L’Altra Sicilia – Antudo sulla mafia che riprende a sparare a Palermo

Palermo, 28 agosto 2006

Se uniamo la triste notizia di cronaca di qualche giorno fa di un plateale omicidio di mafia a Sferracavallo, notissima frazione marinara di Palermo, con il crescente degrado nella raccolta dei rifiuti a Palermo, con gli autobus che passano ogni mezz’ora quando va bene, sembra che per incanto il sindaco Cammarata sia riuscito nel miracolo di riportare indietro Palermo di 25-30 anni.


Sì, sembra proprio di tornare nella Palermo silenziosa, provinciale, degradata e mafiosa della fine anni ’70, primi anni ’80. Tutto il riscatto che la società civile della capitale siciliana è riuscito a portare avanti da allora in poi (nella continua assenza dello Stato italiano sotto qualsiasi maggioranza) è un patrimonio ormai quasi del tutto dilapidato, a dimostrazione che la “società civile” non va lontano se non ha una valida sponda politica.

Ma – proprio per evitare equivoci che ricorrevano nel parlare e nel sentire comune di quei “nostri” anni di piombo – è bene ribadire che quando spara Cosa Nostra non è vero che “si ammazzano fra di loro”, non è vero che “è stato ammazzato uno”. Dovremmo capire e sentire che i veri destinatari di quei dodici colpi alla luce del giorno siamo proprio noi Siciliani, condannati a non potere mai alzare la testa. Se la alziamo ecco cosa può succederci.

Ma se siciliano è certamente il braccio del sicario senza scrupoli che ha premuto il grilletto (l’ennesimo traditore della patria, per ignoranza, per bisogno,…) non altrettanto può dirsi della mente.

Ricordate fratelli: la mafia è “italiana”! La mafia è al servizio della sottomissione della Sicilia all’Italia. La mafia tutela sì taluni sporchi interessi locali, ma con il benestare sostanziale del sistema politico italiano e delle sue ramificazioni partitiche in Sicilia. Così sarà vana. addirittura fuorviante, la lotta alla mafia se concepita – come pure piace ai professionisti dell’antimafia, soprattutto della “sinistra” nazionale, che hanno fondato su questo la loro fortuna politica – come fatto puramente siciliano, non ultimo perché si fa passare un messaggio (errato) subliminale che la “mafia è siciliana”, disponendo favorevolmente nei suoi confronti l’opinione pubblica alla quale si dice in sostanza “o abiuri la tua sicilianità o abiuri la mafia” e non è detto che tutti vogliano abiurare la seconda. Diverso sarebbe se si capisse che la mafia è un “prodotto d’importazione”, messo al potere da Garibaldi nel 1860. Il mafioso apparirebbe subito per quel che è, un patetico “ascaro”, e sarebbe immediatamente isolato.

Ricordate il famoso terzo livello? Ormai è chiaro come il sole e confermato anche da talune sentenze, ma è tabù parlarne, perché si infrangerebbe il mito dell’Italia “pulita” e della Sicilia “mafiosa” su cui si fondano gli equilibri tra Sicilia e Continente dal 1860 ad oggi e i relativi ruoli identitari assegnati.

Questo governo pretende di avere sensibilità diverse? Lo dimostri con i fatti, altrimenti sarà uguale a tutti gli altri, solo un po’ più ipocrita… Dia risposte con una ferma repressione, con una adeguata dotazione alle forze dell’ordine e alla magistratura, con il rispetto dell’Autonomia Siciliana e con una politica straordinaria di sviluppo specificamente dedicata alla Sicilia. La fiscalità di vantaggio, accennata dal governo e bandiera di alcuni politici locali, è risposta adeguata per il “Sud” e va portata avanti. Ma per la Sicilia non basta; senza un ordinamento tributario completamente autonomo, tale politica farà la fine degli aiuti al “Mezzogiorno”, rapidamente intercettati dalle regioni meridionali più vicine al centro-nord Italia.

Tornando alla mafia, ai Siciliani non resta che prendere atto che c’è chi li vuole mettere a tacere, per poi infamarli nel mondo come se non bastasse.

Fate la prova, ai quattro angoli della terra, a dire prima che siete italiani (sorrisi, pacche sulle spalle, luoghi comuni su mandolino, pizza e “rinascimento”) e poi ad aggiungere siciliani (allora si fanno seri e vi dicono “mafia”). Proprio a noi, che la mafia la subiamo dagli italiani da centocinquant’anni, tocca pure quest’onta…

Ma noi non ci faremo mettere a tacere. Dobbiamo fare terra bruciata intorno agli interessi economici di questi gruppi malavitosi la cui “missione” è quella di tenere incatenata la Sicilia al bisogno e quindi prostrata ai voleri ed alle concessioni dei politicanti locali, e quindi dei loro potenti referenti romani e settentrionali. Solidarietà quindi ai ragazzi ed ai commercianti di “addio pizzo” da parte de L’Altra Sicilia, invito a tutti i Palermitani ad acquistare solo da negozi “demafiosizzati” ma … non solo.

L’Altra Sicilia-Antudo ritiene che l’attuale classe politica dirigente del Comune di Palermo e della Regione Siciliana sia, anche quando non personalmente coinvolta, la migliore referente politica per il sistema di Cosa Nostra. In una parola anche l’uomo della strada sa che la mafia vota e fa votare soprattutto per Forza Italia e per l’UDC.

Ridare loro il Comune di Palermo, significa abbassare la testa, condannare i nostri figli a fuggire, accettare la violenza.

Quale l’alternativa allora? Se anche nell’opposizione di centro-sinistra non mancano episodi di contaminazione, di inquinamento, qual è il vero male oscuro che impedisce la formazione di una classe poltiica nuova?

A nostro avviso questo male sta nella subalternità politica alla Penisola che causa incapacità di progettazione autonoma dello sviluppo siciliano. Viceversa un’alternativa siciliana, non potendo dipendere da protezioni o trasferimenti dal Continente, non può che puntare su un sano sviluppo autonomo e, quindi, sulla depurazione dell’economia e della società dai gruppi di potere malavitosi a cui l’Italia ci ha consegnato.

No alla mafia! Alternativa Siciliana al sistema! Chi serve la mafia (con la pistola o con il silenzio) è “schiavo di Roma” e noi non lo siamo e non lo vogliamo essere!

Noi rappresentiamo davvero un’ALTRA SICILIA!

Ufficio Stampa

L’ALTRA SICILIA – ANTUDO

Il Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”