I 12 ”SE” per una Sicilia piu’ ricca

Se:

– si defiscalizzassero i prodotti petroliferi estratti e i loro derivati
prodotti in Sicilia e si attribuisse il gettito fiscale residuo allo “Stato
regionale” di Sicilia (quella che formalmente si chiama la “Regione
Siciliana”);

– si “regionalizzasse” la produzione di energia elettrica e la
si vendesse ai produttori dell’isola a prezzi competitivi e se al Continente
si vendesse invece ai prezzi di mercato;
– si detassasse il reddito d’impresa derivante da investimenti provenienti
dall’esterno dell’Isola creando una complessiva fiscalità e parafiscalità
di vantaggio;
– si avviassero contatti con una grande casa automobilistica mondiale per
riconvertire Termini Imerese verso la produzione per un mercato specializzato
con un marchio tutto nostro che si appoggiasse alla più grande casa
solo per la commercializzazione e per beneficiare di alcuni servizi comuni,
acquistando gli impianti dalla FIAT che è sempre più decotta
e così si facesse pure negli altri settori maturi della nostra industria;
– si utilizzassero i fondi per il “ponte” per due o tre interporti,
la costruzione di un aeroporto internazionale e il miglioramento di quelli
esistenti, per il completamento dell’anello autostradale siciliano e l’alta
velocità ferroviaria interna all’isola;
– si incentivasse la formazione di compagnie di trasporto aeree e navali veramente
siciliane;
– si facessero delle convenzioni per favorire il turismo di ritorno della
comunità dei Siciliani nel mondo (circa dieci milioni di persone) e
per la commercializzazione nelle stesse comunità e attraverso le stesse
comunità nel mondo dei prodotti agro-alimentari tipici e di qualità
del nostro territorio;
– si tutelasse l’ambiente ed i beni culturali siciliani come il nostro “oro”,
si punissero veramente i taglieggiatori di ogni tipo ed in genere si desse
alla Sicilia finalmente la possibilità di essere uno “stato di
diritto” e non terra di illegalità, di raccomandazioni e di “favori”;
– si puntassero tutte le risorse pubbliche disponibili sulla ricerca, sull’università,
sulla creatività, sulla cultura, sulla scuola;
– si difendesse l’identità, la lingua e la storia dei siciliani come
la nostra stessa vita;
– si difendesse e si ampliasse l’autonomia come un nostro diritto inalienabile;
– si orientasse la spesa sociale in modo che i giovani possano trovare una
casa e formarsi una famiglia;

se si facesse tutto questo, ciò che in fondo è banale, che
non è impossibile per lo Statuto di autonomia di cui già disponiamo,
ma che oggi sembra solo un miraggio,

la Sicilia sarebbe un paese ricco, sereno, felice, vivibile…e – quel che
conta – non avremmo più precari, disoccupati, sottoccupati ed emigrati….
Forse però saremmo anche meno disposti a vendere il nostro voto per
qualche promessa che non sarà mai mantenuta. Forse è per questo
che nessuno ci tenta nemmeno a sollevare seriamente questi temi.

Perché non ci proviamo? Perché non vogliamo crederci? Qualcuno
non vuole in Italia? Uniamoci e nessuno oserà toccarci!

Palermo, 13/03/2005