Sulla Lingua Siciliana

La Lingua Siciliana ha sempre avuto un rapporto controverso con la polica e con il potere; se ciò risulta pienamente comprensibile per quanto riguarda la storia passata dell’isola, dominata sempre da invasori, ovviamente alloglotti, risulta invece quanto meno strano oggi che la Sicilia è dotata di una propria autonomia.

Infatti lo Statuto della Regione Siciliana, all’articolo 14, sancisce che l’Assemblea Regionale ha la legislazione esclusiva – tra l’altro – anche sull’istruzione elementare e, all’articolo 17, che “l’ Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi” – tra l’altro – anche sull’istruzione media e universitaria.

Nonostante i mezzi che la classe politica siciliana ha disposizione dal 1946, al Siciliano non è stato ancora riconosciuto il diritto di entrare in tutte le scuole come materia di insegnamento.

Parlando di diritti, in fin dei conti, colui che risulta penalizzato da questa situazione è lo stesso cittadino siciliano a cui è negato il diritto di istruzione sulla lingua della propria terra, che è stata lingua madre dei propri genitori e dei suoi antenati e che, in moltissimi casi, è anche la sua lingua madre; inoltre non gli viene riconosciuto il diritto di conoscere la storia della letteratura di tale lingua.

E’ evidente che tale deficienza del sistema scolastico lo impoverisce culturalmente; e qualsiasi impoverimento culturale, ancor più se legato
alla propria specifica identità, non può non avere riflessi sociali.

Non è un caso che spesso quelle regioni e quei paesi in cui è più sviluppata la difesa della propria specifica identità culturale, anche e soprattutto attraverso la promozione della propria specifica lingua, siano regioni all’avanguardia – o comunque in forte crescita – dal punto di visto economico, culturale, sociale.
L’orgoglio per la propria identità – senza, per forza, trasformarsi in nazionalismo o separatismo – è alla base dell’amor proprio di un popolo, amor proprio senza il quale non è possibile costruire sviluppo, a tutti i livelli e in tutti i campi.

La questione della dignità da dare alla lingua siciliana abbraccia, pertanto, un ambito ben più vasto del solo aspetto linguistico; probabilmente il grado di dignità che diamo alla nostra lingua è lo stesso di quello che, forse pur inconsciamente, diamo a noi stessi, come popolo.

Quindi non c’è da meravigliarsi se le enormi potenzialità della terra di Sicilia e delle sue genti rimangono attualmente inespresse. L’economia, la cultura, la politica e tutti gli altri aspetti della società siciliana non possono e non potranno vivere una fase di “rinascenza” se non passando attraverso la rinascita dell’orgoglio per la propria identità e, quindi, anche per la propria lingua.

L’ALTRA SICILIA

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A scuola di dialetto

Con piacere segnaliamo l’iniziativa di una scuola di Trapani di portare la lingua siciliana tra i banchi di scuola.

La diatriba tra lingua siciliana e dialetto siciliano è in realtà inesistente, poiché per la comunità scientifica internazionale il siciliano è una lingua a tutti gli effetti (essendo riconosciuta come tale anche nella classificazione ISO con il codice SCN), che gode addirittura di buona salute.
Ma allora il problema sorge solo per italica ignoranza? E no. Aggrapparsi all’ignoranza sarebbe voler essere magnanimi con i colpevoli, e noi non lo saremo.

Per l’Unione Europea la lingua siciliana si deve ritenere una Lingua Regionale o minoritaria ai sensi della “Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie”, che all’Art. 1 afferma che per “lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue… che non sono diale della lingua ufficiale dello stato”.

La “Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie” è stata approvata il il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1 marzo 1998.

L’Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ed è stata ra ratificata solamente nel marzo del 2012… E IL SICILIANO NON È STATO INCLUSO.