire la cosa pubblica né ad assolvere la missione di servizio a cui si è fatta delegare con il voto dei cittadini, che è l’essenza intima del fare politica.

Politica come missione, lo ripetiamo da tempo al L’ALTRA SICILIA, prefigurando anzitutto una riformulazione del mandato elettorale in senso di servizio da rendere al cittadino, limitato a una sola legislatura, retribuito sulla base di una tabella di salari professionali che non sia assolutamente attrattiva ma che possa consentire, a chi sente “l’afflato per la cosa pubblica” di continuare a percepire il salario originale. Non sarà la panacea ma potrebbe essere un’impianto da sviluppare.

Invece oggi la politica è sinonimo di “immarcescibilità”. Pensate che al parlamento europeo c’é eletto ancora un De Mita, e in quello italiano, un Pisanu o un Dini o La Malfa e che per lasciare lo scranno debbono trapassare, altrimenti, di andarsene, non se ne parla nemmeno. Gente come Fini o Casini, senza altro mestiere ( uindi fuori dei parametri cui accennavamo sopra) sono al Parlamento da oltre 28 anni, quindi deputato come mestiere, altro che missione civile!

Tra le operazioni che intendono rilanciare la vecchia politica, sul Giornale, il direttore Belpietro (piemontese, si’ quello vittima di un’attentato di cui non si è saputo più niente) ha lanciato una fatwa contro la Sicilia, riferendo numeri difficilmente contestabili, prove evidenti di corruzioni e malservizio che, noi lo sappiamo e lo raccontiamo da tempo, affliggono il nostro Arcipelago.

Belpietro ha senz’altro ragione quando chiede perché in epoca di revisione della spesa, (spending rewiew) in Sicilia non si sono attuati i tagli tanto auspicati nella spesa pubblica, nella pubblica amministrazione, nella sanità.

Al contrario non possiamo contestargli niente quando sappiamo che Cascio aumenta i dirigenti dell’ARS e Lombardo promuove anche quelli in carcere, ma ora che Belpietro ci venga a scatenare la guerra santa a casa nostra non ci sta proprio bene, non glielo possiamo permettere pur se dentro di noi sappiamo che ha ragione.

Le cifre del disfunzionamento degli apparati amministrativi regionali fanno paura e non c’era certo bisogno di Belpietro per scoprirlo. Sono conseguenza di una classe politica che dagli anni 60 ha svenduto la Sicilia all’oncia, ha creato il clientelismo che esiste anche al Nord pero’, ha scatenato il precariato, come al nord, i lavori socialmente utili (al padrino da votare), ha creato la casta spocchiosa degli impiegati regionali con gli scandali del numero e delle retribuzioni, pensionati d’oro e pensionati baby, ed ancora oggi ha un ex ministro presidente in galera e l’attuale Ministro presidente inquisito, come il precedente, per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa.

Belpietro pero’ dimentica i fondi Fas scippati alla Sicilia o le quote latte nordiste pagate con i soldi dei siciliani e certamente sbaglia quando sposta il discorso dal piano della revisione della spesa, improcastinabile, a quello “sacro e intoccabile” dello Statuto di Autonomia.

Pero’ ogni scusa è buona per cercare di togliersi dalla scarpa quel sassolino che fa tanto male. Proprio quell’autonomia che, per fortuna dei nordisti, noi siciliani non siamo ancora riusciti ad applicare, vuoi perché controllati dal Nord attraverso una classe politica locale di schiavi asserviti ai colonizzatori romani, vuoi perché non siamo ancora riusciti a riunire le energie sane sicilianiste in un progetto unico e condiviso da sottomettere ai cittadini senza se e senza ma. Vero Belpietro?

Caro Belpietro, voi aspettate perché credete che i siciliani non siano capaci del colpo di orgoglio, perché sapete che tutte le risorse sono convogliate a bella posta verso gli stipendi e le clientele, perché sapete che tutte le famiglie devono qualcosa a qualcuno, perché non vi conviene abbandonare il tesoro che avete trovato in Sicilia.

Ma da queste pagine abbiamo iniziato da tempo un nuovo Vespro; un discorso sull’Autonomia che nelle menti migliori si è trasformato ormai (indicativo il manifesto apparso qualche giorno fa su Sicilia Informazioni di Massimo Costa) in cammino verso l’Indipendenza, e cresce, cresce.

Allora sì, le critiche che Lei solleva tanto artificiosamente, non avranno più ragione di esistere e un popolo avrà riacquistato la sua dignità e il suo futuro.

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo