La surrettizia unificazione dei popoli attraverso una carta di identità europea

Nel momento in cui i cittadini dell’Unione sono in piena campagna elettorale in vista delle elezioni che rinnoveranno l’Assemblea, il Parlamento europeo, in scadenza di fine mandato, si illude di essere utile ed al servizio del cittadino e  continua la sua forzata marcia federalista  Durante l’ultima sessione parlamentare  i deputati europei hanno votato un regolamento sulla carta di identità europea, un progetto che sancisce il principio di un documento ufficiale che rechi affisso il simbolo europeo -immaginiamo le 7 stelle che non significano nulla — di formato e di colore identici per tutti i Paesi membri .

Implicitamente il regolamento prevede che queste caratteristiche comuni dovranno accompagnarsi a tutti i documenti che lo Stato continuerà ad emettere pur permettendo il mantenimento di alcuni elementi specificatamente nazionali.

Interrogato sul senso di questa iniziativa, il relatore del progetto, un oscuro liberale belga, si nasconde dietro evidenti  bugie quando dichiara  che questa  carta d’identità europea non sostituirà quella nazionale,  che gli Stati non avranno nessun obbligo di concederne una, che non si creerà una banca dati di impronte digitali né che essa potrà costituire la base legale per crearne una a livello nazionale.

Ma allora, a che cosa servirebbe questa invenzione artificiale ? Secondo la Commissione , esclusivamente  a facilitare la circolazione delle persone in seno all’unione europea. Ma non è questo il ruolo proprio già delle carte nazionali? Del resto, anche i recenti passaporti , non portano già la menzione “unione europea”?  Giustificazioni che non sono affatto convincenti, vere bugie  che, a  poche settimane  della scelta dei popoli , il Parlmento europeo ,ancora maggioritariamente tenuto dai federalisti,  inquieto per i risultati osservati nel corso delle ultime elezioni in molti paesi dell’unione, cerca di confermare  acido approvare alcuni principi forti per blindare posizioni di parte che non tengono conto dell’interesse del cittadino.

Gli eletti, peraltro  in fine mandato, spalleggiati  da una  Commissione ormai in ambascia , sperano di far emergere in extremis e nella concitazione pre-elettorale la vecchia nozione di cittadinanza europea che inseguono disperatamente ma che sembra allontanarsi sempre piu’  in virtù dei risultati nazionali che penalizzano le istanze presentate dal federalismo .  Cittadino europeo per documentazione a dispetto di poterlo essere convintamente col cuore  è il messaggio che porta questa nuova iniziativa inutile diretta a piegare gli Stati piu’ recalcitranti. Come se la concessione obbligatoria,  con un pretesto fasullo, di un documento ufficiale venuto da Bruxelles possa, , da solo, forgiare un sentimento di appartenenza ad un ‘entità sopranazionale nella quale , sempre in misura minore, i cittadini europei  sembrano riconoscersi e fare affidamento.

Praticamente è il corto circuito assoluto esistente tra l’Europa federalista e ultraliberale voluta da Bruxelles ed i popoli che subiscono, quotidianamente  la pressione e le imposizioni di queste istituzioni rivelarsi fuori gioco e veramente  inutili. Il prossimo  maggio, forse per l’intima volta, i cittadini che compongono i 27 stati dell’Unione, (i britannici hanno già scelto) avranno la possibilità di riprendersi in mano  il loro proprio destino.Questo  progetto di carta di identità europea è la prova sintomatica dell’obiettivo perseguito dai federalisti: la fine degli Stati nazione. Un progetto funesto per i cittadini a cui si potrà rispondere solo come avrebbe voluto il generale De Gaulle, con la scelta di un’Europa degli Stati nazione, dei popoli liberi e dei grandi progetti.

Eugenio Preta