La Regione presidenziale: Salvatore Cuffaro [di Massimo Costa]

Come si è detto precedentemente non appare ancora saggio porre per iscritto una vera e proprio storiografia su di un periodo tanto vicino quanto quello in cui (dal 2001) la Regione, pur mantenendo una legge elettorale proporzionale, sebbene corretta, ha spostato l’asse del potere dal Parlamento al Presidente, ora “Presidente della Regione” e non più “regionale”, eletto direttamente dagli elettori.
Per completezza di trattazione ci limitiamo ad una semplice cronologia, quasi notarile. I fatti generali sono così riassumibili.

Alle elezioni del 2001 Cuffaro, a capo della coalizione di Centro-Destra della Casa delle Libertà vince e insedia un governo stabile di legislatura, il primo dai lontani tempi di Restivo. Le elezioni segnano il trionfo, in particolare, di Forza Italia, al suo massimo storico, ma i due tronconi della vecchia DC (CDU e CCD, poi, nel corso della legislatura fusi nell’UDC), si difendono bene.

Della compagine di governo fanno parte oltre a queste forze anche la destra di Alleanza Nazionale, un po’ ridimensionata, e il piccolo partito autonomista di Pellegrino e Nicolosi, Nuova Sicilia, nato dalla fusione delle liste autonome della precedente legislatura, che conquista tre deputati e un assessore. Nella maggioranza sono presenti forze minori: socialisti, liberalsocialisti, repubblicani.

Dall’altra parte, all’opposizione, la forza egemone è quella della Margherita, nata dalla riunione dei Popolari (DC di sinistra), Alleanza democratica (laici di centro-sinistra) ed altre piccole forze: ben 12 deputati, oltre ad Orlando stesso, in quanto miglior candidato presidente sconfitto. Dell’antica “Rete” resta solo traccia nell’unico deputato di Primavera Siciliana, tutto sommato assimilabile a quest’area.
Seguono i Democratici di Sinistra, 10 deputati, con la quale gli ex comunisti del PDS avevano “fagocitato” tutti i piccoli “cespugli” ai piedi della “Quercia”. Il calo delle sinistre è vistoso: solo tre deputati a Rifondazione comunista, uno ai comunisti italiani. Completano il quadro un paio di altri deputati, espressione dei “socialisti di sinistra” (il troncone che aveva optato per il centro-sinistra) e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. A parte, nel centro, i 4 deputati di Democrazia Europea del terzo candidato alla Presidenza.

La Presidenza dell’Assemblea è assegnata a Lo Porto di Alleanza Nazionale.

Il risultato sarebbe stato confermato alle elezioni del 2006, con Cuffaro rinnovato presidente (passando però dal 59 % di cinque anni prima al 53 %), a capo di una coalizione di centro-destra. Questa volta il quadro politico è semplificato da una legge di sbarramento al 5 %. Tutte le forze di centro-destra si contraggono sensibilmente per far spazio alla nuova creatura autonomista, il Movimento per l’Autonomia, che ingloba in sé la piccola Nuova Sicilia. Questa la ripartizione dei seggi di centro-destra: 17 a Forza Italia, 11 all’Unione di Centro, 10 a MPA-NS, 9 ad Alleanza Nazionale, cui vanno ad aggiungersi i 6 della lista del presidente L’Aquilone, in cui confluivano liste e partiti minori, oltre ai 9 deputati scattati nel listino regionale del Presidente.

All’opposizione Rita Borsellino guida il Centro-Sinistra, dove c’è una vera e propria “strage” di partiti minori: la lista cumulativa ottiene solo 3 seggi, e la lista del Presidente non raggiunge il quorum. Per il resto DS e Margherita si dividono 12 seggi l’uno.

Terzo candidato questa volta è l’Autonomista di Destra Nello Musumeci che raggiunge una buona performance personale come candidato presidente, ma il cui partito, Alleanza Siciliana, non riesce a superare lo sbarramento.

Il Governo è, ovviamente, un quadripartito di centro-destra. La Presidenza dell’Assemblea, questa volta, tocca al forzista Miccichè.

L’Assemblea del 2001 si distingue per un tentativo di “riforma” dello Statuto che nella sostanza ridimensionava drasticamente la portata dell’Autonomia siciliana. Quella riforma tuttavia non andò a buon fine. Altro elemento fu la regolamentazione dei referendum regionali; ma, oltre a rendere molto difficili i referendum consultivi e abrogativi, quella legge dimenticò di regolare quelli propositivi, che attendono ancora attuazione.

Nel 2001 registriamo una riforma amministrativa dell’ordinamento della Regione, sui controlli interni, sull’istituzione del CODIPA e sull’adesione della Regione al circuito nazionale degli acquisti delle amministrazioni pubbliche.

Del 2002 ricordiamo la solenne affermazione di Berlusconi sull’inizio, entro il 2004, dei lavori per la costruzione del Ponte sullo stretto, la legge 9, con norme in materia di lavoro, cultura ed istruzione, ma soprattutto l’inizio massiccio di sbarchi di clandestini a Lampedusa. L’assessore Granata tenta un decreto sull’introduzione dello studio dello Statuto nelle scuole, ma resta lettera morta. Sono emanate le norme per l’erogazione del buono scuola. Inizia la crisi irreversibile della Fiat di Termini Imerese. La Regione apre la propria sede di rappresentanza a Bruxelles e trasforma in fondazioni private gli enti lirici e sinfonici. Nel frattempo i magistrati di Palermo interrogano Berlusconi sui suoi rapporti con Cosa Nostra, il quale non risponde.

Del 2003 ricordiamo l’assoluzione in appello di Andreotti, ma anche lo stralcio del Ponte sullo Stretto dalle grandi opere europee: la sua realizzazione si comincia ad allontanare sempre più per poi sparire, forse per sempre. L’ondata di sicilianismo cresce lentamente: a Castelvetrano la Piazza Garibaldi è dedicata al primo principe della cittadina, Don Carlo Tagliavia e Aragona, “magnus siculus”. A settembre un black out interrompe la corrente elettrica in tutta Italia, Sardegna esclusa. In Sicilia, pur essendo i più lontani dall’evento e in surplus energetico, la corrente viene riattivata per ultima.

Il 2004 vede l’entrata di Malta nell’UE (sarebbe entrata nell’eurozona nel 2008) e la sigla di un trattato italo-libico per contrastare i flussi migratori irregolari. Cuffaro attua politiche anti-autonomiste: ottiene un decreto di “dis”-attuazione dell’art. 21 in materia di partecipazione del Presidente della Regione alle riunioni del Consiglio dei Ministri e chiede, invano, di rinunciare alla competenza esclusiva sull’istruzione primaria per non doverne sopportare le relative spese. Cresce il malcontento per il caro-benzina, cui si risponde con una legge sulle autostrade del mare e sul prezzo dei carburanti nelle isole minori. A febbraio, a Bruxelles, fra gli emigrati siciliani, la lista sicilianista L’Altra Sicilia prende 2 consiglieri al COMITES con il 14 % dei voti. Dopo 40 anni di lavori apre finalmente l’autostrada Palermo-Messina.
Ma quest’anno sarà ricordato soprattutto per il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa dello stesso Presidente Cuffaro, nell’ambito dell’inchiesta “Talpe alla DDA”. La politica siciliana procede senza scosse anche in presenza di questo grave carico pendente.

Il 2005 è un anno denso di avvenimenti “sicilianisti”. A febbraio vi è un tentativo, poi non riuscito, di Erasmo Vecchio di creare una Confindustria Siciliana, la LISA. Un candidato di “Alleanza Etica per la Sicilia” è eletto alle elezioni universitarie di Palermo; seguiranno risultati analoghi negli anni successivi anche a Catania. Annuncio, poi rientrato, di Miccichè di voler costituire Forza Sicilia. Analogo tentativo, poi abortito, di costituire un movimento sicilianista di sinistra da parte dell’On. Morinello. A destra Musumeci costituisce Alleanza Siciliana, per scissione da Alleanza Nazionale. Ma è al centro che ha luogo lo “smottamento” principale, dall’UDC, per opera di Raffaele Lombardo che crea il Movimento per le Autonomia (più tardi “per le autonomie”) che egemonizzerà presto tutto il mondo dell’autonomismo fagocitando Nuova Sicilia che a sua volta aveva inglobato realtà minori (come, ad esempio, il Partito Siciliano d’Azione).

Sempre nel 2005 si registra la forte protesta degli autotrasportatori dell’AIAS di Richichi, che mettono in ginocchio la Sicilia per più di una settimana. Si emana un decreto di attuazione dell’art. 37 dello Statuto che rappresenta un passo indietro rispetto alle norme del 1965: lo Stato darà alla Regione le relative somme solo a condizione che la Regione si faccia carico di funzioni statali di pari costo. Ma in pratica anche questo decreto, subordinato all’emanazione di un ulteriore decreto dirigenziale del Ministero dell’Economia, sarebbe restato lettera morta. Tale decreto era dato come “compenso” alla Sicilia per l’appoggio dato dal centro-destra siciliano alla riforma costituzionale voluta dalla Lega, che avrebbe di fatto annientato le autonomie speciali.

Nel 2006, oltre alle elezioni politiche, di cui si è detto sopra, si tengono le politiche, che segnano una vittoria risicata del centro-sinistra a livello nazionale. In Sicilia il centro-destra arretra rispetto al “cappotto” del 2001, ma mantiene la sua prevalenza. Alleandosi con la Lega l’MPA ottiene 3 deputati e 1 senatore, oltre al 4 % circa dei voti, concentrati prevalentemente in Sicilia orientale: era dai tempi dell’Assemblea Costituente e del MIS che nessun partito siciliano riusciva a inviare deputati al Parlamento nazionale. Con l’1,4 % e lo 0,3 % circa a testa Alleanza Siciliana e Noi Siciliani mancano l’obiettivo.
All’estero buona affermazione de L’Altra Sicilia con circa il 2 % dei voti nella circoscrizione Europa.

A giugno il referendum costituzionale boccia, anche in Sicilia, la riforma “federale” voluta dalla Lega.

Nel 2007 vengono aggiustate le norme di attuazione dello Statuto in materia di opere pubbliche, sostanzialmente per recepire normativa italiana ed europea. Nello stesso anno, a dicembre, è siglato il nuovo Trattato europeo di Lisbona, con il quale l’Italia, e quindi anche la Sicilia, perde definitivamente gran parte della propria effettiva sovranità a favore dell’Unione Europea. Il trattato sarebbe entrato in vigore effettivamente nel dicembre del 2008.

Il 2008 è invece ricordato per la fine anticipata e traumatica della legislatura. La condanna di Cuffaro decapita la Regione. Si va alle elezioni anticipate sotto la guida provvisoria del Vicepresidente Leanza. Dopo qualche tentennamento sul nome di Miccichè il Centro-Destra va alle elezioni sotto la guida del leader dell’MPA Raffaele Lombardo. La sinistra schiera Anna Finocchiaro. Altri candidati minori furono quelli de La Destra e di Forza Nuova, all’estrema destra, e il primo tentativo del Movimento di Beppe Grillo, ancora non sotto il nome di 5 stelle, con Sonia Alfano.
Alla vigilia delle elezioni del 2008 il budget della Sicilia raggiunge il suo massimo storico, e così pure il suo organico ufficiale, quelle delle aziende controllate e partecipate e quello dei precari. Raggiunge il massimo storico anche il debito regionale. Ma questi temi paiono non essere in agenda politica.
Le elezioni del 2008 e, subito dopo, la crisi mondiale dell’intero sistema capitalistico, aprono la fase che stiamo ancora vivendo.

Massimo Costa
Docente di Economia aziendale presso l’Università degli Studi di Palermo