Con la Devolution lo Stato in quattro mosse dà scacco matto alla Sicilia

Bruxelles, 18 novembre 2005

L’Altra Sicilia, ancora una volta, denuncia con forza il grave abuso e la grave snaturazione della Costituzione della Repubblica Italiana che è stata fatta con la Devolution.

Ora che c’è un testo approvato possiamo parlare anche con maggiore precisione di prima.


Non ci si venga a dire che è una costituzione federalista e che quindi noi federalisti siciliani dovremmo apprezzarla: federalista non è, e lo dimostreremo; è solo un misto di centralismo politico (che annulla o ridimensiona le autonomie) e di particolarismo economico, che impedisce la redistribuzione del reddito dalle regioni più ricche a quelle più povere.

In altre parole è una costituzione razzista e colonialista che divide in due il Paese e impedisce a chi è sottomesso di rialzare le spalle e pensare al proprio futuro.

A questo punto la stessa funzione storica della Stato Italiano ci si chiede quale sia: quella forse di tenere i “sudditi” delle “Due Sicilie” e della Sardegna in una sorta di protettorato neocoloniale del Centro-Nord, cioè dell’Associazione tra “Roma-Capitale” e la “Padania”?

Sembra assurdo! Ma è in realtà una costituzione che può solo preludere al separatismo, o del Nord, che a questo punto deve solo dare uno strattone finale, o del Sud, che a questo punto non ha più nessuna convenienza a essere “schiavo di Roma” o di chicchessia.

Ma, al di là dell’eversività del testo scandalosamente approvato col voto determinante dei “traditori” Siciliani a Montecitorio e Palazzo Madama, eversività che ne decreterà la fine in un futuro probabilissimo referendum, ci teniamo a sottolineare perché questo testo mette una pietra tombale (o “vuole” metterla, perché prima dovrà fare i conti con noi, L’Altra Sicilia e il Popolo Siciliano tutto) sia sulle aspirazione di riscatto economico e morale della Sicilia e dell’intero Meridione, sia sui secolari e “sacri” diritti di autogoverno del Popolo Siciliano.

Abbiamo detto nel titolo di questo comunicato che le “mosse” per dare scacco matto alla Sicilia sono 4 ed ora lo argomenteremo.

I. La mancanza di elementari perequazioni di reddito nel diritto alla salute porterà ad una differenziazione irreparabile nei diritti di cittadinanza ai danni dell’intero Mezzogiorno; uno Stato che non equilibra un diritto fondamentale come questo è uno Stato lontano e inutile e soprattutto non ha più diritto di portar via un centesimo dalle Nostre Terre, né sotto forma di accise petrolifere, né sotto forma di entrate da giochi o scommesse, né sotto forma di proventi attribuiti ad aziende “nazionali” che beneficiano di monopoli legali o di fatto o di posizioni dominanti, né sotto forma di imposizione di redditi o consumi da noi prodotti e tassati altrove, né sotto forma di canone RAI, né sotto qualsiasi altra forma. Da ora in poi qualunque tributo che chiederà uno Stato che non considera il malato meridionale degno neanche di una tutela minima SARA’ CONSIDERATO PER NOI UN FURTO e dovremo invitare tutti i cittadini meridionali a rifiutarsi di pagarlo. Parimenti dovremmo invitare tutti i cittadini meridionali, se lo scempio non verrà fermato dal referendum, A BOICOTTARE TUTTE LE PRODUZIONI ITALIANE CONTINENTALI, perché tali redditi si tradurrebbero in un automatico favore ai servizi resi ai cittadini di quell’altra Italia. Ma fin qui si resta all’interno di rivendicazioni comuni a Noi ed ai Fratelli dell’Italia meridionale e della Sardegna. C’è qualcosa di più specifico per le isole, però, e segnatamente per la Sicilia.

II. Con l’introduzione del Principio dell’interesse nazionale si toglie ai Consigli Regionali qualsiasi certezza sulle potestà effettive loro attribuite. A un certo punto il Governo dello Stato può “telecomandare” alla propria maggioranza in Parlamento di abrogare qualunque legge regionale “che non gli va”, dicendo semplicemente che è “contraria all’interesse nazionale”; cioè a dire la dittatura della maggioranza contro i più piccoli, cioè, prima di tutto le isole che hanno assai spesso interessi diversificati rispetto alla Madrepatria. Si dice, pure, che tale disposizione, insieme a tutte quelle del Capo V, non sarà applicata alle Regioni a Statuto Speciale se ciò riduce il margine di autonomia attualmente disposto: affermazione ambigua e pericolosa! In teoria la Sicilia non vedrebbe diminuire i propri campi legislativi di competenza esclusiva e concorrente. In realtà ci immaginiamo già una sentenza della Corte Costituzionale (che da circa mezzo secolo sentenzia ILLEGITTIMAMENTE sui conflitti di competenza tra Sicilia e Italia) di stampo abrogativo del tipo : “sì, però, la norma in questione è di carattere generale e perciò intanto si applica a tutte le regioni…”. In pratica, CON LA DEVOLUTION LA SICILIA NON E’ PIU’ AUTONOMA se non sulla carta.

III. Con l’istituzione del Senato Federale, l’Assemblea Regionale Siciliana NON E’ PIU’ UN PARLAMENTO, sebbene regionale, dotato di una propria sovranità ma, al di là del nome che conserva beffardamente, si trasforma in un Consiglio regionale qualunque che si scioglie e si ricompone secondo i ritmi ed i capricci della politica nazionale. Un Governo Siciliano, dotato di una propria maggioranza stabile nel “suo” Parlamento, si deve dimettere perché … il Parlamento è stato sciolto dall’alto! Oggi il Parlamento Siciliano si scioglie solo per “impossibilità di funzionamento”, oggi l’ARS E’ UN PARLAMENTO, il più antico parlamento sovrano d’Europa e del Mondo e da oggi in poi è ridimensionato a organo consiliare di un ente locale.

IV. Lo stesso Statuto, pattizio per una sentenza dell’Alta Corte mai sconfessata neanche dalla Corte Costituzionale, può essere liberamente modificabile dal Parlamento Nazionale che quindi, da oggi, considera la nostra autonomia una mera concessione. MA L’AUTONOMIA SICILIANA E’ STATA CONQUISTATA CON IL SANGUE! NON E’ UNA CONCESSIONE! E’ vero, le modifiche “nazionali” possono essere bloccate dall’ARS, ma solo con i 2/3 di maggioranza! Cioè basta trovare un terzo di 90 = 30 + 1 servi del potere a Sala d’Ercole per annullare qualunque comma della Nostra Carta costituzionale che dispiace a qualche potere forte romano.

E allora che dire in sintesi? Che li fermeremo! Ad ogni costo! Questo, per noi, è un regolamento di conti contro l’Autonomia Siciliana. Secondo noi questo è il trionfo del particolarismo senza vero autonomismo proprio del leghismo nordista e, con l’occasione, del colpo finale assestato al Sud e soprattutto alla Sicilia dopo un secolo e mezzo circa di abusi, di sfruttamenti e di difficile convivenza, il tutto condito con “amenità” da “quasi dittatura” come ad esempio il “premierato forte”.
Chi colpisce l’Autonomia Siciliana non sa o finge di non sapere che così colpisce a morte l’unità nazionale.

Intanto voteremo NO e non ci limiteremo a suggerirlo ma scenderemo in piazza e lo spiegheremo a tutti i Siciliani.

Per noi è importante che il NO vinca intanto in Sicilia. Ma se, disgraziatamente, dovessero prevalere i SI in Italia si aprirerebbe una frattura nello Stato che nessuno più sarà in grado di sanare.

ANTUDO!

L’ALTRA SICILIA – Ufficio stampa