Termini Imerese: o polo automobilistico siciliano o niente

L’Altra Sicilia, associazione di diritto internazionale a tutela della Sicilia e dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”, di fronte alla lenta agonia dell’insediamento industriale di Termini Imerese, rileva come le proprie previsioni si stanno rivelando purtroppo assai fondate: le promesse e le parole al vento restano tali, la sostanza è che la Sicilia vede avviarsi ad un vero e proprio smantellamento del proprio tessuto industriale.

Non si tratta solo di gestire l’emergenza degli attuali occupati della FIAT e dell’indotto. Si tratta anche di dare una speranza di trovare un posto di lavoro a tutti i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro.

Siamo stanchi di assistere alla passerella di politici che vengono a chiedere il voto sulle nostre disgrazie dicendoci: “Quelli vi hanno tradito! Noi siamo migliori! Questa volta votate noi!” Ci vediamo già fra cinque anni, a parti invertite, con la solita miseria e con la solita solfa elettorale. E il Popolo Siciliano che crede, che crede sempre, che si aggrappa a qualunque speranza…

Prendiamo atto del fatto che l’industria assistita dallo Stato (con incentivi o altro) appartiene al passato. Prendiamo atto del fatto che la politica industriale italiana e gli interessi forti nazionali non contemplano praticamente nulla per lo sviluppo della Sicilia. Prendiamo atto che il polo Fiat non ha nessun futuro e che il problema è nell’agenda politica solo per progettare interventi assistenziali per fare “sopravvivere i padri di famiglia” coinvolti in questa drammatica vicenda.

Ma la Sicilia, una volta tanto, vuole vivere, non sopravvivere!

In questo è indispensabile – lo ribadiamo ancora una volta – che l’Autonomia venga usata per fare una politica industriale veramente autonoma. Si crei una task force che dia vita ad un progetto industriale integrato per un polo automobolistico siciliano autonomo! Si crei un nuovo marchio e si lanci sul mercato globale.

Si cerchino i partner internazionali necessari con una campagna a tutto campo (perché no? anche rivolgendoci ai cinesi se necessario), si riprogettino i modelli, le prospettive di mercato, i modi e tempi di produzione, gli orari di lavoro, in modo che il nuovo marchio sia realmente competitivo.

Non vogliamo specificare i dettagli aziendali, tecnici e normativi di un tale progetto in un semplice comunicato stampa come il presente. Si faccia però la scelta politica di rilanciare la Sicilia come soggetto aggressivo sulla scena competitiva globale e si studino le condizioni (ambientali, fiscali, previdenziali, infrastrutturali,…) per favorire gli insediamenti industriali in Sicilia. Non c’è nulla di più falso del dire che la Sicilia non deve avere industria, ma solo “sole, mare e grano”: è solo un alibi per non far fare concorrenza all’industria continentale e per tenere la Sicilia nella condizione di regione perennemente malata e assistita.

E’ ora di dire basta. Anche con un uso spregiudicato dei margini di Autonomia che lo Statuto del 1946 ci concede; anche sfidando la Corte Costituzionale sempre pronta con le sue sentenze abrogative a ridimensionare la Nostra Autonomia; anche sfidando il Governo Italiano che in un polo automobilistico siciliano vedrebbe non lo sviluppo della Sicilia, al quale si è davvero poco sensibili, ma solo un concorrente pericoloso per la propria malata industria (per quella che l’Italia sente veramente propria, cioè quella del Centro-Nord o comunque della Penisola)

Solo avendo come guida il nostro coraggio potremo avere un futuro, in alternativa non sembra esserci proprio niente.

Ufficio Stampa – L’Altra Sicilia