Il Siciliano: una lingua nelle nostre… mani !

Per rispondere a questa domanda bisognerebbe vedere cosa si intende per lingua e cosa si intende per dialetto, bisognerebbe dare delle definizioni precise dei due termini. Ma non è facile definire in maniera chiara queste due categorie.

In genere si tende ad associare alla definizione di dialetto: un uso geograficamente
limitato e culturalmente ristretto; una secondarietà rispetto ad altra
lingua più usata nello stesso territorio; una non ufficialità; una
predominanza marcata, se non addirittura esclusiva, dell’uso verbale (soprattutto
in ambito familiare) rispetto all’uso scritto (quasi totalmente assente);
una grammatica e una sintassi non ben definite; una letteratura insignificante
o del tutto assente.

Per quanto riguarda la definizione generica di lingua, invece, ci si riferisce
a “(…)modo di parlare peculiare d i una comunità umana, appreso
dagli individui (in condizioni normali) fin dai primi mesi di vita, affiancato,
per le popolazioni alfabetizzate, da modalità ortografiche e di stile
connesse alla pratica dello scrivere e del leggere(…)” (De Mauro).

Appare evidente che esistono idiomi che possono presentare caratteristiche
di entrambe le categorie. Il Siciliano sembra essere proprio uno di questi.

Infatti l’idioma siciliano (per il momento chiamiamolo così per
evitare l’uso dei termini che stiamo analizzando), pur mancando di una
ufficialità che lo rende secondario nell’uso orale pubblico e nell’uso
scritto, si distacca dalla definizione di dialetto perché è geograficamente
ampiamente diffuso, tanto da varcare, addirittura, i confini geografici dell’isola
da cui prende il nome (infatti il calabrese meridionale viene considerato da
tutti i linguisti una varietà di siciliano), perché ha un uso
non sempre culturalmente ristretto, perché ha una grammatica e una sintassi
ben definite e perché ha una letteratura di un certo rilievo sviluppatasi
nel corso dei secoli e tutt’ora viva e produttiva.

Il Siciliano è a tutti gli effetti, dunque, una lingua a cui manca,
però, il crisma dell’ufficialità.

Si potrebbe senz’altro dire che, linguisticamente, il Siciliano è
una lingua ma “politicamente”, istituzionalmente, è un dialetto.
Ci viene alla mente l’azzeccata definizione del padre della linguistica
contemporanea, Noam Chomsky, che sosteneva che “una lingua è un
dialetto con un passaporto ed un esercito”; la differenza starebbe tutta
lì, nulla di più.

Questa situazione della lingua siciliana (ormai ci sentiamo di usare principalmente
questo termine) è molto singolare. Infatti le altre realtà linguisticamente
simili (pensiamo soprattutto al Catalano, al Gallego, al Basco, al Gaelico etc.)
sono riuscite a divenire lingue anche a livello istituzionale, cioè sono
state riconosciute politicamente, seppur parlate, in certi casi, da un numero
minore di persone e in zone geograficamente meno ampie rispetto al Siciliano,
e seppur non avessero, per così dire, il “curriculum” della
lingua siciliana (in certi casi si è dovuto ricorrere ad una ricostruzione
linguistica “a tavolino” a causa del disuso in cui versavano).

D’altro canto impressiona non poco la forza di questo nostro idioma siciliano
che, pur non avendo mai avuto passaporti ed eserciti, è riuscito a tramandarsi
per secoli sino a giungere ai giorni nostri, cosa che non è riuscita
a tutti gli altri idiomi dotati di ufficialità istituzionale (e di eserciti),
succedutisi in terra di Sicilia (pensiamo al latino, al greco, all’arabo,
allo spagnolo etc.).

Ma c’è dell’altro: nella concretezza, ciò che davvero
caratterizza in maniera determinante la differenza tra dialetto e lingua ufficiale
è il prestigio; e la condizione di prestigio dipende in maniera determinante
dalla considerazione che del dialetto e della lingua ufficiale hanno gli stessi
parlanti.

Da un lato, a livello politico, la Sicilia è dotata di una autonomia
amministrativa che consentirebbe una introduzione ufficiale della lingua siciliana
nelle scuole (in parte già avviene grazie all’applicazione della
circolare n. 11, prot. 535 del 7 luglio 2000, ma è ben poca cosa); dall’altro
il popolo siciliano è libero di dare alla sua favella il prestigio che
ritiene più opportuno.
Siciliano: lingua o dialetto? Dipende quasi esclusivamente da noi e dal rispetto
che abbiamo per la nostra cultura.

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