Turarsi il naso e votare Miccichè? Solo a certe condizioni


Parlare male dello schieramento sicilianista che oggi sfida il centro-destra e il centro-sinistra “italiani” è come sparare sulla Croce Rossa: fin troppo facile.
E’ questo lo schieramento che serve ai Siciliani?

Non è il momento di chiedersi tutto ciò. In ogni questione riguardante l’Autonomia il Governo Lombardo ha fatto in questi 4 anni un passo avanti e uno indietro, restando sostanzialmente fermo. Ha spezzato il sistema coloniale e clientelare di Cuffaro ma non ha creato nulla di realmente alternativo. Ha finalmente capito che l’orizzonte del suo movimento politico doveva essere la Sicilia, quando noi glielo predicavamo sin dal 2006, quando la colomba aveva fatto cadere la Sicilia dal becco per prendere un nastro tricolore. Ora finalmente si è liberato del nastro tricolore ed ha fondato il Partito dei Siciliani. Mah!
Meglio tardi che mai. Miccichè, poi, non ne parliamo.

Da sottosegretario è stato notaio impotente di ogni prevaricazione leghista contro i siciliani. Già nel 2005 predicava Forza Sicilia, ma ha atteso più di un lustro per porre in atto questo progetto e solo ora si è definitivamente emancipato (almeno così speriamo) dalla pesante tutela del suo ex datore di lavoro Silvio Berlusconi e si è messo a capo di un progetto siciliano. Il nome “Grande Sud” è poi sbagliato e i nomi sono importanti. Come abbiamo più volte detto il Sud è tale solo se c’è un Nord, e cioè se siamo indissolubilmente legati all’Italia, e poi ci fa confondere la Questione Siciliana con quella meridionale che è tutt’altra cosa.
Vogliamo parlare poi della qualità media del personale politico di queste formazioni?
Del loro “tasso” di nazionalismo siciliano?
Di FLI? Del movimentino di Savona? No, basta, stendiamo un velo. Tutto questo lo sappiamo.

Il punto è però un altro. Questo schieramento, con questi limiti, oggi sta sfidando i partiti italiani, i veri ascari, i più venduti e falsi di tutti. “Quelli”, insieme ai giornali siciliani più venduti (in tutti i sensi), hanno consumato già il loro tradimento alle spalle della Sicilia. Partecipano all’assalto politico e mediatico per divorare la nostra Patria. Già hanno progettato nella loro agenda politica il commissariamento fra un anno, o l’abolizione dello Statuto speciale, o una soluzione “greca” per l’economia siciliana, insomma hanno barattato il nostro genocidio per la loro carriera politica.

Noi de L’Altra Sicilia non esitiamo a definire costoro “criminali” e a considerare ogni mezzo per arrestarli lecito.
Non servono candidatini piccoli, che neanche supereranno lo sbarramento. Serve una politica efficace, con forti schieramenti alle spalle. Fra l’altro molti dei piccoli hanno esattamente le stesse ricette eurocratiche e criminali dei partiti più grossi. E allora? Risolviamo tutto con un po’ di moralismo e qualche auto blu in meno? Per favore…

In questo quadro non possiamo ignorare il fatto che finalmente Miccichè ha preso le posizioni più giuste che si dovevano prendere. Lasciamo perdere il passato, che conosciamo, ed esaminiamo il suo programma politico.

E’ contrario all’ampliamento del MUOS di Niscemi? Niente meno! Osa mettersi contro i padroni del mondo, gli stessi che ci hanno occupato nel 1943 e non sono andati più via. Bene!
E’ contrario alle politiche europee, al patto di stabilità. Benissimo!
Ma soprattutto ha chiamato a redigere la parte economica del suo programma al Prof. Massimo Costa, nostro carissimo amico.

A questi noi oggi vogliamo dire che rifiutare sdegnosamente, per il “passato” di questi autonomisti, non sarebbe un atto di purezza, sarebbe un atto di viltà. Sarebbe vile ritirarsi nel mondo accademico proprio quando si ha la possibilità di incidere veramente; ma che almeno possa dire tutto quello che oggi serve alla Sicilia.
Prof. Costa, si turi il naso, gli occhi, le orecchie, non ascolti chi inevitabilimente non la capirà e penserà che lei sia uno come tutti gli altri. Vada avanti e raccolga questo invito, per il bene della Sicilia.
La politica si fa con l’etica delle conseguenze, non con quella dei principi assoluti, così insegnava Weber più di cento anni fa. La conseguenza potrebbe essere, se Miccichè vincesse, che la Sicilia diventerebbe un laboratorio per la resistenza alle politiche europee. Non lasciamoci sfuggire questa occasione.

Ovviamente non deve accettare e basta. Deve accettare a delle condizioni, ben precise, di rottura con l’Italia e con l’Europa se e dove serve.
Lei ci ha insegnato che lo Statuto è una macchina con i comandi bloccati, resa inservibile dal Commissario dello Stato, dal Governo, dalla Corte Costituzionale e dall’Unione Europea? Ebbene, e che fa? Va a guidare una macchina con i comandi bloccati, che ci porterà inevitabilmente nel burrone? Non possiamo accettare questo. Dica a Miccichè che è giunta l’ora della sfida ai poteri forti, altrimenti 5 milioni di Siciliani da domani rischiano di morire di fame, altro che storie.

Rompa Miccichè subito con il Commissario dello Stato: promulghi le leggi senza inviargliele, almeno sinché non sarà ricostituita l’Alta Corte!
Invii un ultimatum allo Stato italiano con i decreti attuativi dello Statuto e, dopo 6 mesi, li promulghi unilateralmente portando l’Italia davanti alla Corte internazionale de L’Aia.
Se ne infischi del patto di stabilità e spenda quello che serve per l’economia siciliana. Non paghi le sanzioni che inevitabilmente arriverebbero dall’Europa. Disapplichi regolamenti e direttive europee letali per la nostra economia.

Dia mandato a Riscossione Sicilia di riscuotere, al posto dell’Agenzia delle Entrate, tutte le entrate maturate e riscosse in Sicilia e le dia ai Siciliani.
Emetta moneta complementare per risanare i deficit, come consentito dall’art. 41.
Rinneghi i debiti in derivati contratti da Cuffaro, come debiti immorali, come ha fatto l’Ecuador.
Dica chiaramente a Monti o a chi per lui che in Sicilia non si licenzia nessuno e il patrimonio pubblico, le utilities, etc. non sono in svendita per i banchieri amici suoi.
Faccia un referendum consultivo sullo Statuto e sull’Europa, e, con il mandato popolare che ne seguirebbe, vada a trattare con l’Italia e con l’Europa i diritti della Sicilia.
Non credo che scelgano la via della repressione. Sarebbe il cammino inesorabile verso l’indipendenza, se non verso una guerra di liberazione. Sceglieranno, finalmente, la trattativa, e lì la Sicilia, una Sicilia che faccia veramente e finalmente sul serio, vedrebbe riconosciuta almeno una parte considerevole dei propri diritti.

A queste condizioni perché mai il Prof. Costa non dovrebbe collaborare con il nuovo governo siciliano?

Questo è l’unico Sogno Siciliano possibile.

Ufficio stampa
L’Altra Sicilia – Antudo