L’ora di spezzare le catene

L’incredibile sortita del prof Monti, detto super Mario, chiamato al capezzale della politica incoerente, incapace e assolutista divenuta nel tempo peggio della monarchia sabauda, e zavorra per il popolo, dimostra come i giochi di potere che lo hanno portato a Palazzo Chigi, abbiano come unico scopo quello di garantire la sopravvivenza della casta politicante che da oltre sessanta anni sta dissanguando l’Italia.

Monti longas manu di Casini, suo principale sponsor, sbanda paurosamente impattando contro i più elementari principi Costituzionali, intervendo, con una nota ufficiale, a sollecitare le dimissioni del Presidente della Regione Siciliana.

Sarà anche un fine economista, sarà anche ammirato e coccolato da certe lobbies internazionali, anche se alla fine dopo otto mesi di governo dei “tecnici”, si fa per dire, voluto da Giorgio Napolitano e messo su con una sorta di golpe in bianco digerito in fretta da senatori e deputati preoccupati di dover tornare a casa …, ha soltanto impoverito gli italiani e distrutto un’economia, ma dimostra di non sapere nulla di Costituzione e diritti costituzionali e regionali.

La sortita di Monti, che tutti qui in Sicilia ritengono suggerita da Casini, orfano della poderosa macchina elettorale che rispondeva al nome di Totò Cuffaro, l’attivismo di certa casta politica regionale al soldo di Roma, che in questi ultimi tempi si è accentuato, dà la netta sensazione che il risveglio del movimento autonomista siciliano fa paura.

Si torna al 1945. Solo che allora l’EVIS combattè con le armi, oggi è improponibile una rivoluzione cruenta. Oggi, dopo che i siciliani finalmente di sono svegliati ed accorti di essere stati merce di scambio per combine politiche, perennemente ostaggio di capi feudali che per decenni hanno vissuto grazie all’assenza dello stato ed ora, finalmente, si scopre, grazie anche alla commistione tra stato e mafia, la rivoluzione, nel nome dell’EVIS, va fatta democraticamente.

Sul foglio di Ferrara, il giornalista Pietrangelo Buttafuoco il 17 luglio afferma che : “ la cosa più urgente sarebbe quella di sospendere la democrazia in Sicilia. Ci vorrebbe una dittatura tecnica. Oggi, dopo venti anni dalla stagione delle stragi, pur con Totò Riina e Binnu Provenzano in carcere, la Sicilia è solo la fogna del potere. E se la Sicilia è così, evidentemente, Riina e Provenzano erano solo una parte del problema e non “il” problema. Il vero guaio siamo noi siciliani”.

E’ vero, il vero problema sono i siciliani, abulici, poco propensi al sociale, e opportunisti.

Ma lo sono diventati spinti dalla necessità di sopravvivere in un sistema “marcio” importato e foraggiato dall’Italia sin dallo sbarco degli americani in Sicilia.

Ma forse, grazie a Monti Casini, ora più che mai i siciliani hanno compreso che è giunta l’ora di spezzare le catene.

E’ giunta l’ora di dimostrare al mondo che la Sicilia, culla della letteratura e delle arti, operosa e onesta, esiste e nello spirito del Vespro e dell’Evis, saprà far rinascere l’orgoglio di un popolo.

L’Altra Sicilia – Antudo