La Commissione farà gli esami di democrazia agli Stati membri

Compito di uno Stato, in questo caso un super stato ,seppur di lunga gestazione, è quello di approntare ogni mezzo disponibile per stabilire che le regole esistenti vengano osservate. Ne va della sicurezza e della convivenza pacifica. Ne va pure del consolidamento di quelle regole decise da pochissimi, ma che si vogliono fare passare come il telaio condiviso di questo super stato ancora da venire.

Non potevano quindi passare sotto silenzio quelle iniziative decise dai vari Stati membri che esulano dai criteri del “tutto federale”, minacciano l’ordine costituito deciso dai funzionari della Commissione europea e si manifestano come la netta riaffermazione della sovranità nazionale..

Mi riferisco innanzitutto al “ cattivo” Victor Orban, il premier ungherese che ha osato sfidare l’ordine costituito riformando, con l’approvazione del parlamento ungherese, la Costituzione nazionale.
Orban ha revocato i poteri di FMi e BCE nelle istituzioni bancarie ungheresi ed ha voluto sottolineare i valori cristiani dell’Ungheria inserendo nella bandiera nazionale la figura di santo Stefano , protettore dell’Ungheria.
Anziché rallegrarsi per la cancellazione dell’ultima costituzione stalinista ancora esistente in Europa, i Soloni europei hanno avversato la nuova costituzione ungherese, accusandola di autoritarismo, sciovinismo, nazionalismo, omofobia, fondamentalismo religioso, ma soprattutto di estraneità ai valori europei, ritenuta oggi una delle peggiori nefandezze possibili Da parte europea è iniziata quindi una battaglia ideologica con una montagna di menzogne pretestuose, inventate dalle elites progressiste kalergiane dell’unione che lavorano per un’Europa senza radici e senza identità fondata sul relativismo etico (denunziato da Ratzinger) che permette la supremazia dei potentati massonici -finanziari del continente europeo.

Poi c’é la questione dei migranti e delle quote di accoglienza imposte dall’Unione, avversate dal gruppo di Visegrád che ha fatto quadrato contro le indicazioni della Commissione europea. I 4 paesi ne hanno criticato le scelte politiche, hanno rivendicato una necessaria autonomia di scelta e hanno parlato del sistema delle quote come di soluzione superficiale, richiedendo la presenza di loro rappresentanti all’interno dei punti di registrazione in Italia e Grecia e, in modo non troppo velato, hanno dimostrato di apprezzare la soluzione ungherese al contenimento del flusso migratorio (le barriere frontaliere).

Sul piano valoriale, così come su quello politico, il blocco più orientale dell’Unione si ritrova oggi su posizioni antitetiche a quelle che dovrebbero ispirare l’UE. Ancorate ad un’idea di sovranità nazionale intoccabile e di acceso conservatorismo nazionale hanno praticamente scavato il fossato con Bruxelles, chiedendo a doppia mandata le porte che si aprono sul Mediterraneo. .

A questo punto, era prevedibile la reazione dell’Unione e quindi logico che l’Unione preparasse una proposta di autotutela creando un meccanismo europeo per definire, dentro paletti ben identificabili, il criterio di democrazia, di stato di diritto e dei diritti fondamentali dell’unione insieme alla istituzione di un diario di bordo che esperti indipendenti metteranno in opera per valutare il livello di democrazia dei vari Stati membri .

E’ implicito che nella valutazione di questi esperti rivestiranno parte essenziale tutti i diritti legati al nuovo cittadino che si vuole costruire, il nuovo uomo europeo a cui vengono cancellati storia, cultura e valori di riferimento, sostituendoli con nuove modernità e nuove credenze, sempre nella linea della cancellazione delle sovranità nazionali.

A questo punto se uno Stato membro dovesse riportare una cattiva pagella relativamente a queste materie d’esame, scatterebbe la punizione prevista con l’applicazione dell’art 7.1 e 7.2 del Trattato di Lisbona (quello la cui approvazione doveva essere inizialmente sottomessa ai cittadini e che poi, con gli esempi cattivi di Irlanda, danimarca e Francia stessa, venne ratificato solo per approvazione parlamentare, più’ semplice) che consente di privare del diritto di voto in sede di Consiglio lo Stato inadempiente.

Il rapporto, la cui stesura il parlamento europeo aveva affidato inizialmente alla socialista Benova, molto vicina al premier ceco Fico,oggi viene elaborato da una deputata liberale olandese , la signora N’T Velde e, se approvato ad ottobre dalla plenaria, permetterebbe all’Unione di prendere il controllo politico su tali paesi invocando la scusa del loro mancato rispetto dello stato di diritto e dei diritti fondamentali come stabiliti dalla Commissione.

Una violazione del principio democratico pero’ che comporterebbe la modifica del trattato di Lisbona e che cancellerebbe addirittura l’art 51 della Carta dei diritti fondamentali, la costituzione europea fortunatamente abortita, che aveva sancito proprio il principio di sussidiarietà , conciliando cosi’ all’accordo anche le posizioni più’ eurorealiste e piu’ antieuropee.

Nel momento in cui la costruzione di un’Europa condivisa si profila sempre più’ problematica ,nel momento che l’esempio Brexit ha creato la grande falla del sentimento di unione , questa nuova procedura inventata dall’unione contro gli stati membri non otterrà, alla fine, che un unico obiettivo: quello di accelerare il processo di deflagrazione ormai già avviato di questa Unione Europea, ancora troppo lontana dai cittadini e dagli Stati Nazione.

Eugenio Preta