La Chiesa francese si affaccia timidamente sulla piazza della protesta “gialla”

Continua la protesta dei gilet gialli con manifestazioni sempre differenti che fanno riferimento a quella contestazione di piazza iniziata originariamente come rivolta anti-fiscale coinvolgendo sempre più simpatizzanti, sia sui grandi viali delle città metropolitane, sia sulle rotonde comunali dei villaggi rurali, fino a diventare oggi una vera e propria lotta di classe dalla retorica prettamente marxista.

La rilevanza di questo movimento, dimostra che le motivazioni della rivolta dei gilet gialli vanno al di là del rifiuto della politica fiscale governativa. Intervistati dalle varie televisioni francesi, gli improvvisati rappresentanti del movimento, non riescono a definire chiaramente le motivazioni,confondono le rivendicazioni non permettendo alla fine ogni possibile giudizio favorevole. Eppure c’era qualcosa di indefinibile che aveva spinto migliaia di cittadini a disobbedire alle ingiunzioni dei prefetti ed a scendere in piazza al canto della Marsigliese e sotto il tricolore della bandiera francese.

Oggi, appare evidente a molti, che i gilet gialli sono espressione della lotta contro una società sempre più aperta e sempre più mondializzata. Una lotta, che a questo punto, avrebbe dovuto risvegliare il clero francese dal suo torpore e riservare un posto privilegiato alla Chiesa ed ai suoi rappresentanti. Ed in effetti molti sacerdoti e parroci di provincia hanno partecipato ai cortei dei gilet gialli, a dimostrazione della percezione di un sentimento popolare che si esprime col desiderio di ritornare al locale, al particolare, allontanandosi dai grandi sistemi, dal mondo e dall’Europa percepiti come prevaricatori e disumanizzanti. L’intento della Chiesa si rivela chiaramente nelle dichiarazioni dei tanti sacerdoti che, interrogati sui media e sui vari canali televisivi, hanno candidamente confessato di aver partecipato alle manifestazioni “gialle” perché ormai stanchi della laicità e desiderosi di ripresentare altri ideali in sostituzione dei valori tradizionali della Repubblica.

E’ interessante notare, che dopo decenni di propaganda anticlericale da parte dei media e delle istituzioni, la figura del sacerdote sembra venire accolta favorevolmente, sempre più presente nelle sensibilità popolari, anche le più proletarie. I preti, ritengono che il loro posto debba essere a fianco del popolo che lotta per i suoi diritti e che le adunate permettono almeno di parlare di vita, di valori ed anche di religione. Una reazione che sembra toccare positivamente i manifestanti specialmente quando notano un prete bloccato dai gendarmi sui Campi Elisi come fosse un cittadino qualsiasi.

Effettivamente la parola e la presenza della Chiesa era particolarmente attesa in queste difficili circostanze di ribellione. Una reazione che non si è fatta attendere quando il vescovo di Montauban, ad esempio, si è rivolto ai gilet gialli, nel bel mezzo di una dimostrazione di piazza, con un discorso impregnato di cattolicesimo sociale che ha affrontato una tematica che supera il contesto politico ed affronta problemi sociali molto più profondi.

Purtroppo queste restano per il momento solo iniziative sporadiche, perché ufficialmente la Chiesa francese rimane molto riservata rispetto all’azione dei gilet gialli, ad eccezione di un “appello ai cattolici” e dell’organizzazione di un grande dibattito proprio per cercare di raccogliere le proposte del mondo cattolico.

Un’iniziativa poco tempestiva che poi è sembrata troppo allineata a quella del grande dibattito nazionale proposto dal presidente Macron, ed in qualche modo ritenuta troppo ingenua, perché sembra non tener conto dell’impossibilità di riunire in una sala parrocchiale manifestanti di ogni ordine e fede attorno ad un tavolo per discutere e trovare un valore comune che possa permettere a tutti i cittadini, fedeli e no, di rivolgersi al futuro.

Testimonianze di sacerdoti che dimostrano che questa Francia sofferente e decristianizzata aveva realmente bisogno della presenza dei pastori nelle sue fila e che aspettava di essere ascoltata e compresa dalla Chiesa. Se solo qualche giorno fa, il primo maggio, è stato segnato dagli scontri organizzati nella capitale dalle masse dei black bloc rigorosamente in nero, oggi, proprio il radicalismo di altri uomini sempre vestiti di nero sembra affacciarsi sulla scena per riunire e sedurre la folla.

Eugenio Preta