Quando la Banca d’Italia decise di distruggere Banco di Sicilia e Sicilcassa

Nel 2002 collaboravo con la Fondazione Federico II. Si tratta del braccio operativo del Parlamento siciliano. La Fondazione, per statuto, è presieduta dal presidente dello stesso Parlamento dell’Isola. La Fondazione dava alle stampe un mensile – Euromediterraneo – che si occupava di politica , economia, costume e altro ancora. Presidente del Parlamento dell’Isola era Guido Lo Porto, figura storica della destra siciliana. Direttore della Fondazione era il professore Carlo Dominici, docente universitario e protagonista di tante vicende legate al mondo del credito siciliano (come leggerete in questa inchiesta, Dominici è stato amministratore del Banco di Sicilia).

Propongo a Dominici di ricostruire, in un’inchiesta, le vicende del Banco di Sicilia. Dominici è d’accordo. Ne dobbiamo parlare con il presidente Lo Porto.
A Lo Porto – che peraltro è anche un giornalista – l’idea piace. Ovviamente, per raccogliere le informazioni mi avvalgo, tra le tante fonti, anche della memoria storica del professore Dominici. Man mano che vado avanti nella raccolta delle notizie mi accorgo che il lavoro diventa ‘tosto’: mi accorgo, ad esempio, che nella vicenda del concambio ne hanno combinato di tutti i colori a discapito del Banco di Sicilia.
Sempre d’accordo con il professore Dominici, parlo con il presidente Lo Porto. Gli dico: “Presidente, qui la cosa diventa un po’ tosta: in pratica, hanno ‘rapinato’ il Banco di Sicilia”. Lo Porto mi risponde: “Vada avanti”.
Anche il professore Dominici va avanti. E scrive un bellissimo articolo da titolo indicativo rivolto al Ministro dell’Economia del nostro Paese di quegli anni: Giulio Tremonti: “Anche lei signor ministro!”. Spero di trovare questo articolo e di pubblicarlo. In sintesi, Dominici dimostra a Tremonti che anche lui è responsabile di aver lasciato una parte d’Italia – parliamo ovviamente del Mezzogiorno – senza un sistema creditizio di riferimento.
Tremonti si era insediato un anno prima da Ministro dell’Economia del Governo Berlusconi 2001-2006. E da Ministro appena insediato aveva affermato, con coraggio, di aver trovato uno scenario nel quale il Sud si ritrovava privato di un sistema creditizio di riferimento. Opera dei massoni della Banca d’Italia, che per salvare le banche del Centro Nord Italia non hanno esitato a sacrificare il sistema creditizio meridionale. Questa è storia che può essere ascritta a tre personaggi: in testa Carlo Azeglio Ciampi, poi Antonio Fazio e, in terza battuta, Mario Draghi.
Tremonti, come già ricordato, s’insedia nel 2001 e denuncia di aver trovato un Sud senza sistema creditizio di riferimento. Un anno dopo, per il credito nel Mezzogiorno d’Italia, la situazione è ancora peggiore: e a peggiorarla è il governo Berlusconi con Tremonti Ministro che fa il pesce dentro il barile. Dominici, nel suo articolo, si limita a ricordare al Ministro Tremonti il suo operato.
Si va alla ‘chiusura’ del mensile. Ricordo ancora la foto di prima pagina scelta dal compianto Andrea Ballerini, che era il direttore di Euromediterraneo: Un bel pacco regalo avvolto con un nastro. Il regalo era il Banco di Sicilia che, per l’appunto, veniva regalato ai poteri forti italiani.
Il mensile viene ‘chiuso’ in tipografia un giovedì pomeriggio. Venerdì va in stampa. Lunedì sarebbe iniziata la distribuzione. Alle sette di mattina di lunedì squilla il mio cellulare. E’ Andrea Ballerini. Mi dice:
“Vestiti di corsa a catapultati alla presidenza della Regione”.
“Che succede?”, chiedo.
“Hanno bloccato il giornale in tipografia. Siamo tutti convocati dal presidente”.
Insomma a Totò Cuffaro, all’epoca dei fatti presidente della Regione, gli articoli sul Banco di Sicilia non erano andati giù. E non erano piaciuti nemmeno a Forza Italia. Il numero di Euromediterraneo venne bloccato. Non è stato mai distribuito.
Molte delle notizie che ho raccolto in questa inchiesta le ho scritte per Oggi 7, il magazine di America Oggi diretto dal mio amico Stefano Vaccara, che oggi è il direttore del quotidiano on line, La Voce di New Yok. Ma l’inchiesta nella sua interezza non è mai stata pubblicata. Oggi la riproponiamo perché mi sembra ancora attuale. Anche perché la situazione creditizia, in Sicilia, è addirittura peggiorata.
Che dire, di altro? Che di Ciampi avevo pensato male nel 1992, quando la Banca d’Italia non fece molto – almeno in termini positivi – per difendere la Lira da un attacco speculativo senza precedenti. Non mi ero sbagliato. Anzi. E penso, poi, che Mario Draghi non poteva che diventare uno dei pilastri della BCE…
Buona lettura a tutti.

Giulio Ambrosetti
 
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