Pedro Sanchez, il nuovo scudiero del politicamente corretto

Salito agli onori dell’attualità  grazie alla vicenda della motonave Aquarius, il nuovo Primo ministro spagnolo , il socialista Pedro Sanchez, forse per dare un segnale forte all’Unione europea di cui è un ardente difensore o forse per fare dimenticare le vere ragioni del suo accesso al potere, sembra  essersi messo d’impegno per salire a tre a tre i gradini del politicamente corretto.

Sanchez  è da poco diventato Primo ministro grazie ad una mozione di censura contro l’affarismo di Rajoy,  votata dal Partito socialista operaio spagnolo,  dai  due partiti indipendentisti catalani, da Podemos e dal partito nazionalista basco. La sua legittimità democratica  non gli deriva quindi dal favore popolare, anche perché nel corso delle ultime elezioni spagnole il PSOE si è allineato sulla linea delle sconfitte subite da tutti i partiti socialisti occidental totalizzando il peggiore risultato della sua storia. Verosimilmente una condizione che sembra non essere per nulla presa in considerazione in questa Unione europea.

Innanzitutto Sanchez ,al momento dell’insediamento, ha rifiutato di giurare sulla Bibbia e davanti al  Crocifisso  come avevano fatto lo stesso Gonzalez e dopo di lui Zapatero. Un fatto inusuale in Spagna dove la religione cattolica non è certo la religione di stato ma viene riconosciuta dalla Costituzione spagnola. Sanchez ha giurato quindi davanti al giovane re Felipe  VI ,anch’egli a sua volta  abbandonato dal clero, al momento della sua investitura.

Nella vicenda Aquarius, Sanchez  ha cercato abilmente  di accaparrarsi il buonismo popolare, poi  si è preoccupato di recuperare il senso di una memoria   difficile da dimenticare  con la proposta di voler ritirare le spoglie mortali del generale Franco dalla Valle de los caidos, il mausoleo voluto proprio dal Caudillo dove sono seppelliti sia i combattenti nazionalisti sia quelli  repubblicani purché fossero cattolici, come luogo di riconciliazione nazionale,dopo la sanguinosa  guerra civile  .

La motivazione addotta da Sanchez è quella  di voler abbattere i simboli che dividono la Spagna. Peccato che dissotterrando i morti faccia esattamente il contrario: riapra vecchie ferite e rischi di dividere ancora una volta il Paese, tanto più’ che aveva dichiarato che non si poteva ignorare un passato scomodo per costruire un presente comodo , riferendosi sicuramente alle migliaia di vittime  e ai 1875 preti e suore  assassinati dai repubblicani ,riconosciuti poi martiri dalla Chiesa cattolica.

Il nuovo re Felipe  non è certo Juan Carlos, cresciuto a pane e università franchiste, e sicuramente reagirà all’atteggiamento di Sanchez col silenzio,  nonostante l’attuale monarchia spagnola sia debitrice del generalissimo Franco, la cui vedova fu anche dichiarata  Grande di Spagna.

Certo oggi fa una certa impressione registrare questo ansia  del pentimento di Sanchez, di una violenza che poco si comprende di fronte alla siderale  lontananza nel tempo degli avvenimenti incriminati.

Eugenio Preta