Il nuovo governo austriaco OVP/FPO non è solo un caso

La gestione della crisi dei flussi migratori condotta dalla Germania si è rivelata tanto catastrofica da aver gettato la stessa repubblica federale insieme all’Austria, in una complessa fase politica, che mentre impedisce alla Cancelliera designata, di comporre un nuovo governo, ha invece consentito all’Austria di mettere fine alle incertezze con la formazione di un governo di coalizione tra i conservatori democristiani e i nazional-liberali del fronte patriottico. Una coalizione atipica che potrebbe sconvolgere gli scenari politici continentali odierni.

L’Austria viene fuori da un caos politico durato un anno e mezzo, determinato principalmente dall’impossibilità di gestire i flussi incontrollabili di clandestini arrivati dopo il 2015 e dal fatto che la presidenza del governo, lo scorso anno, era stata riportata di giustezza da un candidato di estrema sinistra a seguito di un’elezione rinviata per ben due volte per brogli elettorali.

Lo scorso ottobre infine, Il Partito Popolare Austriaco di destra tradizionale (OVP), ha vinto le elezioni battendo per poco il Partito della Libertà Austriaco (FPO), che si descrive come un partito nazional-liberale ma che la stampa mondialista definisce unanimemente di estrema destra, per la loro feroce opposizione all’immigrazione senza controlli ed al radicamento di un Islam politico nel Paese, insieme ad una concezione di eccessivo liberismo per il settore industriale, soprattutto austriaco.

Nonostante la pressione costante da parte dei media dominanti, la diga finalmente ha ceduto e se il FPO ha sfiorato la vittoria, il risultato gli ha consentito di rivendicare il diritto di partecipare al governo del paese, recuperando ministeri chiave come gli Interni, gli Affari Esteri e la Difesa, imponendo alcune sue linee politiche direttrici sulle questioni dell’Islam, delle relazioni con la Russia – l’FPO è associato al partito di Putin- o ancora relativamente agli aiuti sociali da destinare agli stranieri. C’è anche ricordare che gli stessi media si erano espressi, già dall’inizio della crisi del 2015, a favore di flussi sempre maggiori e senza i necessari controlli.

Sulla questione migratoria non c’é stato effettivamente bisogno di negoziato, dal momento che l’OVP, sotto la spinta di Sebastian Kurz, oggi Cancelliere a 31 anni, aveva riportato la leadership già al congresso di primavera quando aveva contestato gli accordi con la sinistra, si era arrogato poteri inusuali nel suo partito per rigettare in blocco l’immigrazione massiccia e aveva denunziato l’Islam politico e allungato la mano verso il gruppo dei paesi di Visegrad e verso Victor Urban.

Opportunismo politico o sincera convinzione ideologica? una domanda che sorge spontanea quando ci si confronta con uomini politici che provengono dalla grande matrice democristiana. Ma i fatti parlano da soli: Kurz ha sicuramente salvato l’OVP dal tracollo elettorale proprio con le sue nuove idee, ma ha dovuto pagare il prezzo dello sdoganamento dell’FPO e la sua adesione a parti importanti di potere.

Ci si domanda, a questo punto, se tutto ciò sia stato effettivamente voluto e se Kurz sia effettivamente arrivato al successo proprio sbaragliando quella generazione politica ormai devota e in fine carriera, che è stata responsabile del caos migratorio, della mondializzazione distruttrice delle identità nazionali e delle sovranità statali. Sarebbe un errore se vedessimo nella vittoria di Kurz solo una richiesta di ricambio generazionale e non, piuttosto, la richiesta di nuova linfa ideale oggi necessaria per affrontare una nuova fase politica dell’Europa.

Con questo governo austriaco in perfetta sintonia col gruppo di Visegrad, la bilancia del continente comincia a pendere dalla parte dei difensori delle sovranità nazionali e a sfavore delle forze mondialiste, nonostante le manipolazioni mediatiche che ormai si infrangono senza forza, di fronte all’ondata di entusiasmo che accompagna l’attesa attuazione di un programma elettorale che ha registrato il consenso della maggioranza dei cittadini.

Eugenio Preta