Risposta a Buttafuoco sulla sua idea di referendum contro l’Autonomia lanciata su La Sicilia

Signor Buttafuoco,
apprendiamo dalle colonne de La Sicilia che lei non “provoca”, fa sul serio. Che lei non “ci fa”, ma “c’è”.

Personalmente non avevo dubbi.

Lei ed altri politici rappresentanti dei partiti italiani, non esattamente di primo pelo, volete montare un nuovo plebiscito farlocco (come quello del 1860), sfruttando il vantaggio mediatico smisurato, e la disinformazione smisurata dei Siciliani, per chiudere i conti con la Sicilia.
Non so psicologicamente cosa spinga molti siciliani come Lei ad essere i primi nemici della loro Patria. Questo mistero lo lascio agli psicanalisti. La sua finta opzione sull’indipendenza – che Lei sa forse meglio di noi che è l’unica vera soluzione alla Questione Siciliana – è posta evidentemente solo in maniera strumentale. Ci stiamo! Facciamolo il referendum, ma non ora. Prima ci vogliono due cose.

Prima i Siciliani devono sapere quello che c’è scritto nello Statuto. Deve entrare nelle scuole obbligatoriamente e deve essere pubblicizzato in ogni modo. Non si fa un referendum su un oggetto il cui contenuto è conosciuto dagli elettori magari solo per mezzo delle sue parole: a proposito, Sig. Buttafuoco, l’ha letto mai lo Statuto? Ne ha mai letto un articolo? O parla pure Lei per sentito dire?

Seconda condizione è che si attui. Lo Statuto attende la sua attuazione integrale dal 1946. Quando lo avremo attuato, avremo trattenuto a casa nostra 10 miliardi in più l’anno da non regalare più ai suoi amici italici, lo richiediamo ai Siciliani, che ne pensa?

Fuor di battuta, sa benissimo che questo referendum è anche tecnicamente impossibile. Non solo perché il presupposto non esiste sul piano del diritto costituzionale. Non solo perché lo Statuto speciale per le Regioni insulari è garantito dai Trattati europei (semmai si può sostituire con uno nuovo).
Guardi, questa Europa non mi piace neanche un po’, e dopo i recenti “accordi” con la Grecia mi fa anche un po’ paura. Ma finché c’è le sue leggi prevalgono su quelle nazionali. E lo statuto differenziato per le regioni insulari e transfrontaliere è garantito a livello internazionale. Semmai è l’Italia inadempiente perché continua a frodare la Sicilia con la complicità di quei politici che lei fa finta di criticare.

Ma non è possibile soprattutto perché ormai la base “politica” di questa rivendicazione è abbondantemente sgamata da tutti.
Per anni, drogati dall’assistenzialismo, i Siciliani non sapevano nulla dell’Autonomia (Lei ancora è in quello stato, evidentemente). Poi, piano piano, dal basso, si sono andati svegliando. Adesso, grazie ad un’azione che è nata sul web, che ha portato nel tempo a convegni, manifestazioni, diffusione di informazioni, la Sicilia finalmente sta cominciando a capire.
Sta cominciando a capire di essere defraudata dei propri diritti costituzionali e, avendo la consapevolezza che con questo stato non è più possibile alcuna leale collaborazione, ormai non vogliono più lo Statuto. Vogliono l’indipendenza o, al più, una statualità sovrana in rapporto di blanda confederazione con l’Italia come soluzione di compromesso.

Lo Statuto non c’è più; è un cadavere. Ma è anche un simbolo. Da ora in poi il nostro autogoverno può solo andare avanti, non indietro. La mummia dello Statuto è un simbolo che ricorda all’Italia ogni giorno quali sono i patti che la stessa ha violato. Ed è per questo che, prima che la consapevolezza si faccia troppo diffusa, i poteri forti, di cui Lei è inconsapevolmente o no (non ci interessa) espressione, vogliono sbrigarsi a chiudere i conti con la Sicilia con un’operazione di palazzo che si deve far passare come “popolare”.
Ma -se questo avvenisse – avrebbe conseguenze serissime sul piano della tenuta politica e sociale della Sicilia. Dal giorno dopo centinaia di migliaia di siciliani considererebbero la dominazione italiana come un’occupazione illegittima, con tutto quello che ne potrebbe seguire.

Ora c’è una novità, signor Buttafuoco, gli Indipendentisti sono tornati. Forse la notizia non le era arrivata. E con un ampio movimento indipendentista in giro queste provocazioni sono del tutto fuori luogo. E in ogni caso sappiate che ora avete contro un movimento di popolo che non ve lo permetterà.
Senta a noi, la Sicilia ha solo bisogno di indipendenza. E, tanto per cominciare, di un presidente indipendentista che smetta l’ignobile questua alla quale siamo abituati.
Se qualcuno pensa di trasformarci in un’appendice ancor più grande e malata della Calabria, sappia che glielo impediremo.
E neanche noi scherziamo.

Massimo Costa