AGRICOLTURA IN CRISI

In Sicilia l’agricoltura è in crisi!! Che novità!! E perché l’agricoltura è entrata in crisi? Non è storia nuova: intanto perché deve fare i conti con le bizze del tempo, poi con i parassiti (nel senso degli insetti che si mangiano le piantine e i frutti) e, infine, con l’isteria del mercato.



In questi giorni di discussioni, più o meno animose, finalmente qualcuno si è accorto che la speculazione, vera piaga che si abbatte unicamente sui produttori e sui consumatori, nasce nelle piattaforme di acquisto; i cosiddetti grossisti, per lo più del Nord Italia o stranieri, impongono il loro prezzo e le condizioni di pagamento. Questi grossisti, entità quasi “inarrivabili”, spesso (giura qualcuno) da… ungere, specie dai piccoli operatori, fanno il bello e il cattivo tempo anche grazie al fatto che, veicolando la merce verso la grande distribuzione, trovano un terreno fertile per ingrassare i loro guadagni. La grande distribuzione, infatti, è poco interessata al settore ortofrutta che rappresenta, mediamente, circa il 5% del volume di affari. Cosicché, anche pagando cifre esorbitanti ai grossisti, nel caso di eccessive giacenze che vanno a male, ci rimette sempre meno di quanto abbia guadagnato nel tenersi il cliente.

È ovvio ed opportuno che il doppio prezzo, a questo punto, venga applicato sempre e comunque per smascherare l’inghippo. Cosa si deve intendere per doppio prezzo? Non è cosa da poco perché, nell’Italia dei furbi, la fregatura è sempre a portata di mano. Infatti: se per doppio prezzo si intende quello di vendita e quello di origine (praticato al produttore), è quanto mai evidente che il divario risulta abissale.

Detta così sembra quasi facile e realizzabile, ma occorrerebbe anche una maggiore attenzione da parte del ministero competente che, oggi, è retto (non è la prima né, purtroppo, sarà l’ultima) da un ministro molto poco competente. Se la concorrenza straniera mette in ginocchio le nostre produzioni, non è certo colpa di chi fa sacrifici immensi in campagna, ma di chi fa i calcoli in maniera approssimativa e irrazionale.

Ne è prova provata il cosiddetto Green Corridor, voluto proprio dal ministro Alemanno, che intende ridurre la Sicilia a semplice piattaforma d’ingresso e di transito delle merci prodotte in Egitto, Libano e Giordania. Che ne sarà delle nostre aziende? E soprattutto: chi controllerà e come le merci importate da questi paesi? Come saranno prodotte? Infine: cosa mangeremo?

Se ciò che dovremo portare a tavola dipenderà da paesi extraeuropei, c’è da scommetterci che la dismissione della Sicilia è in atto. Facciamocene una ragione perché la conferma avviene dall’altra sponda politica: perché mai, alcuni sindaci in odore di candidature nazionali, solo ora si stanno svegliando per lanciare allarmi ed avanzare proposte? Si badi bene: anche le più populiste e demagogiche delle proposte; quelle che fanno presa, durante un comizio, sulle folle di agricoltori preoccupati.

Ecco allora il nodo cruciale, la piaga di sempre che sanguina solo ad evocarla: la classe politica siciliana non serve ai Siciliani. Essa è finalizzata unicamente alla gestione del potere, alla coltivazione del proprio orticello che non produrrà mai zucchine, bensì prebende e lauti gettoni di presenza.

Giovanni Cappello


L’Altra Sicilia – Ragusa (22/10/2004)