Una nuova direttiva UE nel dibattito sull’immigrazione

La Commissione europea rilancia il dibattito sull’emigrazione, soprattutto quella per lavoro, confidando in un contesto più favorevole rispetto a quello della crisi degli anni passati.

La guerra in Ucraina sembra aver cambiato le carte in tavola e sembra che si sia ridotta anche la distanza tra i Paesi più favorevoli all’emigrazione e quelli risolutamente contrari.

Una direttiva europea quindi destinata a facilitare l’arrivo di talenti e competenze era già nell’aria e sembra che si sia voluto aspettare il risultato delle presidenziali francesi proprio per non consentire all’estrema destra di strumentalizzare la tematica.

Il rapporto tra i flussi di migranti siriani o libici – provenienti da paesi realmente in guerra, grazie anche alle politiche dell’Occidente che prima li ha bombardati- in maggioranza giovani e in età di combattere e quello di donne e bambini ucraini venuti a rifugiarsi da noi mentre padri e mariti difendono in armi la loro patria rimane certamente discutibile, anche perché nel guazzabuglio umanista di Commissione e dei media europei vengono ricompresi anche i rifugiati provenienti dal Maghreb, Egitto, Senegal, Nigeria Pakistan e Bangladesh, tutti paesi che non sembra siano coinvolti in guerre civili o ai bombardamenti di Washington o di Mosca.

Per motivare la direttiva, excusatio non petita, l’Esecutivo spiega che si tratterebbe di favorire una migrazione legale di lavoratori e di giovani per rispondere alla sfida demografica e colmare la mancanza di manodopera nei settori della salute, delle tecnologie, dei trasporti e delle costruzioni. In pratica in tutte attività che le autorità europee non sono state capaci di sviluppare e che ora saranno delegate ai poveretti che vengono in Occidente per cercare un avvenire migliore privando soprattutto i loro Paesi d’origine ancora in via di sviluppo, delle loro competenze che sarebbero molto più utili in loco, ai loro popoli.

In pratica… un nuovo schiavismo. Una volta bisognava andare a cercare gli schiavi in Paesi lontani, ora vengono da soli per farsi sfruttare qui da noi (della serie come pagare le pensioni di un continente che invecchia).

Però questa Commissione europea, ormai un sindacato in fallimento, usa anche il fioretto quando attesta che nessun Paese sarà obbligato ad applicare questo piano ambizioso ma ricorda che gli aiuti finanziari disponibili verranno stanziati prioritariamente ai Paesi che si saranno adeguati alla direttiva comunitaria.

In pratica la logica contabile detiene il primato sugli obiettivi politici: la visione disumanizzata di un organismo illegittimo -perché nominato dalla casta e non eletto dal popolo – che decide sulla vita degli europei, la ritiene interscambiabile dimostrando di non tenere in alcun conto gli sconvolgimenti di civiltà indotti dalla errata visione del futuro.

Possiamo certamente piangere sul destino dei popoli europei, ma facciamolo umanisticamente anche sulla sorte degli infelici che, attirati dall’Esecutivo ma anche dalle nostre TV e dai nostri giornali, arrivano in un eldorado europeo dove il modo che avranno di sbarcare il lunario, consisterà probabilmente solo nel servizio di recapito a domicilio di pizze, hamburger e sushi, ininterrottamente ad ogni ora del giorno e della notte in sella a una vecchia bicicletta.

Eugenio Preta