Pale eoliche: quei brutti mulini a vento

Nel nostro medioevo,uno dei massimi scontri tra le intelligenze del tempo, il rapporto tra scienza e fede era avvenuto su basi dogmatiche tanto che lo stesso Galileo era stato condannato per eresia per aver difeso il sistema eliocentrico e, soltanto negli anni 90, il 1992 precisamente, aveva ottenuto la riabilitazione della Chiesa, per opera di Woitjila, come se Copernico solo allora avesse scoperto la verità scientifica.

Oggi il dibattito ha certamente connotati meno nobili, è diventato piu’ materiale e, consolidate ormai le regole, la Religione non deve piu’ spiegarci la scienza e la stessa fede ha ceduto il passo alla necessità contingente .

Siamo di fronte ad una società che è riuscita ad inimicarsi la natura, che deve ora verificare le risorse disponibili e immaginarne di nuove, che vive crisi economiche ma anche di approvvigionamenti alimentare, culturale ed energetico, che è portata a ragionare per calcolo per trovare la soddisfazione dei bisogni e che procede per opportunità , tanto che mi ritorna in mente un vecchio docente di economia politica quando, discutendo di macroeconomia ci spiegava la scala dei bisogni saziabili indicandoci i mezzi scarsi graduati all’ordine dei fini (legge di Gossen).

Cosi’ dopo la crisi energetica degli anni 70, abbiamo fatto di necessità virtù ed abbiamo dovuto cercare fonti che potessero fornirci l’energia elettrica necessaria ,con il minimo dispendio possibile.

Le fonti energetiche alternative, in particolare le rinnovabili, sono da tempo al centro della preoccupazioni della società post-industriale ormai, e l’Unione Europea, misura di tutto, ne ha fatto punto centrale della Direttiva 2009/29 che combatte il cambiamento climatico con l’obiettivo i ridurre del 20% le emissioni di gas serra.

L’aspirazione manifesta sarebbe quella di raggiungere un aumento del 20% della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e, di conseguenza, determinare un risparmio attraverso l’efficienza energetica ,cioè il miglioramento tecnologico e infrastrutturale che consenta di abbassare i consumi.

Cosi’ la ricerca di fonti energetiche alternative è diventata una necessità non piu’ rinviabile per controllare questo consumo energetico arrivato a cifre parossistiche.

Le fonti alternative occupano oggi un posto importante nella strategia dell’Esecutivo , grazie ai fondi investiti nella ricerca che, al momento, coprono il 20% del fabbisogno energetico mondiale, una cifra, comunque, destinata ad aumentare. Sono le rinnovabili ad avere il tasso di crescita più alto tra le risorse di energia alternativa e si stima che, da sole, nel 2030, copriranno circa 1/5° del fabbisogno mondiale

Pero’ colline e paesaggi di incontaminata bellezza vengono oggi deturpati dall’installazione di queste sgraziate torri provviste di pale, quasi moderni mulini a vento, per obbedire all’esigenza , divenuta irrinunciabile dall’epoca delle crisi petrolifere degli anni ’70, di affrancarsi da un approvvigionamento energetico troppo dipendente dal petrolio e, in generale, dalle fonti fossili.

Ma queste installazioni selvagge non sembrano rispondere ad alcuna logica ambientalista né economica. In numero accettabile forse queste torri potrebbero anche non disturbare la vista ma, numerose come sono diventate, effettivamente devastano sprazzi di panorama e , come appurato oggi da seri studi di settore, determinano un tasso di inquinamento che ne annulla le possibili ricadute positive.

Nell’Europa, diventata ormai misura e controllore di ogni Stato nazione,si è passati ad uno stadio di imposizione maggiore: nel pacchetto delle direttive energetiche per il 2020, la Commissione prescrive infatti l’installazione di pale eoliche , e l’insistenza con la quale si impone, lascia prefigurare uno zelo perlomeno eccessivo soprattutto se si prendono in considerazione Paesi come Francia e Belgio che già da tempo si sono convertiti alle caldaie bioocmpatibili, le centrali a pellets, ai pannelli fotovoltaici e che ora si vedono obbligare anche all’uso delle pale eoliche.

Eppure oggi il contribuente europeo dovrebbe chiedersi la ragione di questa follia , domandarsi il perché della ostinata imposizione di queste apparecchiature cosi’costose rispetto ad un risparmio economico quasi irrilevante. Sistema che in effetti può’ continuare a sopravvivere a dispetto della logica e solo grazie alle sovvenzioni elargite o ai sussidi nascosti versati dallo stato sotto forma di rimborso e di incentivo per ogni chilowatt prodotto .

La questione è particolarmente pertinente tanto piu’ che le pale eoliche , denominate energia verde, sono ritenute una importante fonte di inquinamento ,comportano la dipendenza assoluta dal vento ( con periodi di piatta assoluta nelle giornate d’inverno) e necessitano di una messa a regime delle centrali esistenti che oggi si rivelano inadeguate ad assorbire e poi gestire l’energia prodotta con queste pale a vento

La Danimarca e la Germania , antesignane del sistema delle eoliche e fautrici delle fonti alternative in assoluto, hanno dovuto rendersene conto da tempo ed oggi denunciano alti tassi di inquinamento e ammettono di non aver migliorato sufficientemente la loro situazione economica.

Studiate per diminuire l’inquinamento, queste pale eoliche si sono dimostrate assolutamente inadatte .

Infatti si è calcolato che una regione, o uno Stato, che arrivi a raggiungere con l’eolico il 100% della sua potenza nominale, debba poi aggiungere un costo supplementare del 100% , per alimentare le relative centrali fossili o a gas collegate , con una ristorno economico molto debole, calcolato nell’ordine del 40%.

A fronte di un funzionamento quasi incessante le eoliche producono solo il 25% del loro potenziale teorico, obbligate poi a riversarlo sulle turbine a gas che forniscono il 75% complementare.

Confrontando il consumo di gas di un impianto funzionante con le eoliche con quello di uno tradizionale, si è appurato che l’impianto eolico risparmierà il solo 13% di gas rispetto al consumo dello stesso impianto senza eolico.Se poi il riferimento passasse ad un altro combustibile fossile , la differenza si dimostrerebbe ancora più irrilevante!

Continuiamo ,con direttive europee ed imposizioni amministrative, a prescrivere questi sgraziati mulini a vento convinti di aver trovato l’isola del tesoro dell’approvvigionamento energetico, ma si è appurato che un impianto eolico che funzioni a gas o con altro combustibile rappresenti incontestabilmente una possibile catostrafofe ecologica ma anche una evidente rovina finanziaria.

Rifiutiamo cosi’ di accettare , come avvenuto in passato, che la medicina possa essere piu’ nociva della malattia stessa e continuiamo, nella logica di una frenesia ambientalista senza verifiche, a offendere e distruggere questa nostra disperata Terra.

Eugenio Preta