L’Europa tra Spengler e McGuire

Tre ministri degli interni dell’Unione decidono per tutti sottoscrivendo la decisione della Commissione sulla ripartizione “volontariamente obbligatoria” di 120 Mila migranti.
Tre su 28 sono una percentuale che la dice lunga sulla deriva antidemocratica che ha preso ormai il mondo occidentale nel suo centro decisionale denominato Unione Europea: con un’assemblea inutile, il mancato coinvolgimento dei popoli e  la forzata pressione sugli Stati ad accettare le scelte dei pochi a danno della maggioranza.

Il disordine regna sul fronte occidentale, parafrasando Remarke al contrario, nonostante la riconosciuta supremazia germanica, una volta sinonimo di ordine ed efficienza, oggi in vena di slanci sentimentali da operetta, quando spalanca le frontiere ai migranti, in realtà individuando cosi’ la soluzione pragmatica al suo bisogno di manodopera ed attizzando il fuoco della rivoluzione migratoria di cui dimostra di non aver capito gli effetti devastanti.

La Merkel ha minacciato la sospensione degli aiuti europei agli Stati recalcitranti, e questo di per stesso è la prova del fallimento dell’Unione nei suoi stessi principi fondanti; una politica ormai ad un solo senso che non trova alcuna giustificazione nei trattati e con il paradosso che la povera Ungheria, che tenta di obbedire, in effetti si attira critiche e minacce.

La società occidentale è arrivata al tramonto, vive una specie di demenza senile i cui sintomi rivelatori sono la mancanza di realismo e la rivendicazione ridicola di quei valori comuni, come quelli cristiani che i soloni riuniti nella Convenzione che doveva studiare le riforme necessarie al funzionamento di 28 e più Stati, non hanno ritenuto di dover iscrivere nemmeno nel preambolo del testo a cui lavoravano.

Pretenziosa e autoreferente, come i principi del suo ispiratore Coudhenove-Kalergi, quella Costituzione senza Demos, è fortunatamente abortita di fatto anche se oggi  viene ricordata in quel buonismo che condanna l’Europa all’accoglienza delle vittime di guerre e dittatori invece di incitarli a combattere in loco i semi della violenza che patiscono.

La confusione delle diplomazie occidentali regna sovrana, la partigianeria prende il sopravvento sulla realtà. Ad esempio tutti condannano Orban per i reticolati e i muri costruiti alla frontiera, ma fingono di non ricordare  che queste stesse barriere esistono già dal tempo di Suarez  e Zapatero, campioni del mondo progressista, nelle enclave spagnole del Marocco e di Ceuta e Melilla, senza aver destato la benché minima protesta.

Si rimprovera poi all’Europa il suo passato più lontano, i suoi peccati di giovinezza come colonialismo e inquisizione,  ma si finge di essere virtuosi nel presente e di non avere parte di responsabilità nel disordine introdotto in medio oriente, nel mondo arabo musulmano dagli europei, Sarkozy in prima fila.

In verità i popoli europei non hanno alcuna responsabilità dei crimini compiuti da dittatori musulmani e dai loro fanatici  oppositori, effettivamente svolti in un contesto sociale, economico e culturale diverso da quello occidentale. Ma seppure l’occidente oggi appaia buonista ed edulcorato, secondo i detrattori, resta colpevole di un progresso e di un benessere troppo spinti rispetto alle indigenze delle altre civilizzazioni.

In occidente nessuno si indigna, tutti coltivano il proprio orticello attenti al breve termine, smarriti nel presente e senza  capacità di  attuare la politica del lungo termine, analizzando quello che è successo nel passato più recente.
L’idea di imporre la primavera araba, ad esempio, è stata la prova dello smarrimento del nostro senso della realtà, come oggi quella di dover accogliere tutti i rifugiati e di consentirne  il passaggio  e l’accoglienza , anche a rischio di accogliere in grembo cellule terroristiche dormienti, è semplicemente delirante e autolesionista di questa società, ormai  Spengleriana nel suo  tramonto e peggio, Mcguiriana, nella vigilia della distruzione.

Eugenio Preta