Le incongruenze dell’Europa e dei paesi che ci hanno fregato col “gioco delle tre carte”

Da quando Maastricht ci ha costretti a “irreggimentare” i nostri criteri di spesa ed hanno preso grande rilievo  le pagelle a cui  gli organismi finanziari ,  come Standard&Poors, peraltro extra-europei, hanno sottoposto i bilanci degli Stati sovrani , il dogma etico si è insinuato nei conti pubblici interni degli Stati membri  e quei Paesi diventati ad un certo punto della loro Storia, “virtuosi”, sono diventati moralizzatori e fustigatori  intransigenti delle teorie contabili.

Gli Stati nordici, presi  in senso lato , sono convinti di obbedire  tutti ad un  principio di etica finanziaria quando denunciano gli Stati che spendono troppo ,hanno i loro debiti fuori controllo  e così danneggiano quelli i cui bilanci  invece si presentano in ordine.
Un ragionamento che non farebbe una grinza se effettivamente esistesse un criterio oggettivo  per valutare una ideale gerarchia delle potenzialità economiche degli Stati membri, criterio che è passato in secondo rango da quando  il principio del tutti uguali costituisce il valore di questa Unione Europea.

Gli olandesi per esempio nel gioco degli accordi europei svolgono  il ruolo del compagno che ti distrae e ti fa sbagliare la puntata sulla carta vincente. E lo possono fare perché hanno una situazione contabile interna abbastanza regolare, segno di una gestione finanziaria importante e molto “sparagnina”

.Nessuno osa puntare il dito sui su paesi “minori” che sono riusciti , grazie all‘UE , a sfruttare al massimo i soldi che versano gli altri  Paesi ricostruendo i loro sistemi sociali, sanitari e finanziari come i Paesi Bassi, il Lussemburgo, il Belgio o Malta ne’ sulla Polonia, sull’Austria o sulla cattivissima Ungheria che , nonostante la loro nomea euroscettica, nell’Unione ci stanno bene e addirittura ci sguazzano e men che meno sulla Germania e sulla Francia che spesso li utilizzano  come avanguardie dei loro desiderata.

Da quando l’Unione europea ha inventato le procedure del fiscal compact che culmina nella riunione del consiglio dei ministri finanziari che devono sottoporre le loro cartelle finanziarie ed i loro bilanci all’esame  delConsiglio europeo ed ad un’approvazione che deve avvenire all’unanimità, anche piccoli paesi come Cipro o Slovenia ,ad economia non certo paragonabili a quella di paesi più grandi come  Francia, Italia o Germania,  assurgono a pedine determinanti nelle logiche del consenso  del Consiglio.

Gli olandesi appaiono i più rigidi rispetto all’etica finanziaria dall’alto di un virtuosismo finanziario che gli ha fatto chiudere il bilancio statale  con un avanzo di oltre 14 miliardi di euro , pari all’1,7% del loro PIL ,  un avanzo di bilancio complessivo di 34 miliardi di euro raggiunto negli ultimi anni.
Effettivamente cifre molto alte che suscitano tante  perplessità se si considera che il PIL olandese rappresenta addirittura  la metà di quello italiano , 883 miliardi contro i 1.787 , veramente sproporzionato se si tiene conto  della valenza  del nostro Paese tra le economie dell’eurozona.

Cifre positive perché la gente delle “terre basse” ha perfezionato una fiscalità di vantaggio che permette loro di attrarre numerose imprese e  innumerevoli società che proprio nelle terre basse hanno stabilito la loro sede legale  e che spesso, come succede anche nel vicino Lussemburgo ,costituiscono società soltanto nominali, accorpate presso finanziarie e sedicenti uffici legali senza personale né relativi uffici.

Un procedere che negli anni si e’ rivelato fruttifero per il governo olandese, (e quello lussemburghese , quello maltese ed altri ancora)  e che ha generato un gettito fiscale molto alto dovuto alle tasse che vengono pagate dove è stabilita la sede legale  piuttosto che la’ dove l’impresa opera e produce.

Non meravigliamoci però, lo stesso modo di agire lo abbiamo registrato nel tempo presso la Regione siciliana  dove operano molte multinazionali petrolifere che , secondo  lo Statuto di Autonomia avrebbero dovuto pagare fiori di “royalties” alla regione Sicilia ma che poi, grazie ad un emendamento votato dagli eletti dell’Ars, ha stabilito che le multinazionali che operano sì in Sicilia ma che hanno sede legale fuori dell’Isola possono pagare le tasse laddove hanno stabilito la loro sede legale: quindi  Milano, Torino, Amsterdam o Lussemburgo.
Un sistema che non applicando nessuna ritenuta d’acconto sulla dovuta fiscalità configura questi luoghi come veri Paradisi fiscali dove ,come nel caso olandese con i possedimenti caraibici che ancora amministrano legalmente, trasferiscono il 60% dei proventi delle tasse così percepite.

Tutto ciò costituisce il predicare bene e razzolare , quel male  europeo, che affligge specialmente oggi gli olandesi , certamente in contro tendenza al rigore che manifestano quando si tratta di aprire le borse della solidarietà europea per fronteggiare l’epidemia con la loro  richieste di indagini  sui sistemi sanitari dei Paesi come  il nostro, confrontati all’emergenza epidemica.
La prova comprovata di una solidarietà europea egoista ed inesistente e la chiara manifestazione che il virtuosismo  budgetario del governo olandese viaggia a  discapito di tanti Paesi partners europei, un danno calcolato in una media annuale di una decina di miliardi

Eugenio Preta