Cosa vuole sapere Storace sulla sanità siciliana?

Palermo, 3 Gennaio 2006


L’Altra Sicilia, avendo le carte in regola per essere sempre stata in prima linea nella difesa dei diritti dei cittadini siciliani in fatto di salute, ed avendo condotto molte campagne di sensibilizzazione o di denuncia in materia di “malasanità” siciliana, intende fare il punto sull’attuale campagna mediatica in materia di vera o presunta “morte facile negli ospedali siciliani” assurta a vero e proprio caso nazionale.


Il Ministro Storace, il quale evidentemente aspetta i telegiornali per essere informato sull’andamento della sanità nelle diverse realtà regionali, promette e minaccia indagini e “inquisizioni”.

Ci sono alcuni conti che non tornano e pensiamo che l’opinione pubblica siciliana debba esserne informata.

Ammettiamo e per ora non concediamo che il 2005 sia stato l’annus horribilis della sanità siciliana.
Che cosa è successo quest’anno appena passato che gli altri anni non accadeva?

Forse fino al 2004 la sanità siciliana era un’isola felice e non se n’era accorto nessuno?

E’ vero! La sanità siciliana non è, nel complesso, fatti salvi alcuni punti di vera eccellenza e molti altri di servizio più che dignitoso, la frontiera nazionale dell’efficacia e dell’efficienza in materia di servizi sanitari pubblici. Né più né meno che in altre regioni, specie quelle male amministrate e quelle del Mezzogiorno.

E’ vero! Questo Governo Cuffaro, per ironia della sorte guidato da un laureato in medicina, ha segnato uno dei punti più bassi nella storia della sanità siciliana. Perché?

Per il fatto di aver sistematicamente privilegiato gli interessi della sanità privata “convenzionata” rispetto a quella pubblica, per uno scarso controllo dei costi generali del sistema, forse per una vera e propria mancanza di “cultura del servizio pubblico” inteso ancora per lo più come bacino di clientele e di affari poco puliti. Due fatti per tutti, e più non aggiungiamo:

– ricordiamo che qualche tempo fa avevamo un assessore alla sanità (il prof. Ettore Cittadini) che, oltre ad essere un valente studioso, era proprietario nientemeno che della più antica ed illustre clinica privata di Palermo, e forse della Sicilia (la Clinica Candela, tanto per non fare nomi)?


Poco importa se Cittadini era persona onesta e specchiata, poco importa se, bontà sua, non ha favorito la propria clinica né l’universo delle cliniche private nell’esercizio delle pubbliche funzioni…

Resta il fatto in sé di un macroscopico e scandaloso “conflitto di interessi” (ma in Italia ormai si è fatto il callo a queste cose…) che da solo “grida vendetta” davanti all’opinione pubblica;


– ricordiamo che c’è un processo, niente più che un processo per carità, in cui c’è un Presidente della Regione indagato per favoreggiamento di una clinica che riciclava denaro sporco della mafia? Vada anche che il Presidente non c’entri nulla in questa brutta storia, ma resta il fatto che ci sono – nella Sicilia di questa legislatura che va a finire – cliniche che fanno da vetrina pulita di un retrobottega che gronda sangue umano…

Bene! Detto questo, però, detto cioè che la politica siciliana considera la salute non un diritto basilare dei cittadini ma una gigantesca mangiatoia dove finisce circa il 60 % del bilancio regionale e un formidabile bacino per erogare favori dei più svariati tipi in cambio di consensi elettorali che servono al sistema decrepito per autoperpetuarsi (vogliamo citare almeno le recenti assunzioni di precari al 118), bisogna anche dire che tutto ciò NON PUO’ E NON DEVE tradursi in una sistematica, meschina, sbrigativa ed opportunistica liquidazione dell’intero sistema sanitario pubblico siciliano in cui operano migliaia di professionisti di altissimo valore, molti dei quali hanno dedicato a tale ufficio la loro intera vita professionale.

Siamo per questo al fianco dei moltissimi operatori del settore (medici, paramedici, personale amministrativo,…) oggi bersagliati ad alzo zero per ragioni che nulla hanno a che vedere col vero malgoverno e con la tutela dei cittadini siciliani e che ora andremo a denunciare.

L’ordine dei medici dichiara che la mortalità ospedaliera in Sicilia, al di là dei fatti di cronaca, è – nonostante tutto – più bassa di quella italiana! Le cose a questo punto sono due: o l’ordine “spaccia” dati falsi ed è complice di un sistema corrotto – ciò che allo stato ci rifiutiamo di credere – o i dati sono veri ed allora il problema va messo al suo giusto posto.

Un Ministro non ha, di prima mano, dati statistici che gli segnalino macroscopiche differenze nel grado di tutela del generale interesse pubblico alla salute?


E’ giusto dare risposte emotive e da spettacolo solo perché i telegiornali danno rilievo ad alcuni fatti di cronaca?


Non ha statistiche il Ministero?


E allora che ci sta a fare con quello che costa?


Non è che per caso da una sfortunata coincidenza di alcune morti sospette si è creato il fenomeno mediatico (un po’ come i sassi dal cavalcavia) che adesso fa sempre notizia, mentre una morte in Liguria o in Basilicata non interessa nessuno?

Lasciamo che i giornalisti facciano il loro mestiere ma non lasciamoci influenzare più di tanto! Questo Governo Regionale non merita nessun credito ma non è neanche giusto organizzare una campagna mediatica contro di esso solo perché è l’unico del Mezzogiorno a non essere allineato alla futura probabile maggioranza di governo, diciamo che non è quanto meno leale.

Intendiamoci: le morti in ospedale sono sempre un lutto per tutti noi e il dolore, e talvolta la rabbia e i sospetti, dei parenti meritano sempre il massimo rispetto. Ma siamo sicuri che non ci sia – se lo vogliamo cercare – qualche decesso sospetto neanche nelle cliniche svizzere o svedesi?


Non vogliamo certo dire che la Sicilia sia la Svezia ma è sui numeri e solo sui numeri che vogliamo ragionare, altrimenti questa campagna serve solo ad alzare un polverone elettorale che, dopo le elezioni, si poserà lasciando ai Siciliani il solito malgoverno sanitario (non necessariamente manifesto attraverso i morti in corsia), di cui però non parlerà più nessuno…

E poi, lasciatecelo dire, c’è una questione di costituzionalità in questo intervento del Ministro.
La materia sanitaria è in Sicilia delegata legislativamente ed amministrativamente alla Regione, fatti salvi i principi e gli interessi generali dell’ordinamento italiano. Sul rispetto dei principi, da parte della legislazione regionale, non può essere competente un organo amministrativo quale il Ministero, ma solo un organo giurisdizionale; sul rispetto degli interessi generali, invece, riteniamo che un Ministro Italiano possa e debba intervenire anche in Sicilia. Ma qual è qui quest’interesse?

Nessuno se non quello generico che i cittadini siciliani non sono tutelati bene. E’ il solito discorso che si fa ai Siciliani dicendo che l’Autonomia non serve perché è mal gestita.
Ma – come diceva P.S. Mattarella – NOI dobbiamo essere all’altezza della nostra Autonomia e non farcela togliere, anche di fatto, solo perché qualcuno (forse) non la sta usando bene.

Ci può essere un malgoverno centrale ed uno locale, i quali vanno e vengono a seconda delle maggioranze. Ma se ci faremo togliere l’Autonomia, questa non verrà più, dovremo riconquistarcela col sangue, e non sarà affatto facile. Pensiamoci bene prima di ritenere sbrigativamente che tutto sommato è meglio essere colonia che autonomi. Spostare decisioni al centro, significa anche spostare risorse e, in ultimo, sottomettere ad altri le nostre primarie esigenze. E questo è impossibile senza danno per la Sicilia che, per dimensione territoriale e demografica, per storia, per posizione geografica ed identità culturale non ha nulla da invidiare ad un medio stato europeo.

A Storace non importa nulla della Sanità siciliana: risponde solo ad una sollecitazione dei media per fare vedere quanto è bravo a fare il ministro e nello stesso tempo vuole mettere sotto tutela la nostra sanità come se noi fossimo incapaci di gestirla meglio.

La Sanità siciliana è veramente … malata e dobbiamo impegnarci tutti perché si antepongano finalmente gli interessi pubblici rispetto a quelli privati ma … stiamo attenti a farne merce di scambio e terreno di confronto politico da parte delle grandi lobby partitiche nazionali… il rischio è che, con la potenza dei loro media, sarebbero in grado di discriminare la nostra sanità, oscurando le fasce di eccellenza ed esaltando quelle di degrado, anche se la nostra sanità fosse all’avanguardia nel mondo.

Meditiamo dunque sui rischi che derivano da questo strisciante centralismo antisiciliano che ci priva via via di posti di lavoro, centri decisionali ed opportunità di decidere qualsiasi cosa sulla nostra vita.

Spostiamo il terreno della lotta politica sui meccanismi istituzionali di governo delle aziende sanitarie pubbliche, sul loro finanziamento, sul loro controllo, sull’efficacia del servizio, in una parola sul terreno concreto della “salute dei cittadini” e sui numeri della stessa, anziché sulle chiacchiere anche e soprattutto con l’aiuto del personale sanitario siciliano che nulla ha da invidiare a quello della Penisola Italiana.

ANTUDO!

L’ALTRA SICILIA – Ufficio stampa