XIV Legislatura Siciliana: Vince il non voto

Si avverano le nostre previsioni

Bruxelles, 30 maggio 2006

Ormai anche questa è storia di Sicilia: il 28 maggio 2006 si è inaugurata la XIV Legislatura del Parlamento Siciliano dopo la conquista dell’Autonomia. E’ ora di tentarne a caldo una valutazione.

Intanto, come “L’Altra Sicilia”, siamo andati a rileggere tutti i nostri comunicati in cui da un anno a questa parte avevamo fatto pronostici su queste elezioni. E’ stato anche per noi quasi impressionante vedere la conferma minuziosa di quanto avevamo prefigurato.


Avevamo detto, anche di recente, che tra i candidati e gli schieramenti in lizza mancava la vera alternativa di cui i Siciliani avrebbero avuto bisogno.

Avevamo detto che i Siciliani avrebbero voltato le spalle ad una classe politica delegittimata, incapace di ricambiarsi, anzi capace solo di blindare il proprio potere con il maggioritario e lo sbarramento per impedire o ritardare la nascita di nuovi soggetti politici.

I fatti ci dicono che la partecipazione, già modesta, degli elettori siciliani si è ulteriormente abbassata: con il 41 % il “partito del non voto”, quello secondo cui “sunnu tutti ‘i stissi”, è non solo il primo ma rasenta quasi la maggioranza assoluta.

Non ci fosse stata l’ultima abbuffata clientelare con cui si è letteralmente raschiato il barile, il voto sarebbe stato completamente delegittimato dall’assenza di elettori.

E’ possibile liquidare tutto ciò con una semplice rampogna ai Siciliani che sarebbero politicamente non maturi?

Non è che forse manca, e se ne sente un disperato bisogno, un’offerta politica decente che dia un po’ di speranza ad un Popolo politicamente alienato e senza patria?

Cuffaro mantiene la poltrona con il 52,8 % contro il 59, 1 % di cinque anni fa (in termini assoluti circa mezzo milione di consensi in meno). Rispetto allo scorso mandato è pertanto in caduta libera.

La sua credibilità personale è inconsistente. Se è ancora lì lo deve unicamente ai partiti che lo hanno sostenuto, a una situazione di partenza assolutamente favorevole al centro-destra e ad una sconsiderata politica di sostegno clientelare fatta di incredibili iniquità a favore di “precari” che hanno il solo merito di stare dalla parte giusta.

Dentro la casa delle libertà i partiti “autonomisti” (ahi quanto è abusivo il termine!) dentro il cartello MPA-NS o nella lista del Presidente fanno il pieno svuotando i partiti più o meno nazionali o nazionalisti italiani, e più di tutti forse proprio il partito del presidente che nel ’91 su tre liste democristiane (senza contare quella di D’Antoni che correva da sola) contava il 19,5 ed oggi si ferma al 12,6.

Si dirà che è comunque un buon risultato, ma non certo per il partito che fu di Alessi, di Restivo, di Ciancimino, di Mattarella, di Lima: mai i democristiani in Sicilia erano caduti così in basso ed anche per questo forse oggi è un bel giorno. E comunque questo risultato (pseudo-)autonomista dentro la CDL merita un approfondimento: più bravi nel gestire il voto clientelare o ad intercettare la marea montante del Sicilianismo senza rischi di mancato raggiungimento del quorum che un elettorato pavido ancora non si sente di correre?

Quanto alla Signora Borsellino glielo avevamo detto che avrebbe perso ed ha perso!

Ricordiamo quanto le scrivemmo in una lettera che peraltro le consegnammo personalmente a Bruxelles. Da candidata della società civile si è fatta strumento di partiti squalificati, si è fatta donna di partito e, così, non poteva andare molto lontano. Da quando si è rimessa nelle mani dell’ARCI l’afflato delle primarie si è andato spegnendo, sembrava sempre più una candidata qualunque.

Certo il voto disgiunto l’ha un po’ premiata ma nel complesso ha disperso quasi del tutto un potenziale di simpatia che l’avrebbe potuta portare a Palazzo d’Orléans.

La sua lista, quella lista del Presidente che le avevamo consigliato sin dall’inizio e che i “partiti” non volevano, è arrivata tardi e male, refugium peccatorum dei reduci della Rete di Orlando e dei proscritti dalle altre liste, e non ha superato nemmeno lo sbarramento.

Gli altri partiti de L’Unione ancora una volta si sono dimostrati quello che abbiamo sempre detto: rappresentanti in terra di Sicilia di partiti “estranei” alla Sicilia, mai radicati dalle nostre parti, mai sentiti veramente nostri, mai capaci di una voce autonoma.

Avevamo detto alla sinistra che senza la Trinacria non sarebbero andati da nessuna parte, ma loro si arroccano nel loro centralismo, paghi, come i DS, di andare avanti di qualche puntino sull’onda di successi “nazionali” o di “accucchiare” il quorum con l’ammucchiata dei partiti minori: contenti loro…

Per Musumeci il discorso è un po’ diverso. Il 5,4 % del candidato è strabiliante se si pensa al silenzio stampa di cui è stato “attenzionato”.

Dobbiamo ammettere che è un successo, senza Deputati, ma pur sempre un successo. Fino a ieri Emilio Fede parlava di queste elezioni non nominando nemmeno il suo nome e persino l’informazione siciliana ne parlava solo se ne era costretta. Di fatto ha intercettato una voglia di nuovo, ma …lui come candidato e non il suo partito. Quest’ultimo ha ottenuto una discreta affermazione (cui va detto hanno contribuito significativamente anche taluni nostri militanti seppure senza una direttiva unitaria del movimento in tal senso) ma piuttosto lontana dal traguardo, peraltro stratosferico, del 5 %.

Anche qui avevamo visto giusto: un partito autonomista specificamente “di destra” è un non senso, un partito autonomista che nasconde i colori siciliani è un non senso. Grande fiducia al candidato ma Alleanza Siciliana da sola non ce la fa, non ce la può fare.

Avevamo proposto una lista “bicicletta” con noi che eravamo usciti da un’affermazione alle politiche che nulla aveva da invidiare a quella di Musumeci; ci hanno offerto solo una candidatura da indipendenti, cioè ci hanno detto di no. Ed ecco il risultato. Con noi il 5 % sarebbe di certo arrivato e sarebbe stato un terremoto politico, così è solo un’evoluzione, seppure nel verso giusto. Una cosa ci preme dire però: non conteggi Cuffaro anche i voti di Musumeci tra i suoi, per favore! Quella di Musumeci non era la seconda candidatura del centro-destra; era una candidatura autenticamente “siciliana”, la sua storia e la sua proposta non avevano nulla a che vedere con quella del presidente uscente. Gliene dobbiamo rendere atto anche se la sua storia e la sua collocazione politica non gli hanno forse dato il tempo di spiegare, anche ad elettori del Centro-Sinistra, la sua radicale differenza dall’immobilismo e dall’affarismo cuffariano.

Ma i confederalisti de L’Altra Sicilia e gli autonomisti di AS hanno ancora molte cose da dirsi e da dire ai Siciliani.

Per noi oggi è una storia che sta soltanto iniziando.

L’Altra Sicilia – Ufficio stampa