Si puo’ resitere alla mafia ma non allo Stato.

Oggi, giovedì 16 novembre 2000, alle ore 15.00,
presso la sede ACIO a Capo d’Orlando LUIGI SCHIFANO ha
iniziato il suo omicidio per fame e sete per
denunciare i gravi ritardi, i metodi irregolari e la
poca legalità con cui viene applicata la legge n. 44
del 23 febbraio 1999, per il ristoro alle vittime del
racket e dell’usura. Ritardo, che sommando i tempi
della prima legge (1992), porta ad attese di oltre
otto anni, rendendo drammatica la situazione di tante
persone e delle loro aziende.


Aziende che avevano già una situazione grave, per il
condizionamento ambientale e le intimidazioni del
racket quando hanno fatto la prima richiesta di
ristoro, sei anni fa, ed ora sono oltre il baratro e
tante situazioni oramai sono senza ritorno.
Questo è a conoscenza del Commissario Antiracket che
continua a tergiversare permettendo il rinvio
dell’esame di tante pratiche o liquidandone alcune con
indennizzi irrisori che umiliano la vittima.
Tutto questo ha portato all’assurdo che chi ha
lottato per primo il racket uscendone indenne, deve
ora soccombere per i gravi ritardi dello Stato
nell’applicazione della legge 44/99, o per i miseri
rimborsi concessi con magnanimità, bonta’ loro!

Da una parte i Governanti, la Magistratura, le Forze
dell’Ordine che spingono a denunciare gli estorsori, e
a costituire le Associazioni Antiracket, unico e solo
baluardo alle estorsioni; dall’altra le autorita’
suddette in applicazione della legge n. 44 cominciano
con i se, ma, i distinguo, il nesso di causalità e la
congruità al fine di non decidere e di non dare il
giusto ristoro a chi ne ha diritto o, nella migliore
delle ipotesi concedere ristori da mendicanti.
A tutto questo si deve amaramente aggiungere
l’indifferenza e l’impotenza delle Associazioni
Antiracket che non aiutano ed assistono più i propri
iscritti per non andare contro chi, fino all’altro
ieri, era il loro capo supremo.
Così si è arrivati allo stallo totale e ad un passo
dallo sfascio definitivo tanto da non riuscire neppure
ad avere notizie sicure e certe sullo stato delle
pratiche.

La conclusione terribile, per chi ha lottato contro
le estorsioni e le illegalità in genere ed aiutato
tante realtà oppresse dalla mafia a fondare le
Associazioni Antiracket, è quella di essere stato
condannato a morte dagli stessi professionisti
dell’antiracket.
Questo oggi Luigi Schifano denuncia iniziando lo
sciopero della fame.
Si può resistere alla mafia ma non allo Stato.
LUIGI SCHIFANO DIVENTA LA PRIMA VITTIMA
DELL’ANTIRACKET.

16/11/2000

La Fondazione “L’Altra Sicilia” invita i suoi amici e
simpatizzanti a inviare la loro solidarietà all’amico
Schifano al n° di Fax: 0039.0941.9126.68 –

Fondazione “L’Altra Sicilia”

Bd. de Dixmude 40 Bte 5 – B – 1000 Bruxelles

Tel./Fax: 0032.02.217.48.31

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Luigi Schifano: “E’ come se mi avessero sparato”

Capo D’Orlando. Trascorsi cinque giorni dall’indizione ed effettuazione dello sciopero della fame, da parte del fondatore dell’Acio, Luigi Schifano, solo il Prefetto, Giosue’ Marino, lo ha contattato, oltre agli attestati di solidarieta’ che gli sono giunti dagli amici e da alcuni commercianti. Ogni giorno che passa e’ un dolore che si rinnova, per una situazione crollata sulle proprie spalle: “E’ come se mi avessero sparato, forse peggio ed ho preso atto che non sono riuscito a smuovere i poteri forti”. Dopo quattordici mesi, sottolinea Schifano, non ha avuto alcuna notizia ufficiale dello stato della propria pratica di ristoro, ne’ del perche’ altre siano state esitate, nonostante la sua fosse una delle prime. Per il momento si sta celebrando un direttivo del sodalizio antiracket e Schifano, per ragioni di opportunita’, ha preferito non parteciparvi. Piu’ tardi non e’ escluso che l’associazione faccia un comunicato, per verificare quale posizione intende portare avanti, in presenza dell’”occupazione” della sede.

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Il 21 novembre 2000, dopo 6 giorni di sciopero, l’Ing. Schifano
ha interrotto la protesta, dietro pressione e promesse degli Organi Istituzionali. “La battaglia continua” ha detto Luigi Schifano,
poco convinto dalle promesse ricevute.