Nei dintorni della Sacrestia

Un diverbio che forse potrebbe non interessare più la maggior parte dei fedeli della Chiesa, diventati tiepidi praticanti, ma che si rivolge certamente ai pochi rimasti, quelli osservanti.

Cos’è successo? Qual è l’oggetto del litigio? Si è accesa semplicemente una diatriba sul posto che deve occupare il prete che celebra la Santa Messa. Nel giugno dell’anno scorso il Cardinale ghanese Sarah, uno dei cardinali più tradizionalisti della Curia, oggi Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, in parole povere il boss della Liturgia ecclesiale, in opposizione alle direttive del Papa, aveva proposto che prete e fedeli si rivolgano tutti insieme verso Oriente durante le parti della Messa in cui ci si rivolge direttamente a Dio: al Kyrie, al gloria e all’eucarestia.

Questa proposta, subito appoggiata dal Cardinale americano Raymond Burke, in pratica contravveniva ai cambiamenti operati dal Concilio Vaticano II che aveva imposto al celebrante di fare una giravolta e di rivolgersi ormai verso l’assemblea dei fedeli.

Nelle varie epoche, ed almeno fino al XV secolo, tutte le Chiese erano state “orientate”, vale a dire rivolte verso Oriente e il prete, offrendo le spalle ai fedeli, era lui stesso orientato, girato ad oriente, non come lo si intende spesso, per rivolgersi verso Gerusalemme, ma per porsi di fronte al punto cardinale che vede, tutti i giorni, la nascita della luce, simbolo del Cristo.

Dopo la sua proposta, il cardinale prefetto ha ricevuto la secca smentita del Vaticano che negava, per bocca di Monsignor Lombardi, ex capo della Sala Stampa, oggi scalzato da un giornalista laico americano, ogni possibile cambiamento della direttiva liturgica ricordando a questo proposito che solo il Papa ha la facoltà di decidere le norme liturgiche. Così facendo, Monsignor Sarah veniva rimesso in riga e pregato di occuparsi solo delle materie di sua competenza, ottenendo una specie di sospensione da tutte le manifestazioni vaticane previste in calendario.

Questa diatriba liturgica, un vero e proprio bisticcio che qualificheremmo quasi come bizantino, con le cose dette e quelle lasciate intendere, suona piuttosto ridicola a noi fedeli smarriti oggi nelle contraddizioni di una Chiesa distratta che ha fatto dell’accoglienza e delle relazioni con il mondo musulmano piuttosto che col mondo degli emarginati, dei disoccupati e dei nuovi poveri indigeni, la chiave del suo operato. Certo avremmo preferito che monsignori e prefetti si fossero occupati delle effettive condizioni della Chiesa, del necessario sostegno morale e materiale che essa dovrebbe portare ai fedeli in ambasce, del ruolo che il prete dovrebbe ricoprire per aiutare e tutelare le famiglie piuttosto che della posizione che deve tenere quando celebra la santa Messa.

Un diverbio che sarebbe rimasto confinato nelle sagrestie se non ci si fosse dimenticato che c’è ancora Benedetto XVI, Papa Emerito, un ex pontefice che ha ancora voce in capitolo e che, secondo quanto ha riferito lo stesso organo ufficiale della Chiesa Cattolica, l’Osservatore Romano, in difesa del Cardinale Sarah, ha voluto pubblicare il suo commento cui non si può negare forza e credibilità assolute nel campo della teologia e del dogma della fede.

Benedetto VI è entrato a gamba tesa e si è pronunciato con Sarah a favore della celebrazione ad oriente, nella collocazione del prete nella liturgia: “Per procedere col Signore verso la redenzione dell’intera creazione”, ha detto.

L’utilizzo del verbo procedere, utilizzato dal Papa Emerito, ridona vigore alla pratica “orientata” e a quella specie di protagonismo dell’officiante, oggetto così degli sguardi e dell’attenzione di tutti i fedeli. Senza tralasciare, aveva aggiunto Bendetto XVI, che se i cristiani d’oriente pregano così all’antica, fare altrettanto da parte dei cattolici tutti non deve essere considerato trasgressivo perché dimostra un passo importante verso il tanto agognato ecumenismo.

Infine, per essere sicuro di essersi fatto ben comprendere, Benedetto XVI conclude: “Un pastore di Cristo non deve essere mai orientato semplicemente verso il cerchio dei suoi propri fedeli”.

Eh voilà… Adesso non ci resta che attendere, certo con curiosità quasi morbosa, la replica del titolare della “Ditta”.

Eugenio Preta