10.000 servi ad applaudire il loro padrone?

Bruxelles, 13 marzo 2006

L’Altra Sicilia rileva come la manifestazione “di plastica” del Presidente del Governo Italiano a Palermo, organizzata con tutti i canoni della pubblicità scientifica, sia l’ennesima riprova che la Sicilia di oggi è una colonia, una dipendenza d’oltremare dell’Italia.

Non sappiamo se il “popolo” di Forza Italia arruolato in forza per l’occasione sia un popolo di attivisti o di comparse per una cerimonia-kermesse già studiata nei dettagli prima di iniziare. Ormai tutto è coreografia, la Sicilia resta sullo sfondo come un “pupo” appeso o come un “carretto siciliano” per dare un po’ di folklore ad un “capo” senza controparte e senza freni.

E del resto non ci stupirebbe, nella Sicilia della disperazione di oggi, se si scoprisse che questi “clientes” sono stati reclutati tra giovanotti di bella presenza e tra i vari ceti sociali “con i dosaggi esatti degli esperti” (per citare un verso dell’indimenticato Pierangelo Bertoli).

Ma anche se ci fosse, nella massa, qualche genuino ed ingenuo entusiasmo, non sarebbe certo prova di grande maturità politica.

I Siciliani hanno già commesso gravi errori decine di volte nella storia osannando il conquistatore di turno; conquistatore sempre venuto da fuori, mai interessato alla Sicilia, sempre idealizzato come Messia, presto dimenticato o odiato,…

Ci viene in mente il tripudio per gli “Americani” nel Dopoguerra, o ancor prima per Garibaldi, prima che si capisse quali atroci tragedie o tradimenti ci avrebbero consegnato questi “liberatori”. Ancor prima, quando Carlo V venne a Palermo dalla Tunisia da poco conquistata, Palermo si svenò per costruire quella Porta Nuova che ancora è in piedi: ma almeno Carlo V donava il possesso tunisino alla Sicilia e giurava fedeltà alla Costituzione del Regno (un po’ spegiuro anche lui, perché la costituzione del Vespro imponeva la residenza in Sicilia del re, ma – si sa – come con l’attuale Statuto le Costituzioni sono “pezzi di carta”).

Cosa ci dona, invece, il nuovo conquistatore-liberatore?

A parte un’aggressione immorale e a tutto campo contro la magistratura che in Sicilia sappiamo bene a chi, a chi soltanto, può fare piacere…
Ci dona “il Ponte” con cui – per citare parole sue – “finalmente la Sicilia sarà italiana al 100 %!”.

Che bel regalo, Presidente!

E chi è che vuole essere italiano al 100%? Solo chi vuole essere siciliano allo 0 %, cioè chi vuole perdere del tutto un’identità che da tutto il mondo è riconosciuta come quasi nazionale…

Siamo sicuri che dopo esserci tagliate le radici (per non usare altra espressione più volgare che fatalmente ci viene in mente…) saremo tanto felici?
E poi, allora, è proprio vero: la Sicilia non è Italia, non lo è mai stata, è solo una terra di sfruttamento e colonizzazione.

Quello che noi proponiamo è invece una Rivoluzione: la Rivoluzione Siciliana, che – a partire proprio dai Siciliani espulsi ed esuli all’estero – andremo a fare nei prossimi anni. Una Rivoluzione politica, ma anche economica, ma soprattutto culturale.

Coi liberatori messianici che vengono a prenderci per i fondelli diciamo BASTA!

Basta con le elemosine da poveracci! I Siciliani non hanno bisogno di un dominatore esterno il quale strutturalmente nomina suoi feudatari e servi nell’Isola a tiranneggiarci. I Siciliani possono camminare sulle proprie gambe, restare isolani e felici, e poi contrattare con il Continente ad ogni livello i propri diritti.

Sarai anche il quinto o sesto uomo più ricco sulla faccia della terra (non sappiamo come e, in fondo, neanche ci interessa) ma sappi una cosa: la Sicilia non è più in vendita! Non illuderti per i ruffiani che vengono a batterti le mani; costoro sono la “vecchia Sicilia” che si spegnerà insieme al malgoverno, alla povertà, al disordine ed alla sporcizia morale e materiale man mano che si costruirà quella nuova che vogliamo.

Antudo!