Al redattore capo de La Repubblica di Palermo, Dott. Angelo Melone.

Bruxelles, 18 Agosto 2005

Egr. Dott. Angelo Melone.

L’Altra Sicilia segue da sempre con grande interesse l’informazione fatta dal Vostro giornale a servizio della Sicilia; informazione che ha avuto il merito di spezzare un oligopolio mediatico e pubblicitario sulla cui qualità non vogliamo esprimerci per carità di patria.


Ogni giornale segue la sua linea editoriale e non possiamo certo attenderci da un quotidiano che ha la sua direzione a Roma particolare sensibilità nei confronti dei temi dell’Autonomia Siciliana.

Ci dispiace però registrare una serie di interventi a senso unico da Voi ospitati a firma del già Senatore della Repubblica Agostino Spataro e Le chiediamo pertanto di pubblicare senza tagli questa nostra lettera aperta a lui rivolta nel nome di quel pluralismo che crediamo Voi ben rappresentate nella nostra Isola.

Saluti siciliani.

Francesco Paolo Catania

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Lettera aperta ad Agostino Spataro

Gent.mo Sen. A. Spataro,

la Sua firma appare spesso in alcuni fondi del quotidiano palermitano che La ospita.

Quando vediamo la Sua firma sappiamo già cosa vuole dire prima ancora di leggere il testo. Ella ha un compito, o una vocazione, specifica: massacrare le istituzioni autonomistiche siciliane, svilire nei Siciliani il secolare desiderio di autogoverno per identificarlo con il cattivo uso che ne fa una classe politica (e in gran parte, purtroppo, anche una classe dirigente) indegna di questo nome ed assimilabile piuttosto ad una delle peggiori dominazioni che la Nostra Isola abbia mai avuto.

La solfa dei Suoi ragionamenti (ci perdoni la crudezza che è, in fondo, chiarezza) è sempre la stessa: Siciliani, omologatevi al “resto d’Italia”, rinunciate ad ogni velleità autonomistica perché non avete alcuna identità né interessi diversi dall’Italia, perché non siete autosufficienti, perché l’autonomismo è la copertura ideologica dei ceti retrivi che dominano l’isola.

E’ chiaro che Ella si rivolge non a tutti i Siciliani ma a quella élite di centro-sinistra (sia pure assai numerosa) che legge il giornale. Purtroppo la Sua non è una posizione personale ma isolata bensì è stata ed è dominante nel Centro-Sinistra Siciliano almeno a partire dal Dopoguerra (nonostante strumentali confessioni di Autonomismo di Li Causi e persino di Togliatti che ammise che la Sicilia era “più di una Regione e meno di una Nazione”).

Azzarderei a dire che la ghettizzazione della Sinistra isolana nasce proprio da questa “estraneità” ai valori ed alla cultura della Sicilianità. I continui insuccessi sono tutti lì: identificare tutto ciò che è identità siciliana con reazione e mafia, … fa il gioco della reazione e della mafia … perché alla fine una parte determinante del Popolo Siciliano non si identifica con i mediocri rappresentanti di centrali politiche romane ma sente i “delinquenti” e i “vasa vasa” più vicini a sé.

Certo ci sono le eccezioni, ma il dato politico e storico di un’insufficiente maturazione da parte dei progressisti siciliani sul significato dell’identità siciliana pesa come un macigno sulle possibilità di riscatto della Nostra Terra. Corifeo e ideologo di tale errata interpretazione storiografica del Sicilianismo è lo storico Marino di cui Ella sembra uno dei discepoli più ortodossi. Ciò detto, dobbiamo concordare con Lei sulla valutazione pessimistica degli autonomismi del MPA di Lombardo o di Nuova Sicilia di Pellegrino e degli altri innumerevoli partitini fai da te di cui stiamo perdendo il conto (“Alleanza Siciliana”, “Forza Sicilia”, “Vento”, “Patto per la Sicilia”,…).

Quello che però Le sfugge (ammesso che non abbia per così dire “partito preso”) è che “quei” partiti si fanno interpreti, tradendola, di una vocazione storica della Sicilia a cui la “sinistra” rinuncia per principio.

Così oggi, noi poveri cittadini, ci sentiamo stritolati tra un “destrismo” autonomista a parole e assistenzialista, retrogrado, immobilista nei fatti, e un “sinistrismo” centralista ed espressione degli interessi forti del paese (confindustria, burocrazie ed authorities romane) i quali sono sempre pronti a sacrificare la Sicilia sull’altare dell'”interesse nazionale”.

La Sicilia non è una semplice regione d’Italia! Mettiamocelo in testa una volta per tutte! La Sicilia è Italia quanto l’Austria è Germania, quanto la Scozia è Inghilterra, quanto la Catalogna è Spagna. La Sicilia è una quasi-nazione per dimensione geografica e demografica, per posizione, per interessi economici, per identità linguistica, culturale e sociale!

Non prenderne coscienza e non realizzare l’Autogoverno che dal 1946 è soltanto sulla carta e, anzi, non portarlo avanti su basi esplicitamente federaliste, e in ogni campo della vita associata, significa condannare la Sicilia al ruolo di colonia interna o di territorio d’Oltremare.

E’ il centralismo il padre della nostra povertà e della nostra non autosufficienza. E’ questo il prezzo che la sinistra ci chiede per accoglierci nel suo seno?

E’ un prezzo troppo elevato che non potremo mai pagare!

Non la facciamo lunga ma riconsideriamo la storia: per millenni la Sicilia non ha avuto una storia italiana ma una storia sé (non solo “dominazioni” come vuole la retorica risorgimentale che ci vuole privare di una dignità prima dello sbarco di Garibaldi). Non è stata mai terra di mafia prima del 1816 (anno in cui illegittimamente il Borbone la accorpò a Napoli e la privò del “suo” Stato); non è stata mai terra di emigrazione fino al 1860.


Fu accorpata al Regno d’Italia con l’inganno e la violenza (non mi dirà che crede al Plebiscito).


Fu sottoposta ad una brutale occupazione militare ed ad un brutale sfruttamento coloniale fino alla fine del XIX secolo in cui ogni tentativo di riscatto era colpito militarmente o bollato come “regionismo traditore della Patria”.


Conobbe nella belle èpoque una timida industrializzazione solo grazie al capitale straniero ed alle risorse naturali con i governi italiani che hanno sempre remato contro.

Fu ridotta dal Fascismo a “Granaio dell’Impero”.

Le è stata concessa un’Autonomia, non per un complotto di chissà chi ma perché in un momento di debolezza dell’Italia la parte migliore della Sicilia trovò la forza di reagire, ma poi è stata tradita dal connubio tra i partiti italiani che l’hanno amministrata ed i poteri forti del paese che l’hanno svuotata.

E’ stata consegnata per decenni in mano alla mafia prima che la società civile (quella siciliana sottolineo) non ha trovato in sé la maturità ed il coraggio per reagire e per chiedere, finalmente, l’intervento dello Stato.

Esemplare il caso di Portella della Ginestra, dove a morire non furono solo i contadini sotto il piombo mafioso, ma anche la verità: fu costruita quella fin troppo comoda di attribuire il fatto a Giuliano e al Separatismo, da cui si era staccato in verità da tempo, e questo con la connivenza della sinistra e del sindacato che non vollero fare piena luce sugli eventi.

Negli anni della solidarietà “autonomistica” la Sinistra siciliana fu costretta da Roma a stringere un patto consociativo con gli andreottiani di Sicilia che erano il peggio del peggio del mercato politico… perché …così a Roma voleva Berlinguer che era in buoni rapporti con Andreotti. Ma Andreotti era un grande statista, mentre i suoi uomini qui… lasciamo perdere…

Gli unici successi di sinistra sono quelli, personali o di partito, in cui la Sicilia, almeno in parte, ha fatto da sola (ricorda l’Orlandismo degli anni ’80?).

Non riesce a vedere che esiste una contrapposizione strutturale di interessi tra la Sicilia e la Penisola?


Non vede che l’unico modo di essere veramente alla pari, veramente “Fratelli d’Italia” è quello di camminare sulle proprie gambe?


Non vede che è impossibile paragonare la Sicilia ad un “Molise” o “Basilicata” qualunque per identità e per autonomia dalla Penisola in fatto di interessi economici?


Ha ancora il coraggio di dire che la Sicilia non ha bisogno di Autonomia?


Lo faccia pure! Getti pure le Sue quotidiane palate di fango su Istituzioni che i Siciliani hanno conquistato con il sangue di martiri purtroppo dimenticati. Ci lasci dire che dietro tutto ciò appare il disegno di fare disaffezionare i Siciliani alla Sicilia, mestiere che trova sempre qualche nostro conterraneo pronto a svolgerlo.

Per quel che ci riguarda faremo la nostra contro-informazione e saremo costretti a presentare ai Siciliani un “Altro Autonomismo”.

Viva la Trinacria! Viva il Vespro! Viva la Sicilia!

Francesco Paolo Catania – L’Altra Sicilia