I teoremi di ”Arraffaele”

Certo che l’arte politica siciliana, come quella poetica del ‘200 che insegnò la lingua agli italici, al veniente dolce stil novo, fa scuola se anche Lombardo spiega la sua chiosa finale davanti all’ARS dicendo tutto e il contrario di tutto, bravissimo nel volgere in suo favore gli scassi che è riuscito a collezionare e se, nel colpo finale di coda, riesce ancora imperterrito a nominare amici e comparelli, additando poi nella lotta all’Autonomia da parte dei poteri centrali gli accanimenti che si sono rivoltati contro i suoi 4 o 5 governi.

Tanto che ora il cittadino non riesce chiaramente a capire dove sta il torto e dov’è la ragione con il rischio di prendere per buone le asserzioni di “Arrafaele” e mettere nell’incertezza del dubbio le accuse che gli vengono però giustamente mosse.

Ma la Sicilia delle clientele esiste e “Arraffaele” non ne è stato che il più genuino interprete approfittando del suo potere ed arrangiandosi una coorte dei miracol(at)i che gli faceva reperire consensi e voti favorevoli soltanto sostituendo assessori e invischiando così nelle scelte scellerate di potere tutti i partiti, senza nessuna esclusione.

La richiesta coatta di rinvio a giudizio per voto di scambio, “Arraffaele” l’ha saputa rivoltare in tentativo “riuscito” di mettere il bastone tra le ruote non alle sue mire di potere, ma, udite udite, alla stessa Autonomia, grazie ai marpioni del Nord, Feltri e Belpietro in testa, che non aspettavano altro che l’occasione per poter attaccare la Sicilia e tutto il sud che ha dato al nord pelandrone, cultura e sapere (quanti professori sudisti, cari signori leghisti).

Furbo a cavalcare la voglia che i siciliani finalmente sentono di Autonomia e Indipendenza, “Arraffaele” ha trasformato la sua DC personale nell’MPA, seguito in questa avventura da tutti i marpioni sempre sul chi vive, Musotto in prima persona, in cerca di nuove motivazioni non solo per poter fare politica, ma per guadagnarsi il consenso, e che perciò’ nell’Autonomia hanno trovato ninfa vitale per nutrire le loro aspirazioni alla pagnotta quotidiana.

Duole confessarlo, ma esiste oggi maggioritaria, una Sicilia delle clientele che sponsorizza il potere con il voto per ricavarne nomine, occupazione , incarichi, carriere facilitate tanto da esibire, è sotto gli occhi di tutti, organici in esubero ed inefficienti, dirigenti inutili ma pagati a peso d’oro, masse di precari (ah, il voto di scambio…) buoni a nulla e per giunta pure retribuiti dalle asfittiche casse regionali (il costo della politica…)

Non siamo come chi addita nel modello di sviluppo siciliano, accentrato sulla spesa pubblica, il fallimento della politica dell’Isola; noi diciamo che il fallimento della politica risiede prima di tutto nella classe politica assurta a classe dirigente e legittimata da imbrogli e malversazioni e non soltanto dall’accentramento della spesa pubblica tesi troppo semplicistica per tirare la volata al modello di sviluppo confindustriale e così ipotizzare un modello liberista e troppo spinto nel privatizzare imprese e bisogni.

Noi diciamo che bisognerà rifondare prima di tutto il modo di fare politica, in senso etico: ripetiamo incarichi a tempo, una o due legislature e poi a casa per evitare il male che affligge la Sicilia, clientelismo e nepotismo.

Noi diciamo che bisognerà mettere mano alla riforma della pubblica amministrazione per rimodellare una burocrazia isolana pletorica e piena di inefficienza, affidando alla meritocrazia la possibilità di occupazione, incarichi e carriere.

Noi diciamo che azzerando con il voto i partiti esistenti si potrà facilitare l’azzeramento di quel loro potere assoluto che va dalle linee di politica economica alle assunzioni e alle nomine in ogni campo dello scibile (persino i maestri di sci nei borderò di pagamento della regione…).

Noi diciamo che abbiamo bisogno di meritocrazia e trasparenza, e non appartenza ad una bottega o alle solite clientele e diffidiamo, dei soloni che oggi condannano Lombardo dopo essere stati con lui in combutta per anni e ci riferiamo chiaramente ai sindacati siciliani rimodellati sul tipo italico: inefficaci e inutili.

Allora per evitare il nuovo centralismo favorito dai poteri forti a nostro danno e così affermare anche in Sicilia, come già si è fatto nello stivale, quelle gravi decisioni su tagli e sui risparmi concordate a livello europeo ed internazionale, senza alcuna legittimazione d’altronde, L’ALTRA SICILIA chiede il posizionamento di tutte le entità veramente separatiste su una linea di demarcazione che avrà, nella scelta di un candidato Ministro Presidente comune e condiviso da tutti, il segnale per l’avvio della rinascita del popolo e dell’Arcipelago siciliano.

Ufficio Stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo