Il cavallo di Bruxelles

Dopo gli incidenti di una domenica pomeriggio a Parigi, davanti allo scenario del Bataclan, dove è apparsa chiara la frattura tra paese virtuale e paese reale, la Francia è in ginocchio, come in ginocchio preoccupantemente si trova oggi questa Unione Europea, inutile e pericolosa e pure autolesionista. Mentre i no globalisti, che di terrorismo se ne  fregano e di compietà cristiana pure, provocavano la polizia, nella capitale d’Europa, misura e limite di tutto, nel corso di vertice  informale, i capi di stato e di governo in esercizio degli Stati membri (bisogna ancora appurare chi rappresentino a questo punto…) si sono piegati al furbo Erdogan accettando implicitamente la sua equivoca azione politica nella regione a favore dello SI.

Non ci scandalizziamo certo della decisione presa dagli illuminati Soloni europei della riapertura dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione in cambio di una blanda promessa di un controllo più efficace delle frontiere, né ci possiamo lusingare dei 3miliardi di euro destinati ad Erdogan come ricompensa europea alla riapertura  dei capitoli , prettamente economici, del negoziato interrotto nel 2005 , quando lo stesso Erdogan era accusato di violazioni dei diritti umani e di pratiche antidemocratiche; ci preoccupa invece la cecità dimostrata dai governanti europei pro tempore.
Accettare il ricatto in chiave pro-islamica, ritenere che la Turchia obbedisca ai criteri non negoziabili di stato di diritto e di democraticità, e tutto questo nonostante sia chiaro che Erdogan armi lo SI insieme ai suonati yankees, e bombardi i curdi, quasi incredulo di poter prendere due piccioni con una Fava,. non ci sembra molto intelligente.
Erdogan è un furbo, si è iscritto da tempo nel Partito Popolare Europeo, egemone nelle istituzioni dell’Ue, nei corridoi dei “decisori”,  anzi ne è persino membro del l’Ufficio di presidenza. Attraverso il PPE vuole acquistare legittimazione democratica ed intanto arma lo SI, compra il petrolio che i fondamentalisti  gestiscono, assassina oppositori, silenzia i media, perseguita il PPK, bombarda i curdi e pure i russi.

E dire che a scuola avevamo imparato che riguardo alla Turchia non si poteva parlare di Europa ma si doveva fare riferimento all’Asia Minore, nonostante mustafa’ Kemal Ataturk, il turco  ormai modernizzatore contraddetto.
Far riaprire i negoziati di adesione e acquisire legittimazione  democratica non è dovuto sembrare molto difficile al turco: bastava qualche attentato in Europa, la minaccia latente del terrorismo che passa dalla Turchia, raccogliere e distribuire profughi, ordinare la distruzione di un aereo russo per bloccare la coalizione anti – SI,  è così vedersi offrire un regalo importante, ed il gioco  è fatto.

Erdogan parla oggi di un giorno importante (per i musulmani però, dimentica di dire) perche’ gli europei (ricordi le Termopoli, Vienna, salamina, Lepanto?) hanno deciso. di riavviare i negoziati di adesione, di fatto avviare il suicidio collettivo della civiltà occidentale.

L’Europa che rifiutava di fare riferimento ai valori cristiani nella sua carta dei diritti fondamentali  adesso si ritroverà uno Stato ed un Popolo che quei valori proprio non solo non li puo’ condividere, anzi, spesso li ha osteggiati e pure sanguinosamente combattuti.
In tutto questo non si capisce bene il gioco della Germania e della signora Merkel, costretti logicamente, presto o tardi, a  fare i conti, in casa loro, non a Palermo o Pinerolo, con i milioni di turchi già presenti sul territorio tedesco, oggi come immigrati, domani come cittadini  europei a parte intera, con i problemi survenienti che metteranno in causa gli equilibri interni della società tedesca, ma anche quelli di tutto il vecchio continente.

Però duole rilevare come nessun dirigente europeo si sia posto il benché minimo problema, abbia opposto la minima resistenza e tutti siano rimasti in silenzio di fronte alla degradazione del clima sociale e alla ripetuta violazione dei diritti umani che pur vive la Turchia, che nessuno abbia preteso almeno il benché minimo impegno ufficiale di Erdogan sul fronte della lotta allo stato islamico.

Come a Troia, che sempre Turchia è, quando i greci abbandonarono il cavallo sulla spiaggia, oggi  lo stato islamico ha lasciato il regalo turco sulle spiagge dell’Europa, sicura di poterlo utilizzare come astuzia incompresa, testa di ponte per la penetrazione nel vecchio continente da parte del blocco sunnita guidato dall’Arabia Saudita, nel silenzio colpevole è connivente dei dirigenti europei.

Eugenio Preta