Perché ha vinto Tsipras. E perché la sua vittoria potrebbe rilanciare anche la Sicilia

Chi scrive, negli ultimi sette-otto giorni, su facebook, ha detto e ribadito in tutte le salse che Tsipras avrebbe vinto senza problemi il referendum. Per un motivo semplice: perché il popolo greco ha alle spalle una tradizione millenaria di democrazia e di cultura. E quando in un popolo democrazia e cultura vanno di pari passo non ci sono prepotenti, né Unioni Europee delle banche e della finanza che possano fermarlo. Anzi, se proprio debbo essere sincero, sono rimasto colpito dal 39 per cento dei “Sì”. Certo, tutta la massoneria finanziaria europea si è mossa. I sondaggi falsi che davano avanti i “Sì”, soprattutto negli ultimi giorni, si sono sprecati. La disinformazione, nella cosiddetta Europa unita e quindi anche nel nostro Paese, ha toccato vette da Minculpop. Ma non mi aspettavo che, quasi 4 elettori greci su 10 (il riferimento, ovviamente, è a chi è andato a votare), sarebbero andati dietro a una fallimentare Unione Europea dell’Euro.
Detto questo, ora che si conosce il risultato del referendum in Grecia, può risultare interessante effettuare il raffronto tra greci e italiani. O meglio, il raffronto tra i greci e gli italiani che vanno ancora dietro all’Unione Europea dell’Euro. A giudizio di chi scrive, questi ultimi non sono poi tanti. Ma sono quelli che contano, perché sono quelli che oggi – in forza di un Parlamento delegittimato – continuano a comandare in Italia (il riferimento al Parlamento italiano delegittimato è importante: la Corte Costituzionale, infatti, ha ‘cassato’ la legge elettorale detta Porcellum, mentre la vecchia politica italiana, rappresentata dal PD e da Forza Italia, assieme ad altre ‘frattaglie’ destinate a scomparire, ha approvato una nuova legge elettorale – l’Italucum – che è peggiore del Porcellum, in barba al pronunciamento della Consulta, con l’incredibile avallo di un Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che già dalle prime battute del suo mandato sta dimostrando tutta la propria debolezza!).
Chi scrive è convinto che, se oggi in Italia venisse celebrato un referendum sull’Euro, i “No” alla moneta unica seppellirebbero non soltanto l’Euro, ma la stessa Unione Europea. Chi, oggi, in Italia, va ancora dietro all’Unione Europea dell’Euro scambia gli attuali ‘capi’ della politica italiana per leader. In altre parole, pensare che un uomo politico come Tsipras – che non a caso ha vinto le elezioni nel proprio Paese e che ieri ha vinto anche un referendum storico – possa essere paragonato a personaggi grigi come Giorgio Napolitano, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Romano Prodi commette un errore.
Intanto, l’abbiamo già detto, Tsipras ha dietro il suo popolo. Mentre gi attuali ‘manovratori’ della politica italiana non hanno alle spalle il consenso popolare, ma governano (o quasi) con sotterfugi, artifizi e raggiri. Renzi e Berlusconi – che fanno finta di essere avversari per gabbare i propri elettori, ma che in realtà governano insieme un’Italia sempre più sfasciata – hanno approvato, insieme, la già citata nuova legge elettorale (Italicum) che gli consentirà di portare nell’unica Camera che conterà non 100, ma 200 parlamentari (ammesso, sia chiaro, che uno dei due schieramenti vinca le elezioni, che invece potrebbero anche essere vinte dai grillini).
Insomma, Tsipras è un vero leader. E l’ha dimostrato alla luce del seguito popolare di cui gode. Mentre gli attuali ‘manovratori’ italiani hanno dietro le varie massonerie finanziarie e bancarie (e forse anche altro…) delle quali sono espressione servile. Lo stesso Napolitano (nella foto a destra) – oggi fuori gioco – è un personaggio politico inventato dalla scalcagnata Seconda Repubblica. Chi conosce un po’ la storia del grande Pci sa che Napolitano, in quel partito, contava poco. Il vero leader dell’area, chiamiamola così, liberale del Pci era Giorgio Amendola. Napolitano ha preso piede dopo la morte di Amendola, andando a capeggiare una corrente minoritaria che veniva chiamata “migliorista”. I “miglioristi” non venivano chiamati così non perché erano migliori rispetto agli altri dirigenti del partito ma, al contrario, perché venivano considerati troppo accomodanti: ovvero pronti ad acciuffare poltrone & prebende…
Napolitano, lo ribadiamo, è un prodotto della Seconda Repubblica. Diventa Ministro degli Interni nel 1996 (governo Prodi) e lì inizia la sua fortuna politica all’insegna del potere. Ma in termini di statura politica, che piaccia o no ai suoi ammiratori, rimarrà sempre un personaggio di media caratura, lontano mille miglia – ad esempio – da un uomo carismatico come Enrico Berlinguer. Insomma Napolitano è la personificazione della Seconda Repubblica che, ricordiamolo, nasce dalle terze e quarte file della Prima Repubblica.
Da Presidente della Repubblica Napolitano è stato attento e compito. Ma, sotto il profilo politico, ha ‘toppato’. E’ stato lui che, nel 2011, ha nominato Mario Monti senatore a vita non si capisce per quali meriti. E poi gli ha anche dato l’incarico di primo ministro. I risultati di queste ‘intuizioni’ di Napolitano sono sotto gli occhi di tutti: l’Italia, con il governo Monti, ha massacrato gl’italiani di tasse e ha incrementato il debito pubblico. Un fallimento. Napolitano non può addurre alcuna scusa, perché chi era Monti lo si sapeva già: era stato nominato dal governo Berlusconi nella Commissione europea dove ne aveva combinate di tutti i colori. Insomma…  
La musica non cambia se parliamo di Romano Prodi (nella foto a sinistra). Che era un ‘burosauro’ al servizio della DC. Anzi, di una parte della Democrazia Cristiana. E’ stato presidente dell’IRI. Passato alla storia per aver tentato l’operazione SME sponsorizzata dalla sinistra DC e avversata da Craxi. Quanto sia ‘bravo’, Prodi l’ha dimostrato prima da capo del governo del nostro Paese disarcionato dal suo stesso partito; e poi da presidente della Commissione dell’Unione Europea. E’ stato Prodi a ‘incaprettare’ l’Italia nell’Euro, trattando e accettando un cambio Lira-Euro folle. Oggi Prodi dice che l’attuale Unione Europea non è quella che lui aveva immaginato. E si dà ulteriormente la zappa sui piedi, dimostrando di essere un politico che non ha nemmeno il coraggio di rivendicare le proprie azioni e di difendere con dignità le proprie scelte. 
Di Berlusconi non abbiamo molto da dire: parla l’inchiesta di questi giorni tra ‘festini’ e minorenni. Un personaggio incredibile che, grazie alle sue televisioni, prende da vent’anni in giro gl’italiani. Quanto un personaggio ‘circense’ come Berlusconi non abbia nulla, ma proprio nulla a che spartire con un vero leader politico come Tsipras lo dimostra una delle sue tante prese in giro. Nella campagna elettorale del 2001 Berlusconi lancia il progetto delle ‘famigerate’ due aliquote fiscali. Di fatto – ma questo, chissà perché, non lo ricorda nessuno – è il suo governo 2001-2006 che ha regalato all’Italia la riforma delle esattorie con la creazione dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia. E l’ha fatto propinando all’Italia, in qualità di Ministro dell’Economia, un personaggio – Giulio Tremonti – che è uno dei più autorevoli esponenti del gruppo Aspen, ovvero la sezione italica del gruppo di Bilderberg. E infatti il signor Tremonti, lungi dal creare le due aliquote fiscali promesse da Berlusconi, ha massacrato gl’italiani con un’organizzazione del Fisco al cospetto della quale persino i pubblicani di evangelica memoria impallidiscono!
E il bello sapete qual è? Che questo personaggio, grazie sempre alle sue tv, riesce ancora a distogliere l’attenzione dai danni che ha provocato e che continua a provocare in combutta con Renzi. Ancora oggi si continua a parlare delle ‘buttane’, delle feste e di altre ‘menate’ varie. E sta sempre a galla, perché poi, chissà perché, non finisce mai là dove un personaggio come lui dovrebbe finire: nell’oblìo.
Anche su Renzi non abbiamo molto da dire: è un personaggo che si commenta da sé. Renzi, quando ancora gl’italiani non l’avevano inquadrato, è riuscito a vincere le elezioni più inutili del mondo: quelle per il pomposo Parlamento europeo, un consesso che costa una barca di soldi e che non produce assolutamente nulla (un europarlamentare, tra diaria, segretarie e ‘ammennicoli’ vari, costa, in media, 60 mila euro al mese: ma di questo nessuno parla: per questi privilegiati non c’è politica del rigore: anzi…). Solo a partire da questa legislatura il Parlamento europeo ha espresso un voto sul governo dell’Europa seguendo le indicazioni delle varie massonerie bancarie e finanziarie. E che si sia trattato di un voto imposto lo dimostra il fatto che i socialisti del PSE appoggiano un governo (cioè l’attuale Commissione Europea) che è espressione delle banche e della finanza, non certo dei popoli europei. Di fatto, i veri socialisti europei, oggi, vengono gabbati e traditi da un Partito Socialista Europeo che ha smarrito le proprie radici culturali e politiche: un PSE che, non a caso, si è schierato contro Tsipras, in favore degli ‘strozzini’ dell’Euro.
A questo PSE si richiama Renzi, che oltre a governare male l’Italia si è schierato contro Tsipras e con la Merkel pensando, da buon italiano pagnottista, di saltare sul carro del vincitore. Invece, oggi, si ritrova tra i perdenti. A lui si deve lo spaventoso aumento delle tasse e delle imposte locali: è il suo governo che ha  massacrato Comuni e Regioni del nostro Paese che, inevitabilmente, stanno facendo pagare il conto ai cittadini con nuove, pesanti imposizioni fiscali locali e con servizi alla collettività sempre più scadenti: e ha pure la sfacciataggine di affermare: “Il mio governo ha abbassato le tasse”, come se gl’italiani fossero degli stupidi!
Renzi, se fosse stato un po’ più politico e meno ‘guascone-arruffone’, avrebbe evitato di schierarsi in modo netto con la Germania della signora Merkel e con le massonerie finanziarie e bancarie. E questo è un altro errore, perché oggi l’Unione Europea e, soprattutto, l’Euro sono mal considerati in tutta l’Europa. Già c’erano dubbi sull’Unione Europea. In materia di agricoltura e pesca, almeno per ciò che riguarda i Paesi dell’Europa mediterranea, le politiche comunitarie sono state sempre fallimentari e truffaldine: basti pensare alla notizia di qualche giorno fa: ovvero il tentativo di imporre a tutti i Paesi dell’Unione formaggi prodotti senza latte. Una vergogna che si aggiunge al vino prodotto senza uva, ai succhi di frutta prodotti senza frutta, al cioccolato prodotto senza cacao e via continuando con altre truffe alimentari codificare da regolamenti e direttive comunitarie. Per non parlare di certi regimi di aiuti che sembrano pensati per favorire le varie mafie: e visto che parliamo di mafia e di mafie, non possiamo dimenticare l’inserimento, nel calcolo del Prodotto Interno Lordo (PIL) degli Stati che fanno parte dell’Unione Europea, dei proventi cari alla grande criminalità organizzata: droga, prostituzione e altro ancora.
Insomma, già l’Unione Europea, senza banche e senza ‘pirati’ della finanza, era discutibile. Con i banchieri e i finanzieri ‘banditi’ è diventata insopportabile. Proprio in questi giorni Massimo D’Alema, leader storico della sinistra italiana, ha spiegato, numeri alla mano, che dei 320 miliardi di Euro concessi alla Grecia a titolo di prestito, ben 250 miliardi di Euro i greci non li hanno mai visti, se è vero che sono finiti nelle ‘fauci’ delle banche. Un’altra truffa che la dice lunga sulla serietà di un’Unione Europea che fa acqua da tutte le parti.
In questo scenario si inserisce la Sicilia. Se la Grecia è stata taglieggiata dall’Unione Europea dell’Euro e delle banche, la Sicilia viene taglieggiata dal governo Renzi. Non lo diciamo noi: lo dice, in una relazione ufficiale, la Corte dei Conti, che (come potete leggere qui) accusa, addirittura, di slealtà il governo nazionale nei riguardi della Sicilia. Un’accusa gravissima. Considerazioni che noi abbiamo più volte scritto (come potete leggere qui).
Lo scenario è il seguente: l’Unione Europea dell’Euro, delle banche e della finanza ladra taglieggia l’Italia, mentre il capo del governo, invece di tirare fuori le ‘palle’ e di difendere il nostro Paese dalle aggressioni finanziarie di Bruxelles, si schiera con le massonerie finanziarie. Poi, non sapendo dove trovare i soldi per fronteggiare le sempre esose richieste di un’Unione europea banditesca ruba i soldi al Sud. Sì, ruba: questa è la parola, perché, con tutta la buona volontà, non ne riusciamo a trovare un’altra. Ha rubato 5 miliardi alle Regioni del Sud per pagare gli sgravi fiscali alle imprese, in stragrande maggioranza del Centro Nord Italia; e ha ‘alleggerito’ le entrate della Regione siciliana di circa 10 miliardi di euro.
Chi sta difendendo la Sicilia da questi continui scippi da parte del governo Renzi? Al Parlamento europeo, solo l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao, sta difendendo la sua terra da questa e da altre vergogne. Gli altri eurodeputati eletti nella nostra Isola – del PD e di Forza Italia – sono invece appiattiti sulle tesi delle banche e della finanza. Tacciono mentre la Sicilia va alla deriva. Altro che difesa della Sicilia!
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Che fa questo signore davanti a un governo nazionale rapace e antisiciliano che penalizza la Sicilia per rifarsi, almeno in parte, delle penalizzazioni che l’Europa infligge al nostro Paese? Si schiera con Roma, nel nome della comune appartenenza al PD e, magari, in cambio di un’improbabile poltrona. In questa storia non ci sono soltanto le responsabilità di Crocetta, ma anche le responsabilità – pesantissime – dei partiti che nel Parlamento siciliano tengono in vita il governo Crocetta. In particolare, risultano molto pesanti le responsabilità del PD siciliano, che solo negli ultimi giorni sta provando a smarcarsi dai fallimenti di Crocetta. Ma è un po’ troppo tardi, perché ormai tutti i siciliani hanno capito che tutti i parlamentari nazionali e regionali del Pd lavorano scientificamente contro la Sicilia. La relazione della Corte dei Conti, infatti, ha solo certificato i tagli incredibili che il governo Renzi ha operato a spese di 5 milioni di siciliani che, lo ricordiamo, oggi pagano, nell’ordine: l’Irpef più elevata d’Italia; l’Irap più elevata d’Italia; e, in molti Comuni, la Tasi e la Tari più ‘salata’ d’Italia. Questi sono fatti che i parlamentari europei eletti in Sicilia, e i parlamentari nazionali e regionali del PD conoscono benissimo. Tutte scelte che hanno avallato senza fiatare, tradendo la Sicilia e 5 milioni di siciliani.
In questo scenario la vittoria di Tsipras acquista una grande valenza politica. La vittoria della democrazia greca dimostra che è possibile mettere in discussione i dogmi truffaldini dell’Unione Europea dell’Euro, delle banche e della finanza ladra; e dimostra che è possibile, anche in Italia – e anche in Sicilia – creare una sinistra diversa da quella patrocinata dagli imbroglioni della politica-politicante del PD. In Sicilia lo scenario è ancora più favorevole. Perché c’è un presidente della Regione che, in tre anni, ha preso in giro i siciliani che l’hanno votato nel 2012.
Aveva promesso l’acqua pubblica e l’acqua è nelle mani dei privati.
Aveva promesso la raccolta differenziata dei rifiuti e si va avanti con le discariche che inquinano gestite, in buona parte, dai privati.
Aveva detto no al Muos di Niscemi e poi se n’è pentito, dichiarando, incredibilmente, che il “Muos è uno strumento di pace”. Sei presidenti di Regioni del nostro Paese hanno presentato ricorsi contro le trivelle che rischiano di sfregiare i mari italiani nel nome della ricerca di idrocarburi.
E chi è l’unico presidente di Regione che non ha presentato ricorso? Sempre lui: Crocetta. Che oggi è detestato da quasi tutti i siciliani. E lo si è visto alle ultime elezioni comunali, quando nel suo Comune – a Gela – centinaia di persone si sono riversate nella piazza dove Crocetta avrebbe tenuto un comizio per contestarlo. In genere, se un politico non è gradito, non si va ai comizi e basta. Nel caso di Crocetta, dopo tutto quello che ha combinato, la gente si riversa nelle piazze per fischiarlo. Sembra incredibile ma è così. Del resto, basta andare sulla rete per capire che Crocetta è detestato dalla stragrande maggioranza dei siciliani.  
Lo sanno perfettamente i dirigenti del PD siciliano, che adesso vorrebbero disfarsene. Ma non sanno come mandarlo a casa. Anche perché l’attuale governo regionale ha concesso tutto al governo Renzi: anche un accordo levantino in base al quale la Regione siciliana ha rinunciato, per quattro anni, a far valere le sentenze della Corte Costituzionale favorevoli alla Sicilia: cosa, questa, che è stata stigmatizzata dalla Corte dei Conti. Insomma, come già accennato, in questo scenario, la vittoria di Tsipras dice ai siciliani che è possibile ribellarsi ai prepotenti e ai venduti. Anche perché i nemici di Tsipras in Europa coincidono, sotto il profilo politico, con i nemici dei siciliani.
Giulio Ambrosetti