SULLA MAFIA

Se vi diamo fastidio, per favore, ditecelo e noi ce ne andiamo. Sì, ci stacchiamo da questo surrogato di stati che chiamate Europa e che un tempo era un contenitore geografico con dei confini e delle nazioni di appartenenza.



Adesso, purtroppo, con questa imbecillata dell’Ue, il contenitore si è ridotto a fungere da piedistallo per i primi della classe (non importa chi essi siano e dove siano) che, con l’arroganza tipica del fare mafioso, distribuiscono patenti di ogni tipo.
Noi Siciliani, ci spiace tanto per voi, “grazie” a questa vostra politica criminale ci sentiamo sempre meno europei; ma, attenzione, di questa Europa che avete strutturato sulla base degli interessi mafiosi delle banche centrali e delle multinazionali del business.

A noi Siciliani, discendenti di quella grande culla di civiltà che si chiamò Ellade quando ancora altrove esistevano popoli con usi e costumi pressoché primitivi, è rimasta intatta la sensibilità di popolo aperto agli altri popoli. Senza primi della classe e ultimi da denigrare. La dignità, per noi, ha un solo valore: quello di chi la possiede a prescindere di chi sia e dove sia.

Tutto il resto, specie il pettegolezzo della peggiore fattezza, non ci interessa.

Così non è, ci spiace dirlo, dalle parti delle istituzioni europee dove, anziché unire, si divide e, anziché armonizzare, si divaricano le distanze.

Ne è conferma proprio l’organo ufficiale della Commissione europea, Commission en direct, che nel numero 339 è andato a riprendere e tradurre un articoletto del quotidiano La Repubblica.

L’articolo riguardava la Sicilia e, manco a dirlo, la mafia. Si sostiene, ovvero, che la mafia statunitense invii i suoi “giovani” in Sicilia per degli stage da effettuarsi sul campo della “casa madre”, al fine di apprendere meglio il mestiere e le sue specializzazioni.

Ora, ammesso che ciò sia vero, un periodico che si arroga il diritto di fare informazione dovrebbe sentire l’obbligo di dare questa informazione al completo.

Quindi, suggerisco al redattore capo, Denis McGowan, di andarsi a leggere qualche libro, magari non di quelli “ufficiali” o “di regime” sull’argomento mafia, e poi discuterne. Sicuramente troverebbe molti meno argomenti per ragliare di mafia ai quattro venti, specie quando questa parola viene accostata alla nostra Sicilia che, brevissimamente, la mafia se l’è vista “imporre” a seguito della conquista sabauda. Se, poi, l’illustre collega, vorrà accettare il consiglio su cosa leggere (e cosa, magari, buttare nel cesso perché falso) sono sempre pronto a suggerirgli autori e titoli di libri che, sono certo, sconosce.

Così come sconosce (e con lui, evidentemente, i suoi redattori) le regole del fare informazione. Infatti: nell’articolo Ingrid Hvass (valgono per lei le stesse cose anzidette) cita solo la provenienza de La Repubblica, non la data. Orbene, a che “era” appartiene?

Poi: La Repubblica è un quotidiano palesemente di sinistra. Quella stessa sinistra a cui brucia ancora la sconfitta alle politiche in Sicilia (61 a 0) e la successiva sconfitta alle regionali. Se questi autorevoli giornalisti, che imbrattano i giornali ufficiali della Commissione europea, conoscessero queste cose, capirebbero che La Repubblica ha più d’un motivo per abbaiare addosso al centrodestra reo, più che della sua inefficienza, di avere battuto la sinistra.

Tornando al discorso mafia, sarebbe anche utile fare comprendere, ai diretti (ir)responsabili, che quelle infinite nenie televisive intitolate “La piovra” hanno prodotto un cortocircuito secondo il quale tutto ciò che avviene in Sicilia, o è Sicilia, o sfiora la Sicilia è mafia. Per fare comprendere a queste gloriose teste il danno che hanno contribuito ad acutizzare, basterebbe che qualcuno (ovvero tutti i Siciliani per bene e di buon senso) li denunciasse chiedendo i danni morali e materiali. Solo così, forse, si manderebbe in soffitta quell’antico (e comodo) paradigma secondo il quale Sicilia=mafia.
No, egregi signori abitatori di questo pianeta (ivi compresi i signori Denis McGowan e Ingrid Hvass), la mafia sappiamo tutti dove si annida: abita nei palazzi del potere, politico ed economico, e spesso frequenta certe redazioni giornalistiche al solo scopo di denigrare l’avversario e comunque quel qualcosa che non ci piace.

Chi non ha capito questo, o è così ottuso da non volerlo capire a tutti i costi oppure è organico a tale sistema. Mi spiace per i McGowan, per le Hvass, per Le Repubbliche e per tutti coloro che si fanno infinocchiare, si infinocchiano da se medesimi, o cercano di infinocchiare il prossimo sparando cazzate.

La Sicilia, vi piaccia o no, è una terra abitata dai Siciliani: un popolo antico, molto per bene, che ha il solo difetto di avere rappresentanti politici totalmente inadeguati. Chi, tra gli eurodeputati siciliani, ha letto questo articolo della Hvass? Chi l’ha letto e non si è, almeno, indignato? Chi ha chiesto conto e ragione?

Siamo certi, come sempre, che queste domande non troveranno mai una risposta; perché nessuno è interessato (o ha voglia) a farlo.

Giovanni Cappello

L’Altra Sicilia – Ragusa (23/10/2004