Se il pericolo pandemico ti fa solo immaginare itinerari lontani

Obbligati  dalle restrizioni epidemiche, siamo ormai costretti ad immaginare solo sulle carte geografiche itinerari sconosciuti. Così, un viaggio nei paesi asiatici promette affascinanti scoperte, non fosse altro per le poetiche metafore con cui questi mondi vengono denominati: l’Impero di mezzo, il Paese del mattino tranquillo, o quello del Sol levante.

Il Giappone, il Paese del Sol levante, per noi europei il più esotico dei paesi civilizzati o il più civilizzato dei paesi esotici, viene tradizionalmente etichettato come una strana ma effettiva alleanza tra tradizione e modernità.

Nei viali immensi di megalopoli, oltre la percettibile educazione, regna un senso di serenità e di assoluta sicurezza. Nessun rumore dalla strada, nessun clacson, nessuno stridio di pneumatici, nessuna invettiva nè sguardi minacciosi degli automobilisti. Sbalordisce la visione di bambini soli o in gruppo – immagini ormai perdute nei paesi dell’Occidente – che vanno a piedi, tutti rigorosamente in uniforme, a scuola e attraversano, senza alcuna apprensione, strisce pedonali di una lunghezza stupefacente.

Questo grande popolo nato da una importante tradizione ha insito nel Dna il senso del bene collettivo e la ricerca permanente della perfezione armonica che ha originato il loro proverbiale senso della disciplina che, di riflesso, presuppone la massima intransigenza per fustigare la benché minima trasgressione.

Ma c’è altro che incuriosisce: la formidabile omogeneità etnica dei giapponesi. Poco meno di due milioni di immigrati, provenienti essenzialmente dal continente asiatico, a fronte di 127 milioni di oriundi. Chi volesse diventare giapponese si metta il cuore in pace, ogni anno le autorità autorizzano soltanto una decina di naturalizzazioni.

Eppure un paese così, ripiegato su se stesso e poco propenso a fare figli, dovrebbe essere destinato alla sparizione e, a detta dei pensatori del nuovo mondo, potrebbe essere salvato solo da un’immigrazione massiccia.

Eppure, guardiamo le cifre: terza economia mondiale, disoccupazione molto debole, alto livello di educazione, delinquenza praticamente inesistente, certo con un debito interno abissale. Detenuto però dallo stesso Stato è la scelta condivisa di questo Stato sovrano: rimanere fedele a se stesso salvaguardando la propria cultura e la propria identità e giammai delegare a popoli stranieri il compito di fare i loro figli per accrescere le casse pensionistiche e il lavoro in fabbrica. Per evitare questa eventualità hanno deciso semplicemente di affidarsi a robot….

È vero che vivere in un arcipelago tra Mar della Cina ed Oceano Pacifico può facilitare l’inviolabilità dei confini, e che quando invasioni barbariche hanno osato minacciare gli orizzonti sacri, il kamikaze, etimologicamente il vento divino, si è sempre incaricato di respingere le invasioni mongole e le tempeste invadenti originando tifoni salvatori.

Certo, viaggiamo con la mente in un’epoca difficile per tutti i continenti, ma a dispetto degli auspici riteniamo che no, il crepuscolo degli dei non è ancora pronto a scendere sul paese del Sol levante.

Eugenio Preta