Petrolio sì, petrolio no, petrolio forse…

L’Altra Sicilia, associazione di diritto internazionale a tutela della Sicilia e dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”, presa conoscenza della reazione di molti sindaci e delle popolazioni interessate del Val di Noto, non ultimo anche dell’Assessore Granata, contro le ricerche indiscriminate di nuove risorse petrolifere da parte di multinazionali americane sul nostro territorio, assume la seguente posizione.

Per un verso sembra improbabile che queste ricerche siano fatte se non in previsione dell’esistenza di una falda petrolifera di dimensioni veramente rilevanti. Può dunque la Sicilia ignorare di avere l'”oro nero” sotto i propri piedi, quando in tutto il mondo per esso si scatenano quasi tutte le guerre e quando l’economia siciliana langue senza apparente speranza?
Non è facile dare una risposta netta: i “pro” e i “contra” sono di tutto rispetto sia per l’una che per l’altra strada. Certo è che se, come accade oggi, alla Sicilia non restano neanche le briciole del surplus petrolifero del suo sottosuolo e più in generale di quello energetico, se alla Sicilia deve restare soltanto l’inquinamento, allora forse è meglio che le risorse restino laddove sono sempre state, facendo guadagnare in qualità della vita.

Certo è pure che la ricerca non può essere fatta a ridosso di centri abitati o su aree densamente popolate; certo è che ad ogni minaccia all’ambiente dovrebbero seguire controlli, tutele, azioni riparatrici… in nessun caso lo sviluppo e la ricchezza giustificherebbero il sacrificio che il Popolo Siciliano ha fin qui pagato in termini di malattie tumorali e malformazioni alla nascita.
Per contro, però, non convince del tutto un diniego puro e semplice ad ogni forma di prelevamento di tali risorse.

Se è vero che la Sicilia “galleggia sul petrolio” e se i proventi di questa ricchezza restassero al nostro Popolo e, particolarmente a quello delle zone interessate (sia in termini economici sia in termini di prelievo tributario) come è nel diritto naturale prima ancora che nello Statuto o in altra norma di diritto positivo, sarebbe forse insensato non cogliere le opportunità che ci si presentano.
Per la prima volta la Sicilia avrebbe la possibilità di fare veramente da sola, di non aver bisogno più di elemosine, di avere il volano per uno sviluppo sano e duraturo, di diventare (non sembri un sogno) più ricca mediamente dell’Italia e finalmente un paese normale sotto tutti i punti di vista.
L’Altra Sicilia non dice questo perché crede in uno sviluppo a una sola dimensione, ché anzi il petrolio e l’energia dovrebbero essere soltanto la prima carta da giocare per un’economia che si muova a 360 gradi, dal turismo, ai servizi, alle produzioni di qualità, etc. Ma certamente può dare la spinta iniziale senza la quale non ci sarà mai la marcia in più. .
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Perché contrastare questo sviluppo se sarà fatto all’insegna della sostenibilità ecologica e dell’appropriazione delle nostre risorse?

E’ di questi giorni la protesta dei nostri autotrasportatori per il nuovo caro-benzina. Di fronte a queste proteste ci sono associazioni di imprenditori agricoli che, anziché protestare a fianco agli autotrasportatori, protestano contro la protesta!
Finché noi Siciliani tutti non saremo in grado di guardare un palmo al di là del nostro interesse corporativo saremo sempre facilmente divisi e perdenti. Noi de L’Altra Sicilia invitiamo i Siciliani all’unione per gli interessi comuni! Anziché portare avanti una inutile e lunga riforma dello Statuto, battiamoci intanto per una cosa sola: attribuiamo alla Regione la potestà sulle imposte di produzione sui prodotti energetici in modo che essa decida quanto defiscalizzare e quanto incamerare per le esigenze rappresentate dai servizi pubblici; attribuiamo finalmente alla Sicilia dopo 60 anni il gettito dei tributi delle imprese non siciliane che hanno prodotto in Sicilia i loro redditi.

Non dividiamoci su questioni spicciole; da tale questione dipende la nostra sopravvivenza economica e nessuno sembra ricordarsene.
Bisogna anche spiegarlo ad un’opinione pubblica siciliana distratta dal teatrino della politica “nazionale” e disattenta invece al nostro destino. Solo se i Siciliani lo vorranno veramente sarà dato loro almeno il frutto delle risorse che hanno prodotto, altrimenti saremo solo e sempre trattati come una colonia interna!

Bruxelles, 18/04/2005

Ufficio Stampa -L’Altra Sicilia

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