Armiamoci e… partite

Figli di un Dio minore…. Noi siciliani siamo come le vecchie famiglie di una volta, dove i cugini erano ammirati, invidiati eppure sempre accettati con riserva nel consesso familiare.
Ci copiano, fanno quello che noi facciamo ma non diranno mai che la spinta sia venuta da noi.

Ad esempio, in Veneto, Lombardia, Piemonte, si sogna un’Autonomia regionale che da noi esiste sin dal 1946;  si moltiplicano dichiarazioni, riunioni, congressi, si coinvolge quel popolo, il tutto corroborato da quei media che invece , stranamente, in Sicilia tanto remano contro , mentre appunto in queste nuove  situazioni  riescono persino a scrollare la patina dell’evidente  fittizio e della palese millanteria a  quella rivendicazione che resta e rimane , artefatta appunto,  puro disegno dove da noi  rimane autenticamente certificata da lingua , popolo e territorio oltre che da storia e avvenimenti e cultura . Autonomia è il frutto proibito, ma da noi  è consegiuenza  di un  “patto”,  un vero accordo con lo Stato centrale.
A ben vedere, che strano però…, mentre da noi vorrebbero smantellare l’istituto,  da loro invece operano tutti insieme per crearlo ex novo…
Per questo diciamo che dobbiamo coalizzarci tutti per difendere questo Statuto che c’è, è là e vuole solo essere messo in attuazione… finalmente!

Infatti questo nostro Statuto di Autonomia resta sotto l’attacco massiccio  dello Stato centrale, ma ancora di più le insidie  dei suoi detrattori interni, siciliani e iscritti nelle logiche centraliste non per scelta ma sicuramente per convenienza tanto che  l’ annunciata riforma del titolo V° della Costituzione costituisce ben più di un pericolo se i nostri rappresentanti istituzionali, da siciliani,  latitino o peggio, di più ,ne siano conniventi.
Se dal piano della dottrina giuridico -costituzionale passiamo a quello dell’economia reale, a nessuno dei siciliani dovrebbe sfuggire le possibilità di sviluppo e crescita  che offrirebbe a questa terra bistrattata e in continuo  fallimento, l’attuazione di quei dettati autonomisti,fiscalità di rientro e indipendenza energetica ad esempio, disattesi appunto fin dal dopoguerra.
E’ sconcertante, alla vigilia di ogni tipo di elezione che interessi i siciliani, assistere all’agitarsi e alla scoperta  di tanti fantomatici movimenti, il più delle volte costituiti, ahimè,  dal solo portavoce , responsabile unico o presidente , che cerca di catturare la scena mediatica con dichiarazioni, prese di posizione, manifestazioni di onnipotenza e sospetti di grossi seguiti  che poi finiscono con aggiungere confusione e creare tanti emuli pronti a presentarsi come movimento, partito , fatto nuovo sempre nella linea dell’uno e solo, forse appoggiato , quando va bene., da moglie e da figli
E’ il limite del siciliano impegnato nella sfera politica e sociale,  quello di sentirsi unico, indispensabile e di avere l’imprimatur “dell’avevo detto io”, un semidio quando non un vero e proprio  Dio Onnipotente.
E’ storia,cari amici, nessun movimento è stato  mai capace di  emergere dal grigiore dell’improvvisazione, catturare consensi o instaurarsi nel panorama politico o peggio restare autentico senza lasciarsi contaminare dal potere.  Con qualche eccezione che conferma purtroppo la regola, eccezione  subito digerita dal sistema (vero Scianò?) e  con la grande delusione conseguente.
Ora i siciliani, o alcune menti più avvertite, più o meno convintamente, hanno capito che l’Indipendenza potrebbe essere l’inizio vero di una rinascita e riuscirebbe a, segnare un’autentica svolta, pure drammatica ma necessaria, ma hanno anche intravisto che i siciliani necessiterebbero di tanta pedagogia, di tanta scuola per riuscire a focalizzare la portata di tale assunto ed hanno  capito che per raggiungere questa Indipendenza, a cui diamo atto possano anche credere convintamente,  con tutti i crismi della legalità necessita di strumenti che non stridano con leggi e regolamenti  ma da leggi e regolamenti vengano giuridicamente supportati e aiutati.
Non ci è perciò sfuggita l’operazione Armao, Costa Piscitello, tanto che l’abbiamo capita e pure condivisa sulla lettera. Resta però che ci siamo presentati a Campofelice e che dietro la bandiera della Trinacria non abbiamo visto popolo convinto né  giovani entusiasti  ma abbiamo intravisto sempre gli stessi politici di lungo corso impegnati a misurare la portata della loro possibile proposta, pronti a fare evangelizzazione statutaria questo sì, lo concediamo, ma sotto la maschera di una legge da fare approvare ad un’Assemblea sorda e muta , sotto le spoglie di un improbabile referendum che necessiterebbe della raccolta delle diecimila firme non per proporre la tanto agognata Indipendenza, non si può, ma per interrogare il popolo sul portato della autonomia energetica e fiscale da trasformare in referendum consultivo, il solo possibile .
Ottimo ci siamo detti, forse si può aggirare l’ostacolo pur con una manovra lunga e dispendiosa ma fatta di energie e forze entusiaste.. E’ solo che dietro al tavolo abbiamo visto sempre i soliti rais che si chiamavano e si facevano spazio tra di loro, pur chiedendo la costituzione di comitati e gruppi di lavoro una specie di chiamata alle armi di popolo, una leva calcistica alla De Gregori…  Solo che ci è suonata stonata e d alle nostre orecchie ha preso tanto il deprecato senso  dell’armiamoci e … partite.
Eugenio Preta