Esercito spagnolo: i militari cambiano sesso per fare carriera

La follia woke ci riserva ancora divertenti  spazi di goliardia e permette ai più avvertiti di approfittare della situazione. Succede che il regio esercito si è dotato di due  nuovi regolamenti militari. Il primo permette ai militari di cambiare sesso nei loro documenti di identità con una semplice dichiarazione sull’onore; il secondo annuncia misure a favore delle donne in arme, innanzitutto la possibilità di accedere ai posti di responsabilità, un salario superiore del 15% a quello dei maschietti e ancora la possibilità di usufruire di camere private con doccia invece delle camerate riservate alla truppa.

Non ci voleva molto infatti perché già nella base di Ceuta, sul lato marocchino dello stretto di Gibilterra, laddove Francisco Franco cominciò il suo impegno, 41 soldati hanno dichiarato di sentirsi donna. Un giro in segretariato ed i giochi sono fatti: eccoli diventati signorine in buona e dovuta forma , anche se poi conservano la loro pelosità facciale e, quasi tutti, non hanno neanche richiesto di cambiare nome. La vita quotidiana del caporale signorina ha così cambiato le cose: migliore paga, non trascurabile certo, ma anche possibilità di carriera più interessante insieme ad un’alloggio  privato con servizi annessi.

I soldati hanno capito tutto e fanno bene ad approfittarne .  Poiché  questo è ammesso, si fanno passare per donne ; nessuna operazione prevista, neanche il bisogno di doversi tagliare la barba quotidianamente  perché non è  l’aspetto ma la volontà espressa che conta.

La discriminazione stavolta favorevole , unita alla teoria di genere offre del resto interessanti prospettive a questi furbetti.

Complimenti a queste soldatesse , augurando all’Esercito spagnolo ancora molte dichiarazioni di cambio di sesso per raggiungere, infine, un’armata al 100% femminile. Però  che tristezza : Il paese del Cid compeador  e della figlia senza paura di don Juan  è veramente cambiato. Ma restiamo onesti, guardiamo a casa nostra prima di criticare.

Eugenio Preta

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